Stati Uniti, le lobby educano i bambini: milioni spesi per “avvicinarli” alle armi


Marco Quarantelli - Il Fatto Quotidiano


La legge proibisce la vendita ai minorenni, ma alle industrie non interessa: non serve che ne comprino una, ma che ne abbiano una tra le mani. Così i ragazzini possono diventare “testimonial” con i propri amichetti.


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“Chi lo sa? Potreste trovarne uno sotto l’albero la mattina di Natale!”. Nella fotografia una ragazzina di 15 anni sorride imbracciando un Bushmaster AR-15. L’articolo è ammiccante, intrigante: invita i ragazzi a andare al più vicino poligono di tiro con mamma o papà e provare il fucile d’assalto usato nel massacro della scuola Sandy Hook di Newtown. E’ uno dei tanti pubblicati da “Junior shooters” (in italiano ”Piccoli tiratori”), una delle riviste specializzate finanziate dalle lobby, il cui scopo è quello di avvicinare i più giovani al mondo delle armi da fuoco. Non ci sono solo le battaglie al Congresso, ora l’obiettivo sono i bambini: negli Usa i produttori stanno investendo milioni di dollari per avvicinarli e fidelizzarli fin da piccoli all’uso delle armi – scrive il New York Times – con il pretesto di responsabilizzarli e insegnare loro come si usano.

Al confronto l’applicazione creata dalla National rifle association che insegna a sparare sullo smartphone, e considerata da iTunes adatta ai bambini di età superiore ai 4 anni, è uno scherzo. L’offensiva va avanti da circa 5 anni e punta “al reclutamento e alla conservazione” di giovani tiratori e appassionati di caccia, cui far sperimentare anche le armi semiautomatiche. Con i cacciatori autorizzati che, secondo i dati ufficiali, sono passati dal 7% della popolazione nel 1975 al 5% del 2005, le industrie sono passate alla controffensiva: “Azionisti, manager e produttori – si legge in uno studio pubblicato nel 2012 dalla National Shooting Sport Foundation, la “Confcommercio” dei produttori di armi con oltre 7mila industrie affiliate – dovrebbero pensare a programmi rivolti ai bambini dai 12 anni in giù”.

I ragazzini vengono usati come testimonial per fare proseliti tra gli amichetti. Uno studio condotto nel 2012 dalla Nssf e dallo Hunting Heritage Trust, afferma che “è necessario individuare un target di ragazzi tra gli 8 e i 17 anni che sanno già sparare” e usarli come “ambasciatori” tra i loro coetanei che praticano discipline simili (tiro con l’arco, paintball…) in modo da affascinare questi ultimi al mondo delle armi. “La ricerca dimostra come oltre 23 milioni di ragazzi tra gli 8 e i 17 anni – si legge nel documento – cominceranno a praticare la caccia se verranno invitati da coetanei nei prossimi 12 mesi, e oltre 27 milioni si avvicineranno al tiro al bersaglio se invitati nello stesso periodo”.

La guerra condotta dalla National Rifle Association e dalla National Shooting Sport Foundation, che ha sede a Newtown, a 3 miglia dalla scuola Sandy Hook, è sottocutanea, silenziosa e capillare. Se la legge federale proibisce la vendita di armi agli under 18, a loro poco importa: non serve che ne comprino una – è il ragionamento – ma che ne abbiano una tra le mani. Così da decenni la Nra elargisce donazioni a organizzazioni giovanili come i Boy Scouts of America (oltre 4,6 milioni di membri) o la 4-H Organization, oltre 6,5 milioni di affiliati tra i 5 e i 19 anni. La strategia è subdola perché si basa sul dono: solo la Youth Shooting Sport Alliance, associazione no profit creata nel 2007 per promuovere il tiro al bersaglio tra i giovani, ha ricevuto donazioni per un milione di dollari tra denaro, armi e materiale tecnico dalla Nssf. Che soltanto nel 2011 – ricorda il New York Times – ha effettuato 58 donazioni. Un’elargizione tipica sono i 23 fucili, le 4 pistole di precisione e le 16 scatole di munizioni finito in uno youth camp nel Michigan.

Proliferano in ogni angolo d’America i campionati giovanili di tiro. Nel 2009 è nata la Scholastic Steel Challenge, versione per i bambini della Steel Challenge, la più importante gara di tiro al bersaglio che si tiene ogni anno negli Usa, a Piru, in California: in palio ci sono 60 pistole semiautomatiche calibro 9 gentilmente offerte dalla Nssf, Smith&Wesson e Glock. “La Ssc dà ai giovani adulti tra i 12 e i 20 anni – si legge sul sito – la possibilità di cimentarsi nel familiare sport dello speed steel (…) focalizzando l’attenzione sull’uso sicuro delle armi da fuoco”. L’altro fronte è quello della legge: ogni anno milioni di dollari vengono investiti in attività di lobbying per abbassare l’età minima cui si può cominciare a sparare nei poligoni. In molti Stati i risultati sono arrivati, come in Michigan dove l’età è scesa da 12 a 10 anni e in Wisconsin, dove non c’è più limite d’età quando il ragazzino è accompagnato da un genitore. Attivissimi sono, ovviamente, anche i costruttori: sul proprio sito Bushmaster offre uno scontro di 350 dollari sull’AR-15, il fucile usato a Newtown, per “supportare e incoraggiare i giovani shooter”. Poco male se poi questi ultimi entrano in una scuola e cominciano a sparare all’impazzata.

Fonte: Il Fatto Quotidiano
2 febbraio 2013

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