Sui migranti si gioca l’idea di Europa


Roberto Saviano


La retorica dell’invasione e le Ong “taxi del mare” sono la strategia acchiappavoti dei sovranisti


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taximare

Per ogni governo la gestione dell’immigrazione è un banco di prova: fallire su questo, significa fallire su tutto il resto. Nell’Unione europea, su oltre 500 milioni di abitanti, solo il 7% sono immigrati. Quindi il 93% della popolazione è autoctono. La via clandestina del mare è generata da una scelta politica, quella di chiudere ogni possibilità ai visti di lavoro dati ai Paesi africani per l’Europa.

Ma chiudere gli accessi legali significa aprire decine di accessi illegali. «Noi siamo una casa di riposo di fronte a un giardino per l’infanzia», così Emma Bonino ha definito l’Europa che guarda l’Africa. Hanno declinato spesso questa analisi come la pretesa che il “mondo ricco” ha nei riguardi del “mondo povero” di ottenere forza lavoro a basso costo, ed è proprio qui che si crea il cortocircuito.

Prendiamo ad esempio l’Italia: entro il 2025 gli italiani diminuiranno di un milione e 800 mila a causa della denatalità e dell’emigrazione; per garantire l’attuale capacità produttiva e il sistema previdenziale del Paese è necessario che nei prossimi anni arrivino almeno un milione e 600 mila migranti che, vale la pena ribadirlo, non metterebbero in pericolo in alcun modo la tenuta sociale e democratica del Paese.

Ma i migranti servono alla politica per un altro motivo, per nulla nobile e per nulla utile alla collettività: servono a vincere le elezioni. Come? Ci sono menzogne sui migranti divenute virali e il metodo è sempre lo stesso: prendere un’informazione verosimile, non necessariamente vera, più spesso falsa, e usarla contro il “nemico” che, se prova a difendersi, finisce col propagare la menzogna. La negative campaigning è una tecnica perfetta che non lascia scampo alla vittima designata perché si basa sullo studio delle paure e sulla facilità di strumentalizzarle. L’illuminazione è questa: per vincere le elezioni che senso ha lavorare sulle cause delle paure e provare a risolverle, quando è infinitamente più facile crearle e alimentarle?

All’inizio l’avversario era politico, in Italia, in Ungheria, in Gran Bretagna. Poi, sbaragliata la concorrenza, bisognava trovare un nemico eterno, universale, in grado di mobilitare l’elettorato spaventandolo. Non bastava più dire: abbiamo sbaragliato l’avversario politico, perché il rischio sarebbe stato un progressivo disinteresse nella cosa pubblica. Serviva paventare un pericolo (l’invasione dello straniero) per costringere le persone a essere sempre pronte alla mobilitazione.
Nasce così il migrante che invade, il migrante possibile attentatore, le Ong che favoriscono l’invasione e i finanziatori occulti delle Ong, che lavorano per indebolire l’Europa, per impoverirla con orde di barbari, per poi assoggettarla. È una ricostruzione paradossale che però ha condizionato le politiche in tema di immigrazione di moltissimi governi europei.

Analizzare come nasce la balla delle Ong “taxi del mare” è interessante perché mostra come l’Europa che i sovranisti vorrebbero abbattere il 26 maggio prossimo in realtà non esista più, se mai è davvero esistita.
Il copyright “taxi del mare” non appartiene all’Italia, è altrove che partono e si propagano le teorie dell’invasione dell’Europa, delle Ong finanziate da George Soros che agiscono per finalità economiche insieme ai trafficanti di esseri umani. Tra le prime a insinuare dubbi sulle attività delle Ong è la fondazione olandese Gefira, che il 16 novembre 2016 pubblica un articolo in cui sostanzialmente dice di non essere certa delle finalità filantropiche delle operazioni di salvataggio delle Ong nel Mar Mediterraneo («Their motive can be money»), pur ammettendo che le «operazioni sono coordinate dalla Guardia costiera italiana». L’articolo si chiude così: è a causa delle Ong se i migranti «finiscono» nelle strade delle città europee «incrementando il caos, minacciando la sicurezza e innalzando il livello delle tensioni sociali nel continente».

Inizia a insinuarsi nel dibattito pubblico l’idea dell’assedio, dell’invasione e si individua nelle Ong il responsabile della catastrofe, il capro espiatorio.

Per avere un quadro più chiaro di chi abbia ispirato youtuber sovranisti e identitari, nonché politici europei e italiani di ogni schieramento, nel violento attacco alle Ong, vale la pena leggere le tesi di Gefira come riportate il 2 agosto 2017 dal sito Openmigration.org: «Il multiculturalismo non è solo la possibilità di mangiare etnico: è anche educazione, basi, valori fondanti. Qui sappiamo quali sono i diritti fondamentali delle persone, li abbiamo inventati noi. Se invece porti tutti gli africani in Europa, otterrai l’Africa. E non è quello che vogliono gli europei» e poi ancora: «L’immigrazione non è un problema se resti al comando, ma è solo questione di tempo e la situazione andrà fuori controllo».

Noi conosciamo i numeri, sappiamo quanti sono gli immigrati in Europa, come è possibile quindi dare credito a queste teorie?

Barbara Spinelli, europarlamentare, figlia di Altiero Spinelli, padre fondatore dell’Unione europea, nella prefazione allo studio “Morte per soccorso: gli effetti letali delle politiche marittime di non assistenza dell’Ue” scrive: «Non va dimenticata in questo quadro la menzogna che circola nei Paesi dell’Unione a proposito dei rifugiati. Si parla di invasione, di esodo biblico verso l’Europa, quando basta studiare le cifre per scoprire l’evidenza: su 60 milioni di rifugiati nel mondo, un milione è fin qui giunto nei Paesi dell’Unione (…). La maggior parte dei rifugiati siriani vive oggi in Libano, Giordania e Turchia».
Non siamo invasi, non siamo circondati, si parla di crisi dei migranti per non dire che si tratta di una crisi umanitaria di dimensioni epocali e per non dire che l’Europa sta miseramente perdendo la sfida più importante dalla sua creazione.

Il 15 dicembre 2016, il Financial Times anticipa il contenuto di alcuni rapporti confidenziali di Frontex, l’agenzia di controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea, secondo cui ai migranti verrebbero date indicazioni precise, prima di lasciare la Libia, su come raggiungere le navi delle Ong. Il 27 febbraio 2017, il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, sulle colonne di Die Welt, sostiene che le Ong si spingono troppo vicine alle coste libiche e che per questo motivo le imbarcazioni usate dai trafficanti sono meno stabili. L’accusa alle Ong è di mettere a repentaglio le vite dei migranti.

Tutti questi discorsi partono dal presupposto che chi ascolta e legge non abbia memoria: i trafficanti usano mezzi di trasporto più economici e meno stabili rispetto a barche di legno e ferro perché queste furono distrutte in seguito a una campagna dell’operazione Sophia di Eunavfor Med. Ricordo bene che al tempo fummo in molti a pensare che le morti in mare sarebbero aumentate a causa di natanti meno stabili. E allo stesso tempo, accusare le Ong di fungere da pull factor è solo un modo per impedire che vengano fatti salvataggi in mare; la missione Mare Nostrum è stata chiusa sullo stesso presupposto.

Ma ancor prima che il fango raggiungesse copioso le Ong e le attività di search and rescue in mare, Barbara Spinelli denunciò la mancanza di intervento dei mezzi di Frontex che ignoravano le richieste di soccorso. Mentre le autorità italiane, in ottemperanza alle leggi internazionali e al diritto del mare, continuavano a intervenire per prestare soccorso ai gommoni carichi di migranti, Frontex (e quindi l’Europa) iniziò a muoversi in altra direzione. «Il 2016 sarà ricordato — scrive Barbara Spinelli — come l’anno in cui l’Unione europea avrà definitivamente rotto il patto di civiltà su cui fu fondata dopo la Seconda guerra mondiale».

Ad asfaltare la strada alle nuove destre xenofobe sono state in larga parte le vecchie sinistre inadeguate incapaci di fronteggiare il più grosso problema che il mondo ricco oggi non sa risolvere: un invecchiamento irreversibile e senza precedenti della società. Una società anagraficamente vecchia è anche e soprattutto una società chiusa, che non si vede nel futuro e che, non è un caso, guarda con sospetto a Greta Thunberg e con rispetto chi paventa invasioni straniere e invita ad armarsi per farsi “giustizia” da sé. Una società anagraficamente vecchia non si fida dei numeri e dei fatti, ma delle sensazioni e delle paure.

In questo scenario, è ancora più evidente quanto scellerata sia stata la condotta di chi ha insinuato dubbi sull’operato delle Ong e quanto irresponsabile allontanarle da quel tratto di mare in cui la loro presenza riempiva il vuoto lasciato dall’Europa.
Le hanno accusate di essere trafficanti di uomini, di fare da pull factor, di essere buoniste per denaro, per interesse, ma la verità è che, se l’Europa avesse fatto il suo dovere, le Ong non sarebbero state necessarie. Di più, l’unico fattore di attrazione non sono mai state le Ong, ma l’Europa, l’Eldorado a poche miglia dall’inferno.

Roberto Saviano

la Repubblica

13 maggio 2019

 

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