Yemen, 4 anni fa l’inizio della guerra


Il Fatto Quotidiano


Dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture. Ma soprattutto hanno ucciso o ferito migliaia di bambini. Appello di Save The Children.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
cimiteroYemen

Dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture, 13 al giorno, più di uno ogni 2 ore.

Violenze e distruzione che hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalle loro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. Bambine e bambini vittime dirette delle bombe vendute dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita, che ogni mese uccidono o feriscono gravemente 37 minori in un Paese sconvolto da un conflitto cruento e senza fine, dove 10 milioni di minori non hanno accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola.

Numeri che fotografano le terribili condizioni che sono costretti ad affrontare ogni giorno i bambini in Yemen e che Save the Children – l’Organizzazione nata 100 anni fa proprio per aiutare i bambini vittime della prima guerra mondiale – diffonde alla vigilia del quarto anniversario dell’inizio dell’escalation della guerra, che ricorre il 26 marzo.

 

Vittime delle bombe straniere

Gli attacchi aerei condotti dalla Coalizione a guida saudita, secondo i dati diffusi oggi da Save the Children, rappresentano la principale causa di morte o ferimento per i bambini in Yemen.

Dall’inizio dell’escalation del conflitto, si contano quasi 6.500 minori uccisi o feriti dai bombardamenti, ma i numeri potrebbero essere anche più elevati visto che non sempre le cifre delle vittime tra i civili vengono diffuse pubblicamente. Solo negli ultimi 12 mesi, il 46% del totale dei minori yemeniti che hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti sono stati colpiti proprio dai bombardamenti lanciati per via aerea.

Bombe straniere che nell’ultimo anno di conflitto hanno provocato la morte di almeno 226 bambini e il ferimento di quasi 220. In particolare, 210 bambini sono stati colpiti mentre si trovavano a casa o nei pressi della loro abitazione, mentre 150 si trovavano in auto, a volte mentre fuggivano nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro.

Bambine e bambini vittime dei bombardamenti condotti con gli armamenti prodotti all’estero e venduti dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita. Tra questi, anche bombe prodotte in Italia dalla fabbrica RWM nello stabilimento di Domusnovas, in Sardegna, e la cui esportazione verso Paesi che violano i diritti umani è vietata dalla legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (L. 185/1990).

Per questo Save the Children, nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini” in occasione del centenario dell’Organizzazione, ha lanciato una petizione on line per chiedere con forza al Ministero degli Affari Esteri di fermare immediatamente la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen. Una petizione che è già stata firmata da oltre 54 mila persone e che tutti possono continuare a sottoscrivere collegandosi al sito www.savethechildren.it/StopArmi.

I raid aerei, spiega l’Organizzazione, vengono spesso condotti su aree altamente popolate facendo così molte vittime tra i bambini. Come avvenuto solo pochi giorni fa, il 10 marzo scorso, quando un bombardamento ha colpito cinque abitazioni provocandola morte di almeno 10 bambini, oppure nell’agosto scorso quando le bombe sono cadute su uno scuolabus uccidendo 40 bambini.

Sameer, 8 anni, è una delle vittime dei raid aerei. È stato gravemente ferito in un villaggio vicino a Hodeidah mentre tornava a casa con suo nonno. “Ricordo ancora il rumore del razzo che arrivava e poi l’esplosione. Sono svenuto e sono stato portato in ospedale. Mi sono svegliato dopo tre giorni – racconta Sameer, nome di fantasia, che ha riportato gravi feriti alla testa e che ha ricevuto le cure grazie all’intervento di Save the Children – Non voglio altro che la guerra finisca e che qui possa tornare la calma”.

“L’uso di armi esplosive in aree densamente popolate è una tattica crudele utilizzata da chi vuole uccidere e distruggere indiscriminatamente.

Tanti, troppi bambini continuano a morire mentre sono rintanati in casa per cercare di proteggersi dai bombardamenti o mentre cercano di fuggire dal pericolo. Non si può neanche lontanamente immaginare il terrore che possono provare quando una bomba cade sulla loro casa né la gravità delle ferite fisiche e mentali che tutto questo lascia in maniera indelebile su di loro. Quello che sta accadendo in Yemen dovrebbe scioccare il mondo e deve finire immediatamente.

Per questo chiediamo che nessun governo al mondo consenta l’esportazione di bombe e armi a quelle parti in conflitto che colpiscono indiscriminatamente i bambini perché nessun bambino dovrebbe subire le crudeltà indicibili che ogni giorno si perpetrano in Yemen”, ha dichiarato Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen, in questi giorni a Roma per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul conflitto in corso.

Il Fatto Quotidiano

26 marzo 2019

 

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento