5 miliardi in più in due anni per le spese militari. E’ questa la risposta che il governo dà alla marcia Perugia-Assisi?


Giulio Marcon, Campagna Sbilanciamoci!


La campagna Sbilanciamoci! denuncia i nuovi aumenti e propone di tagliare del 20% le spese per la difesa, destinandone le risorse alla cooperazione internazionale, al welfare, alle politiche per l’ambiente.


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5 miliardi in più in due anni per le spese militari. E' questa la risposta che il governo dà alla marcia Perugia-Assisi?

Le dichiarazioni del Ministro Parisi secondo le quali la finanziaria e la legge di bilancio costringerebbero le nostre Forze Armate all’inefficienza sono non solo infondate, ma anche strumentali e irresponsabili. Come sono strumentali e irresponsabili (e un po’ ricattatorie) quelle di qualche giorno fa quando il ministro ha minacciato il ritorno della leva obbligatoria in caso di (piccoli) tagli (poi rientrati) nel reclutamento del personale.

Stiamo ai fatti e non alle chiacchiere. Le Forze Armate sono una impressionante macchina “mangia soldi”. In questi anni hanno avuto sempre più risorse. L’anno scorso hanno avuto un aumento del 13% (tre miliardi di euro) e quest’anno del 10%. E’ di ben quasi 2 miliardi di euro l’aumento nel 2008 per le spese militari: questa la stima della crescita della spesa per la difesa che risulterebbe dai primi calcoli effettuati dalla campagna Sbilanciamoci! sui dati della legge finanziaria e della legge di bilancio. In due anni hanno avuto ben 5 miliardi di euro in più, quanto destinato l’anno scorso al cuneo fiscale, la più importante misura del programma elettorale dell’Unione.

L'anno scorso le previsioni di spesa per la difesa (sommando le risorse in finanziaria, legge di bilancio, missioni internazionali, programmi di sistemi d'arma) arrivava a 21 miliardi e 364 milioni di euro. Quest'anno per le stesse voci di spesa si arriva a 23 miliardi e 281 milioni di spesa: oltre ai 20 miliardi e 928milioni in bilancio e al miliardo di euro di finanziamento (iscritto al bilancio del ministero dell’Economia) delle missioni militari, c’è un miliardo e 300 milioni in finanziaria per i costi degli Eurofighter, delle fregate Fremm e di altri sistemi d’arma (iscritti al bilancio del ministero dello Sviluppo Economico), gli arsenali militari, le maggiori indennità dei soldati professionisti, ecc. Il tutto porta ad una spesa per il 2008 di 23 miliardi e 281 milioni di euro (+9,4%). La percentuale della spesa militare sul PIL non è dell’1,3% (come calcolano furbescamente i militari conteggiando solo le voci del bilancio della difesa), ma si avvicina al 2%, come più correttamente calcolano il SIPRI e la NATO che considerano tutte le spese militari, indipendentemente da il ministero che le effettui. Abbiamo una spesa pro capite per la difesa più alta della Germania e di altri paesi europei.

L’inadeguatezza operativa delle Forze Armate è dovuta non alla mancanza di risorse, ma al cattivo funzionamento e all’inefficienza delle Forze Armate sul quale in più di un’occasione la Corte dei Conti ed altri organismi di controllo hanno puntato l’indice. Non si capisce perché il “libro verde” sulla spesa pubblica di Tommaso Padoa Schioppa si occupa dei costi eccessivi di scuola e università, ma non ha il coraggio di mettere il dito sulla piaga della cattiva spesa militare e dei sistemi d’arma che nel giro di qualche anno quadruplicano i costi. Non si capisce perché si possano tagliare 33mila insegnanti delle scuole e non si prenda in esame il problema di 40mila marescialli delle Forze Armate che la relazione al bilancio della difesa definisce come “eccedenze organiche”. Il Ministero della Difesa –come ricordato dal Sole 24 ore del 5 ottobre scorso- detiene il triste record del tasso di assenteismo nella Pubblica Amministrazione: per ogni addetto ben 31,5 giorni medi di assenza in un anno. Abbiamo –unico caso al mondo- delle Forze Armate dove i comandanti (ufficiali e sottufficiali) sono più numerosi dei comandati (soldati). Delle Forze Armate di oltre 190mila persone garantiscono a malapena (ma che fanno, dove stanno?) il turnover di meno di 10mila soldati impegnati nelle missioni all’estero. E a proposito di armi, che senso ha programmare di spendere altri 20 miliardi di euro nei prossimi anni per un cacciabombardiere (che può portare anche ordigni nucleari) di attacco come il JSF 35 che di certo non può essere utilizzato nelle “missioni di pace” e che non serve a “difendere i confini del paese”?

5 miliardi in più in due anni per le spese militari. E' questa la risposta che il governo dà alla marcia Perugia-Assisi? E’ così che si attua il programma dell’Unione che prometteva iniziative per la riduzione della spesa per armamenti?

La campagna Sbilanciamoci! denuncia questi nuovi aumenti e propone di tagliare del 20% le spese per la difesa, destinandone le risorse alla cooperazione internazionale, al welfare, alle politiche per l'ambiente. E’ questa la proposta che –con la nostra “controfinanziaria”- presenteremo il prossimo 17 ottobre al Senato (per partecipare: info@sbilanciamoci.org). L’Unione deve dare un segnale di svolta e costruire politiche di pace che rilancino insieme iniziative e programmi per il disarmo con un ruolo diverso delle Forze Armate, legato al dettato Costituzionale e a quello delle Nazioni Unite. L’Unione ha vinto le elezioni dell’anno scorso anche grazie alla spinta delle straordinarie mobilitazioni del popolo della pace ed a questo popolo deve delle risposte impegnative e convincenti.

Giulio Marcon

Campagna Sbilanciamoci!

Pubblicato ieri su Liberazione.

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