Tanta Italia in tante piazze


Alberto Chiara - Famiglia Cristiana


La protesta “delle donne”, colorata e pacifica, ha portato per le strade anche coloro che non sapevano che cosa fosse una manifestazione. Una sola richiesta corale: dimissioni.


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Tanta Italia in tante piazze

Alle 16,20 ecco  il gesto a un tempo simbolico e liberatorio: centinaia di ombrellini policromi si aprono con perfetta sincronia, a due passi dal Po, vegliati dai portici e dai palazzi della Torino ottocentesca. Il grigio pomeriggio subalpino è reso d'un tratto gradevole da colori e suoni.

      «Questi ombrellini non ci riparono solo dalla pioggia ma anche dal fango che ci colpisce come donne e come cittadine», si sgola dal palco una delle coordinatrici torinesi del Movimento "Se non ora quando?". Piazza Vittorio è la più grande piazza in Europa: domenica 13 febbraio diventa uno dei 150 luoghi italiani e dei 50 stranieri scelti dalle italiane e dagli italiani stufi dell'indecenza che emerge dagli atti giudiziari dell'ultimo scandalo sessuale che vede protagonista il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

     Oltre centomila partecipanti, un corteo ininterrotto tra via Roma, piazza San Carlo, via Po e, infine, piazza Vittorio. Uno sfilare ordinato e allegro, che non impensierisce la polizia (presente con discrezione). E' gente che arriva da tutti i quartieri e da fuori Torino (da Pinerolo e dalla Val Chisone, ad esempio, hanno riempito un treno). E' gente particolarmente esasperata dalla pessima reputazione che circonda l'Italia a causa delle  "figure" collezionate dal Premier. E' gente poco avvezza a manifestare come provano Rossana, 32 anni, e Marina, un'imprenditrice di 50 anni, qui con il marito, madre di 3 figli: Rossana, Marina e tante altre come loro fino a oggi non hanno mai partecipato a una manifestazione: «Adesso, però, non ne possiamo davvero più, dobbiamo esserci, sentiamo il dovere civile di protestare in maniera garbata e non violenta».

       Tante donne d'ogni età, censo, cultura e idee politiche. Molti uomini. Intere famiglie. Ci sono anche importanti presenze del mondo cattolico, come chi è stato al vertice della recente Ostensione della Sindone. A occhio sembrano abbondare gli ultratrentenni, con punte significative di sessanta-settantenni. Mancano i ventenni, in ogni caso non sono tantissimi. Che sia il battesimo della piazza anche per alcuni organizzatori lo testimoniano certi lunghi silenzi che caratterizzano il cammino e l'arrivo in piazza Vittorio, impensabili in cortei sindacali o della sinistra tradizionale. No, qui prevale il clima da passeggiata domenicale arricchita da testimonianza civica.  Giusto qualche canzone di Caparezza dà una spruzzata di giovanile attualità al tutto.

    In molti, comunque, ritmano slogan come: «lavoro, rispetto, diritti e dignità» o come «le donne hanno valore, non hanno prezzo». Sul palco vengono leggono riflessioni critiche sul modello mercificato di amore e di sessualita'. Queste donne non si presentano come "sante" contrapposte a "malefemmine". Nessun giudizio. Solo il desiderio di rivendicare una nuova etica.  Di politico, il richiamo costante all'articolo 54 della Costituzione riportato da diversi cartelli: "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore…". Quando gli altoparlanti annunciano la partecipazione con cifre a più zeri registrata dai cortei di Milano e Roma fioccano gli applausi, che si fanno scroscianti quando vien precisato: «A Parigi sono numerosissime le donne che sfilano battendo pentole e coperchi». A quel punto la piazza di Torino si unisce idealmente con quelle di tutta Italia e di tutta Europa con una richiesta, perentoria, quasi un tuono tant'è urlata: "Dimissioni".

Fonte: www.famigliacristiana.it

13 febbraio 2011

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Suor Eugenia: "Donne, non merci"

Suor Eugenia Bonetti si occupa della tratta di donne e minori: "La prostituzione del corpo e dell'immagine della donna è ormai diventata parte integrante della cultura di questo Paese".

Di seguito l'intervento di suor Eugenia Bonetti in piazza del Popolo, a Roma, durante la manifestazione in difesa della dignità della donna.

    Il mio saluto caloroso e affettuoso e il mio grazie a tutto il mondo femminile qui presente per chiedere il rispetto per la dignità della donna. Sono suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, vissuta in Africa per 24 anni, dal 1993 impegnata in un centro Caritas di Torino dove ho conosciuto il mondo della notte e della strada e dove ho incontrato il volto, le storie, le sofferenze, la disperazione e la schiavitù di tante donne portate in Italia con il miraggio di una vita confortevole per trovarsi poi nelle maglie della criminalità.

     Dal 2000 lavoro a Roma come responsabile dell’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia) per coordinare il servizio di centinaia di religiose che operano sulle strade, nei centri ascolto, nei centri di detenzione ed espulsione e soprattutto nelle case famiglia per il recupero di tante giovani vite spezzate.

    Sono qui a nome di queste suore che ogni giorno operano silenziosamente e gratuitamente con amore, coraggio e determinazione nel vasto mondo dell’emarginazione sociale per ridare vita e speranza. Sono qui per dare voce a chi non ha voce, alle nuove schiave, vittime della tratta di esseri umani per sfruttamento lavorativo e sessuale, per lanciare un forte appello affinchè sia riconosciuta la loro dignità e ripristinata la loro vera immagine di donne, artefici della propria vita e del proprio futuro. A nome loro e nostro, che ci sentiamo sorelle e madri di queste vittime, diciamo basta a questo indegno e vergognoso mercato del mondo femminile.

    Questo grido nasce dalla nostra esperienza concreta, dalla nostra vita vissuta ogni giorno a contatto con tante giovani trafficate e sfruttate dai nostri stessi stili di vita e alle quali sono negati i fondamentali diritti umani. Purtroppo l’immagine che viene trasmessa in tanti modi e forme, dai media, dalla pubblicità e dagli stessi rapporti quotidiani tra uomo-donna è l’immagine del corpo della donna inteso solamente come oggetto o strumento di piacere, di consumo e di guadagno, misconoscendo invece l'essenziale che lo stesso corpo umano racchiude: una bellezza infinita e profonda da scoprire, rispettare, apprezzare e valorizzare.

    Le costanti notizie di cronaca che in queste ultime settimane si susseguono in modo spudorato sui nostri giornali e nelle trasmissioni televisive e radiofoniche ci sgomentano e ci portano a pensare che siamo ancora molto lontani dal considerare la donna per ciò che è veramente e non semplicemente un oggetto o una merce da usare. Quale immagine stiamo dando della donna e del suo ruolo nella società e nella famiglia a prescindere dai fatti di cronaca, dalla veridicità o meno di ciò che ci viene presentato?

     In questi ultimi tempi si è cercato di eliminare la prostituzione di strada perché dava fastidio e disturbava i sedicenti benpensanti. A abbiamo voluto rinchiuderla in luoghi meno visibili, pensando di aver risolto il problema, ma non ci rendiamo conto che una prostituzione del corpo e dell’immagine della donna è diventata ormai parte integrante dei programmi e notizie televisive, della cultura del vivere quotidiano e proposta a tutti, compresi quei bambini che volevamo e pensavamo di tutelare. Tutto questo purtroppo educa allo sfruttamento, al sopruso, al piacere, al potere, senza alcuna preoccupazione delle dolorose conseguenze sui nostri giovani che vedono modelli da imitare e mete da raggiungere.

     La donna è diventata solo una merce che si può comperare, consumare per poi liberarsene come un qualsiasi oggetto “usa e getta”. Troppo spesso la donna è considerata solo per la bellezza e l’aspetto esterno del suo corpo e non invece per la ricchezza dei suoi valori veri di intelligenza e di bellezza interiore per la sua capacità di accoglienza, intuizione, donazione e servizio, per la sua genialità nel trasmettere l’amore, la pace e l’armonia, nonché nel dare e far crescere la vita.  Il suo vero successo e il suo avvenire non possono essere basati sul denaro, sulla carriera o sui privilegi dei potenti, ma deve essere fondato sulle sue capacità umane, sulla sua bellezza interiore e sul suo senso di responsabilità.

     Durante questi lunghi anni di impegno e servizio alla donna la nostra rete di religiose si è allargata e consolidata non solo in Italia ma anche nei Paesi di origine, transito e destinazione. Abbiamo creato le basi per un vero lavoro educativo di informazione, prevenzione e reintegrazione, come pure di condanna per quanti, in modi diversi, usano e abusano del corpo della donna la cui dignità non si può mercanteggiare o pagare perché è un dono sacro da rispettare e custodire. Non possiamo più rimanere indifferenti di fronte a quanto oggi accade in Italia nei confronti del mondo femminile. Siamo tutti responsabili del disagio umano e sociale che lacera il Paese.

    E’ venuto il momento in cui ciascuno deve fare la sua parte e assumersi le proprie responsabilità. Per questo come religiose rivolgiamo un forte appello alle autorità civili e religiose, al mondo maschile e maschilista che non si mette in discussione, alle agenzie di informazione e formazione, alla scuola, alle parrocchie, ai gruppi giovanili, alle famiglie e in modo particolare alle donne affinché insieme possiamo riappropriarci di quei valori e significati sui quali si basa il bene comune per una convivenza degna di persone umane, per una società più giusta e più libera, con la speranza di un futuro di pace e armonia dove la dignità di ogni persona è considerato il primo bene da riconoscere, sviluppare, tutelare e custodire.

     A tutti il mio grazie per la vostra attenzione e per il vostro impegno a favore della dignità della donna.

di Suor Eugenia Bonetti

Fonte: www.famigliacristiana.it

13 febbraio 2011

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