Alla Difesa Filippo Milone, l’uomo di La Russa che chiedeva soldi a Finmeccanica


Sara Nicoli


L’ex manager del gruppo Ligresti è coinvolto nell’inchiesta Finmeccanica. Il suo nome viene fatto in una conversazione telefonica di Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni istituzionali dell’azienda, con Marco Forlani, dirigente del gruppo. Nella conversazione i due manager parlavano di un contributo sollecitato dallo stesso Milone in occasione della convention del Pdl a Milano.


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Alla Difesa Filippo Milone, l’uomo di La Russa che chiedeva soldi a Finmeccanica

Tecnici, certo. Ma con una forte connotazione politica nascosta nella giacca. La spartizione, come temeva ieri Di Pietro, di fatto si è consumata alla grande. Anche sotto il profilo del conflitto d’interesse, certo, ma la divisione dei pani e dei pesci ha seguito la logica del miglior manuale Cencelli. Tanto per fare un primo esempio: Adelfio Elio Cardinali, nuovo sottosegretario alla Salute e radiologo di Palermo, è marito di Anna Palma, capo della segreteria del presidente del Senato Renato Schifani. Così come Filippo Milone, sottosegretario alla Difesa, era consigliere per la politica industriale di Ignazio la Russa al ministero. Ex manager del gruppo Ligresti, Milone si trova al centro di una conversazione telefonica di Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, con Marco Forlani, dirigente del gruppo.

Anche per questa telefonata il pm di Roma Paolo Ielo ha chiesto l’arresto di Borgogni, negato poi dal gip. Nella conversazione i due manager parlavano di un contributo sollecitato dallo stesso Milone in occasione della convention del Pdl a Milano del 2010, ammessa da Borgogni anche durante l’interrogatorio di due giorni fa. Il nuovo sottosegretario alla Difesa, quindi, soltanto l’anno scorso, chiedeva a Forlani di sollecitare Borgogni affinché si sbrigasse a far avere al Pdl un contributo. L’inchiesta su Finmeccanica sta rivelando un presunto sistema di versamenti illeciti dal colosso della difesa, controllato dal ministero del Tesoro, al mondo della politica. Al governo arriva anche Giovanni Ferrara, diretto superiore di Paolo Ielo, che due giorni fa ha posto domande a Borgogni in un interrogatorio proprio su quel contributo sollecitato da da Milone.

Berlusconi non ha lasciato niente al caso, specie alla Giustizia. Dove sono arrivati due sottosegretari che dire “di area” è dire poco. Il primo Andrea Zoppini, un giovane alla corte di Monti (ha 46 anni), ordinario alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma 3, è stato consulente giuridico di Palazzo Chigi nel governo Berlusconi e Salvatore Mazzamuto, anche lui ordinario a Roma 3 ed ex consigliere laico del Csm, è stato presentato a Berlusconi da Filippo Mancuso in tempi, però, non sospetti. Non mancano, poi, nomine di area Quirinale, come quella di Paolo Peluffo, ex portavoce di Ciampi, a nuovo responsabile comunicazione del governo e di Carlo Malinconico, “capo” degli editori della Fieg a palazzo Chigi con delega all’Editoria. E, ancora, Antonio Malaschini a sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, uomo di fiducia di Schifani.

Ma la partita non è stata affatto facile da portare a casa per Monti. Che tutto si fosse complicato lo si è capito ieri sera dal ritardo con cui è cominciato il cdm. Un ritardo che, a quanto si è capito, è stato dovuto soprattutto alla nomina di Patroni Griffi a ministro della Funzione pubblica. Che ha trovato ostacoli anche a qualche minuto dalla firma quando il sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà ha sollevato dubbi sulla scelta. Come sono stati superati i dubbi di Vittorio Grilli. Ma il Pdl scalpita, soprattutto per la nomina di Giampaolo D’Andrea a sottosegretario alla Presidenza, un nome legato al governo Prodi che ha fatto infuriare Gasparri. Ma non è finita. Oggi, nonostante il pieno fatto con nomi come Milone, Ferrara e Mazzamuto, il Pdl urlerà alla violazione dei patti. “Il nostro giudizio complessivo è molto critico – sostenevano ieri a tarda sera fonti pidielline – e non è detto che non faremo sentire il nostro dissenso anche in aula”. La delusione di Berlusconi, a quanto si apprende, sta anche nelle nomine allo Svuluppo Economico. Passera per il momento ha tenuto per se la delega alle Comunicazioni, anche se una buona mano, a quanto di apprende, la darà Paolo Peluffo. Non poteva andare peggio.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

29 novembre 2011

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