Tettamanzi: “Viviamo giorni paradossali, la guerra non si chiama più guerra”


Corriere.it


Durante l’omelia per la domenica delle Palme, il cardinale Tettamanzi fa riferimenti all’attualità: “Ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come ‘guerra’ le loro decisioni, le scelte e le azioni violente”.


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Tettamanzi: "Viviamo giorni paradossali, la guerra non si chiama più guerra"

MILANO – Quelli che stiamo vivendo oggi, secondo l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, sono «giorni strani. I più dotti potrebbero dirli giorni paradossali». Nella sua omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme in Duomo, il cardinale ha ricordato le profezie di Zaccaria e poi, in poche battute, ha tracciato un quadro dei «paradossi» attuali della nostra società. Battute in cui è facile cogliere riferimenti a personaggi politici di primo piano della scena italiana. «Ad esempio, per stare all’attualità: perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?».
L'APPELLLO AI CRISTIANI – Tettamanzi ha quindi tratto le sue conclusioni invitando i fedeli a un esame di coscienza: «Come sono, quindi, i giorni che oggi viviamo? Possiamo rispondere nel modo più semplice, ma non per questo meno provocatorio per ciascuno di noi, interrogandoci con coraggio sul criterio che ispira nel vissuto quotidiano i nostri pensieri, i sentimenti, i gesti». L'arcivescoco ha invitato a un atteggiamento di «attenzione, disponibilità e servizio agli altri e al loro bene», opposto a quello di «dominio superbo, subdolo, violento» che sembra predominare nella società. «Siamo allora chiamati a interrogarci sull'unica vera potenza che può realmente arricchire e fare grande la nostra vita, intessuta da tanti piccoli gesti: la vera potenza sta nell'umiltà, nel dono di sé, nello spirito di servizio, nella disponibilità piena a venerare la dignità di ogni nostro fratello e sorella in ogni età e condizione di vita», ha concluso l'arcivescovo di Milano.

Fonte: http://milano.corriere.it/

17 aprile 2011

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