Terra Madre come metodo per rispettare l’uomo


La redazione della Marcia


Seminario “Facciamo pace con la Terra Madre”: la pace partendo dal rispetto per l’ambiente


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Terra Madre come metodo per rispettare l'uomo

Il termine Terra Madre per indicare il pianeta è stato inventato in Bolivia, durante la prima Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della madre Terra, che si è svolta a Cochabamba il mese scorso. Lì 142 paesi hanno firmato l’Accordo dei Popoli, in cui viene richiesto il riconoscimento dei Diritti della Madre Terra e la creazione di un Tribunale di Giustizia Climatico. E anche alla Marcia della Pace si è pensato di affrontare il tema del fare la Pace con la Terra Madre, un’esigenza fondamentale perché, come dice Maurizio Gubbiotti responsabile del dipartimento internazionale di Legambiente: «le emergenze ambientali rientrano tra le questioni più scottanti che minacciano la pace tra le comunità. La crisi climatica, che costringe milioni di persone a lasciare il proprio territorio, va fermata al più presto, e per questo occorrono soluzioni efficaci e condivise».

Al Seminario era presente, tra gli altri, il vescovo di Abaete Tuba in Amazzonia, mons. Flavio Giovenale, che ha sostenuto la necessità di capire l’Amazzonia a partire dall’Amazzonia: «cose che in Europa sono ecologiche, in Amazzonia sono antiecologiche». Un invito al rispetto dei popoli che abitano quella terra, che vogliono essere integrati e attori protagonisti del suo sviluppo. «sappiamo che non basta la buona volontà, per questo anche come Chiesa lavoriamo sulla formazione delle persone locali» continua il Vescovo «perché cambiare il mondo è bello ma bisogna essere competenti. Ho visto troppi esperti di Amazzonia che in quella terra non hanno mai messo piede». La via del dialogo, insomma per uno sviluppo a misura d’uomo che tenga conto delle istanze di tutti. Del resto l’Amazzonia ha la responsabilità delle sorti del mondo poiché ne è il barometro. Le popolazioni locali ne sono ben consapevoli, e per questo motivo non vogliono essere visti come dei poveretti né avere la presunzione di poter fare tutto da soli.

Che la politica debba essere regolatrice delle questioni ambientali è convinto anche Roberto Savio, di IPS, l’agenzia stampa che da anni ha l’obiettivo contribuire a promuovere la pace e lo sviluppo attraverso la comunicazione e l'informazione: «Bisogna cambiare il punto di vista e smettere di pensare che economia e profitto siano intoccabili. L’uomo non può essere separato dall’ambiente, perché ne è parte e l’ambiente non può essere in conflitto con l’economia. È necessario arrivare a una equità con la natura perché il rapporto tra giustizia sociale e natura sono alla base della pace».
In quest’ottica il commercio equo solidale può essere l’ottica per sottrarsi alle oppressive regole del mercato. Ne dà testimonianza Doña Victoriana Sipac Mactzul, produttrice della cooperativa di commercio equo e solidale Aj Quen in Guatemala: «il problema ecologico coinvolge tutti quanti e sta a noi farcene carico. Come madre è triste pensare al futuro di figli e nipoti in una madre Terra che è morta. Mettersi insieme aiuta ad aumentare la consapevolezza ambientale. Per questo motivo nella cooperativa che rappresento diamo molta importanza alla formazione dei soci per l’utilizzo di piante e la promozione di consumi biologici».

La condivisione, quindi, e la presa di coscienza dell’urgenza del fare la pace con l’ambiente in cui si vive sono il primo passo da fare per regalare una Terra madre viva alle generazioni future.

Perugia, Logge di San Lorenzo

14 maggio 2010

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