Targa Impastato, il 19 in piazza per onorare la memoria di Peppino


Nello Trocchia


"Il 19 si deve scendere in piazza anche per tenere viva la memoria, un esercizio ancora una volta utile per la democrazia, utile per spegnere quel ventilatore che schizza fango, pronto a cancellare le storie degli italiani migliori".


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Targa Impastato, il 19 in piazza per onorare la memoria di Peppino

Ogni stagione ha la sua strategia di rimozione. La memoria fa male. Negli anni ’60 e ‘70 i processi di mafia si concludevano tutti con assoluzioni, gli avvocati ripetevano ‘ Ma che è sta mafia, che minchia vuol dire’. Il diniego di un fenomeno che teneva insieme potere militare, connivenza politica e affarismo imprenditoriale. Erano gli anni in cui Peppino Impastato già denunciava e irrideva il potere mafioso.

Di quella strategia riduzionista è rimasta traccia, l’ex ministro Lunardi  ricordava ‘con la mafia bisogna convivere’, come fosse una presenza ammessa, parte del paesaggio. O come Gianfranco Miccichè, sempre Forza Italia, che disse: “ Noi trasmettiamo sempre un messaggio negativo. Ad esempio, se qualcuno, in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l'immagine della Sicilia è legata alla mafia, noi la evidenziamo subito già con il nome dell'aeroporto…(dedicato a Falcone e Borsellino,ndr)”.

Oggi la strategia è più raffinata si insinua il dubbio su eroi dell’antimafia come ha fatto Gaetano Pecorella in estate con Don Peppe Diana o si cancellano le targhe, le intitolazioni come fossero cimeli, orpelli, amenità. L’ultima storia arriva da Bergamo, comune di Ponteranica. Il sindaco leghista Cristiano Aldegani rimuove la targa della biblioteca dedicata a Peppino Impastato. ‘Non è un personaggio locale’ dice il primo cittadino.

Come se la mafia fosse affar del Sud, come se Impastato non fosse un giornalista, un intellettuale, un profeta da ricordare da Lampedusa fino alla Valle D’Aosta. Un profeta. Impastato con l’arma dell’ironia e della documentata denuncia rinnegò la mafia che abitava nella sua casa, svelò l’affarismo collusivo di Cosa Nostra con la politica, la speculazione edilizia, il cemento selvaggio, si schierò con i contadini contro l’esproprio delle proprie terre.  

Il 19 si deve scendere in piazza anche per tenere viva la memoria, un esercizio ancora una volta utile per la democrazia, utile per spegnere quel ventilatore che schizza fango, pronto a cancellare le storie degli italiani migliori. Il 19 si deve chiedere di mantenere quella targa, un’occasione in più per tornare a parlare di Peppino e raccontare, come lui faceva, i nuovi intrecci su mafia e politica. E non bisogna dimenticare che la commissione antimafia con una relazione a nome del Parlamento italiano ha chiesto scusa alla famiglia Impastato per il depistaggio messo in atto da apparati dello stato. Giovanni Russo Spesa, coordinatore di quella relazione, ricorda:

"Peppino fu eletto consigliere comunale da morto. Il parlamento ha chiesto scusa alla famiglia per il depistaggio. Con questo atto si ripete una infamia".

Fonte: Articolo21, ItaliaRadioWeb e Econews

11 settembre 2009

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