Tagli editoria: un fatto gravissimo che mette in ginocchio giornali, radio e tv


Comitato per la difesa della libertà ed il diritto all’informazione


La sopravvivenza di 92 testate in cooperativa, no profit e di partito è nuovamente messa in discussione. Infatti con il decreto mille proroghe il governo ha dimezzato il fondo per l’editoria, portandolo da 100 a 50 milioni.


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Tagli editoria: un fatto gravissimo che mette in ginocchio giornali, radio e tv

Il giorno successivo alla pubblicazione della legge di stabilità sulla gazzetta ufficiale, con il decreto “mille proroghe” il governo ha dimezzato il fondo editoria portandolo da 100 milioni a 50.

Si tratta di un fatto gravissimo, che rimette in discussione la sopravvivenza di 92 testate in cooperativa, non profit e di partito. Una decisione che mette a rischio 4mila posti di lavoro tra giornalisti, poligrafici e indotto e crea ulteriori difficoltà anche ad altre aziende del settore.

Una scelta che rappresenta un durissimo schiaffo al parlamento e alla democrazia e pregiudica la credibilità dello Stato e della politica.

Una scelta che cancella gli accordi presi personalmente dal ministro Giulio Tremonti nelle commissioni parlamentari. Lo stesso presidente del consiglio Silvio Berlusconi, nella sua conferenza stampa di fine anno, ha sostenuto pubblicamente la necessità di trovare in tempi brevissimi una “soluzione condivisa” che non comprometta il pluralismo dell’informazione e la sostenibilità dei bilanci aziendali e previdenziali. Ci attendiamo che questo impegno fino ad oggi disatteso sia rispettato.

Chiediamo al parlamento di porre riparo rapidamente a questa questione durante la conversione in legge del “milleproroghe” ripristinando la consistenza dei fondi e la certezza della loro erogazione attraverso la ricostituzione del diritto soggettivo.

Questa situazione di incertezza su ogni singolo provvedimento economico non può più continuare. Da oltre dieci anni il parlamento e  i vari governi non sono riusciti a mettere un punto fermo e varare una riforma del settore funzionale e condivisa nel quadro di un riordino complessivo del sistema della comunicazione.

Il risultato di questo fallimento della politica è il mantenimento degli sprechi, di assurdi privilegi, l’opacità nell’erogazione di risorse pubbliche e l’affossamento di risorse importanti e di un valore culturale inestimabile che, con mille sacrifici, continuano a raccontare la società italiana in tutte le sue sfumature.

L’informazione italiana è malata. Lo dicono tutti gli indicatori economici e lo denunciano diverse agenzie e istituzioni anche internazionali.

Il problema non è solo dell’editoria. In tutti i provvedimenti di natura economica si consuma una gravissima sottovalutazione del valore della cultura, della conoscenza e dello spettacolo.

Questo comitato è perciò convocato in permanenza finché non sarà trovata una soluzione definitiva e proporrà di propria iniziativa entro gennaio  alle istituzioni, alle forze politiche e sindacali e all’opinione pubblica una proposta di riforma equa, partecipata e trasparente che garantisca certezze alle aziende interessate, qualità, indipendenza e pluralismo nell’informazione e risparmi alle casse dello stato.

Editoria, i numeri di una crisi

–       Il fabbisogno complessivo dei contributi diretti e indiretti fino al 2005 è stato di 640 milioni.

–       Nel giro di tre anni lo stesso fabbisogno è stato ridotto a 414 milioni (dati 2008).

–       Il 1 aprile 2010 con la soppressione delle tariffe postali agevolate sono stati tagliati ulteriori 230 milioni.

–       Il fabbisogno 2010 dei contributi diretti ammonta a 180 milioni.

–       Il fabbisogno 2010 dei contributi indiretti per le tariffe postali non profit è di 30 milioni.

–       Nel bilancio della presidenza del consiglio per i contributi diretti sono stanziati solo 85 milioni. Perché bisogna ricordare che comunque sul fondo editoria gravano spese che nulla hanno a che fare col settore (convenzione con la Rai, debito pregresso verso Poste spa, spese varie).

–       La legge di stabilità aveva aumentato questo fondo di 100 milioni ma il milleproroghe li ha dimezzati (-50 milioni).

–       A novembre solo tra i giornalisti c’erano 384 cassintegrati, 450 dipendenti in contratto di solidarietà e 1.370 in disoccupazione.

–       Nel 2010 l’Inpgi stima di spendere a bilancio circa 15 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali dei giornalisti (Cigs, solidarietà, mobilità).

Fonte: Comitato per la difesa della libertà ed il diritto all'informazione
30 Dicembre 2010

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