Libia, missione prolungata di 90 giorni


il Messaggero


Le Figaro: Gheddafi fa strage a Tripoli, forse più di diecimila vittime. Rasmussen: dalla Nato chiaro segnale al colonnello.


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Libia, missione prolungata di 90 giorni

ROMA – La missione militare della Nato in Libia è stata prolungata di altri 90 giorni. «Con questa decisione – dice il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen – la Nato e i suoi partner inviano un chiaro messaggio al colonnello Muammar Gheddafi». Gli Usa hanno intanto espresso «concrete preoccupazioni» sulla possibilità che armi libiche finiscano nelle mani di al Qaeda.

Intanto il ministro del Petrolio libico Shukri Ghanem è arrivato a Roma dopo aver disertato, precisando di non lavorare ancora per il Cnt degli insorti. «In questa situazione – ha detto – non si può più lavorare: quindi ho lasciato il mio Paese e il mio lavoro per unirmi alla scelta dei giovani libici di combattere per un Paese democratico».

«Diverse migliaia di morti, forse più di 10mila a Tripoli». Sarebbe questo il bilancio della repressione di Gheddafi negli ultimi tre mesi, scrive Le Figaro citando fonti diplomatiche francesi. Informazioni «parziali ma concordanti» – giunte tramite libici in fuga, organizzazioni per i diritti umani, diplomatici e servizi d'intelligence occidentali- parlano di «una politica di terra bruciata , con l'obiettivo di mantenere il terrore nella capitale e impedire ogni rivolta».

A Tripoli, due milioni di abitanti, vi sarebbero continui arresti, retate notturne, saccheggi, esecuzioni sommarie, stupri, sparizioni di oppositori e fosse comuni. Almeno 20mila persone sarebbero state arrestate: secondo le testimonianze, basta essere originari dell'est della Libia o sospettati di guardare al Jazeera. Si racconta di uomini torturati davanti a moglie e i figli prima di essere portati via. Alcuni detenuti sarebbero usati come scudi umani a Bab-al Aziziya, dove si trova Gheddafi. Ma altri detenuti comuni sarebbero stati liberati e reclutati come ausiliari delle forze dell'ordine.

Nella capitale vi sono diverse fosse comuni, riferiscono gli operatori dei mezzi meccanici con i quali vengono sepolti i cadaveri. E milizie pro Gheddafi saccheggiano anche gli ospedali per terrorizzare la popolazione: sacche di plasma sanguigno sarebbero state deliberatamente rotte. A rafforzare il clima di terrore a Tripoli, c'è una capillare sorveglianza delle telefonate, tanto che «la gente non osa dire più niente, ognuno pensa di essere ascoltato». Anche fra gli esponenti del regime «ogni responsabile è circondato da persone che sono incaricate, non della sua protezione, ma della sua sorveglianza», riferiscono fonti diplomatiche. Tuttavia fonti giornalistiche aggiungono che vi sono «segni di una opposizione attiva» con «colpi d'arma da fuoco notturni distinti dai bombardamenti alleati e manifesti filo governativi strappati». Infine il regime è determinato a mantenere una parvenza di normalità, obbligando i commercianti a tenere i negozi aperti e i ragazzi ad andare a scuola anche se in classe non si fa nulla.

Fonte: Il Messaggero

1 giugno 2011

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