Teheran: "Se attaccate le nostre centrali distruggeremo Tel Aviv e la flotta americana"


Marco Ansaldo


Dal G8 “preoccupazione per i rischi rappresentati dal programma nucleare iraniano”. Ahmadinejad:”Contro di noi guerra psicologica Usa”.


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Teheran: "Se attaccate le nostre centrali distruggeremo Tel Aviv e la flotta americana"

GERUSALEMME – “Se gli Stati Uniti attaccheranno i nostri impianti nucleari, l’Iran metterà a ferro e fuoco Tel Aviv e le navi americane nel Golfo Persico”. In un Medio Oriente incrocio degli ultimi giorni di intensi colloqui diplomatici, un’escalation di toni da parte di Teheran agita l’intera regione.
Ieri un fedelissimo della Guida suprema Ali Khamenei, l’hojatoleslam Ali Shirazi, ha detto senza mezzi termini che la reazione iraniana in caso di un attacco statunitense sarebbe quella di colpire Israele. “La prima pallottola sparata dagli Usa contro l’Iran – ha affermato – provocherà la distruzione degli interessi degli Stati Uniti in tutto il mondo. E le flotte israeliane e statunitensi nel Golfo Persico saranno gli obiettivi della schiacciante risposta iraniana. Il regime sionista sta facendo pressioni sulla Casa Bianca per preparare un attacco. Se commetteranno una tale sciocchezza, la risposta sarà mettere a fuoco Tel Aviv. Crediamo nella guerra santa e nel martirio”.
Il discorso del rappresentante di Khamenei è stato pronunciato davanti alle forze navali dei Pasdaran. Ma i toni e la precisione dell’obiettivo – la città di Tel Aviv, così vitale ed esposta – preoccupano naturalmente gli osservatori.
Sul tasto israeliano ha anche battuto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. In Malaysia per il vertice dei Paesi islamici, il leader di Teheran ha confermato che Washington e Gerusalemme “si sono concentrati sulla propaganda e la guerra psicologica”. Ma il “regime” israeliano potrebbe crollare senza alcuna azione iraniana. E gli Usa “hanno perso la loro fama davanti al mondo”. Una tesi che ha fatto infine dire ad Ahmadinejad: “Vi garantisco che in futuro non ci sarà nessuna guerra”.
La disputa sul nucleare con l’Iran è stata al centro dei colloqui al G8 di Tokyo. Nel comunicato finale i Grandi hanno espresso “grave preoccupazione sui rischi di proliferazione rappresentati dal programma nucleare iraniano e sulla continuata inadempienza da parte dell’Iran di fronte ai suoi obblighi internazionali”. Il G8 ha poi chiamato Teheran a sospendere l’arricchimento di uranio e a rispondere positivamente all’offerta formulata il 14 giugno dai sei Paesi impegnati nel negoziato con il regime degli ayatollah. Inevitabilmente, l’argomento Iran è stato più volte sollevato anche negli incontri che il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha avuto ieri a Gerusalemme. Le preoccupazioni israeliane sul dossier nucleare iraniano sono “serie e motivate”, ha detto Frattini dopo il colloquio con il presidente Shimon Peres. Il titolare della Farnesina ha ribadito però che un eventuale attacco militare contro Teheran sarebbe “un disastro” per tutta la regione e anche per Israele: “Ci sono regole, quelle dell’Onu, che devono essere rispettate”.
Il viaggio di Frattini era volto a rafforzare i legami già molto intensi con Israele. Tra noi – ha spiegato il ministro dopo gli incontri con Olmert, Netanyahu e Tzipi Livni – si sta “aprendo un nuovo capitolo con un dialogo strategico bilaterale”. Oggi, a Ramallah, Frattini vedrà le autorità palestinesi.

Fonte: la Repubblica

9 luglio 2008

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