Verso Piombo Fuso 2: clima da attacco imminente a Gaza


Michele Giorgio - Near Neast News Agency


Il premier Netanyahu ieri ha incontrato gli ambasciatori stranieri per spiegare “l’inevitabilita'” della guerra a Gaza. Una televisione ha annunciato le opzioni militari.


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“Stiamo monitorando da vicino quanto sta succedendo e risponderemo in maniera appropriata…Nessuno dei nostri governi (in Occidente, ndr) accetterebbe una situazione del genere e nemmeno noi la accettiamo. Io non sono disposto ad accettarla”. Così il premier israeliano Netanyahu ieri a Ashkelon si è rivolto a decine di ambasciatori stranieri, tra cui quello italiano. “Il mondo – ha aggiunto – deve comprendere che Israele ha il diritto ed il dovere di difendere i propri cittadini..Non staremo con le mani in mano”.

Si respira lo stesso clima da attacco imminente di dicembre 2008. E’ un’aria pesante, di guerra, di «Piombo fuso 2». Le principali reti televisive israeliane ieri hanno trasmesso ore di diretta da Sderot e altre città del sud del paese dove cadono i razzi palestinesi. Un canale ha spiegato che Israele ha varie opzioni: attaccare via terra in modo «limitato»; distruggere le sedi dei ministeri del governo di Hamas o colpire le case dei dirigenti del movimento islamico; interrompere totalmente la fornitura di servizi, a partire dall’elettricità.

I politici, dalla destra ai laburisti, ripetono e spiegano in coro che «ormai» non resta che attaccare. Israele prepara il mondo alla guerra «inevitabile» mentre il governo dell’Anp a Ramallah tace, come se il milione e 600mila abitanti di Gaza non fossero palestinesi, persone, ma solo dei sudditi docili e obbedienti del governo rivale di Hamas.

Qualcuno ha ironicamente scritto che la campagna per le legislative israeliane è cominciata sabato scorso a Gaza. Netanyahu però non ha bisogno di un conflitto a Gaza per vincere le elezioni. I sondaggi sono tutti dalla sua parte. Piuttosto una nuova «Piombo fuso» finirebbe per generare tensione in tutta la regione, aprendo la strada ad altri conflitti e creando forse le condizioni per il raid israeliano contro le centrali atomiche iraniane.

Il premier israeliano lascia intende che l’attacco a Tehran ci sarà, prima o poi, perchè è inevitabile, proprio come l’attacco a Gaza.

Il fuoco aperto, anche ieri, in direzione della Siria, dall’artiglieria israeliana in risposta alla caduta nel Golan (che, peraltro, è territorio siriano occupato) di colpi partiti dall’altra parte delle linee d’armistizio, offrono un esempio concreto di come rischiano di moltiplicarsi gli scenari di conflitto.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
13 novembre 2012

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