Cash mob etico, la spesa sensibile ai diritti dei lavoratori


il Manifesto


La pratica, ispirata ai principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di distribuire prodotti sostenibili la cui produzione sia rispettosa dei diritti dei lavoratori, del territorio e dell’ambiente, oltre che della trasparenza.


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Una filiera etica del consumo si costruisce a partire dalla mobilitazione dei consumatori.

La pratica, ispirata ai principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, è stata definita «cash mob etico» e ha l’obiettivo di distribuire prodotti sostenibili la cui produzione sia rispettosa dei diritti dei lavoratori, del territorio e dell’ambiente, oltre che della trasparenza.

Nella terza edizione dell’iniziativa, organizzata nel Festival dello Sviluppo Sostenibile dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in collaborazione con l’associazione Next, il «cash mob etico» è stato diffuso in 37 punti vendita Coop e ha coinvolto sei cooperative di consumatori (Ancc-Coop).

Gli allestimenti dei negozi sono stati modificati mettendo in evidenza i prodotti che rispondono ai requisiti di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono stati diffusi 2.071 questionari che hanno raggiunto all’incirca 10 mila persone.

Dai questionari è emerso che il 54,4% si è dichiarato disponibile a spendere di più per un prodotto rispettoso dei diritti sociali dei dipendenti. Nel 57,5% casi si è disposti ad acquistare un prodotto realizzato a partire da materie prime italiane. Il 55,9% si è detto sensibile ai marchi che sono radicati sul territorio. Il 94,2% dei consumatori coinvolti nell’indagine si ritiene abbastanza o molto responsabile, anche se riconosce che non sempre è facile esserlo: lo impedisce la ricerca del risparmio (53%), l’inconsapevolezza (14%), la superficialità (18,4%).

L’indagine, presentata ieri alla città dell’altra economia di Roma, ha attestato un aumento del 17,6% delle vendite dei prodotti. Ad avviso dei promotori questo dimostra che le persone hanno acquistato i prodotti «sostenibili» lo hanno fatto in sostituzione di quelli convenzionali e non «in aggiunta a». Il dato dimostra che potrebbero cambiare le loro scelte di acquisto favorendo in maniera continuativa i prodotti sostenibili.

Angela Ferro

Il Manifesto

13 giugno 2019

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