Siria: dramma senza fine nell’indifferenza dei governi


Redattore Sociale


Oltre 13 milioni di persone bisognose di assistenza e 7 milioni di bambini in povertà. E’ la fotografia del dramma siriano e, secondo la Caritas, negli ultimi mesi la situazione umanitaria si è degradata ulteriormente.


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Syrian refugees cross into Iraq at the Peshkhabour border point in Dahuk, 260 miles (430 kilometers) northwest of Baghdad, Iraq, Tuesday, Aug. 20, 2013. Around 30,000 Syrians, the vast majority of them Kurds, have fled the region over a five-day stretch and crossed the border to the self-ruled Kurdish region of northern Iraq. Another 4,000 made the trek across the frontier Tuesday, said Youssef Mahmoud, a spokesman for the UNHCR in Iraqi Kurdistan. (AP Photo/Hadi Mizban)

Mezzo milione di persone uccise, quasi due milioni di feriti, 4,8 milioni di rifugiati in altri paesi (di cui 1,2 milioni ha chiesto l’asilo in Europa), 7 milioni di bambini in condizione di povertà, un terzo dei quali non frequenta la scuola.

A fornire una fotografia della Siria di oggi è Gianni Rufini, direttore di Amnesty international Italia, che ha aperto questa mattina a Roma la due giorni di Caritas italiana dal titolo “All’ombra del muro”, un seminario sulla situazione siriana e in Terra santa.

“Negli ultimi mesi sul piano umanitario la situazione in Siria è degradata ulteriormente: le ultime persone che non avevano deciso ancora di allontanarsi lo stanno facendo – spiega Rufini – e c’è un costante peggioramento anche sul piano militare.

È abbastanza evidente che il governo siriano, forte di un’alleanza coi russi, sta riconquistando terreno. L’opposizione armata è in uno stato confusionale e rimane la grossa macchia nera di Isis. Probabilmente nel giro di poco tempo il governo siriano riprenderà il controllo del paese, un paese completamente macerato dall’odio. Quanto hanno subito i siriani, dall’una e dell’altra parte, è talmente atroce che non ci sarà un perdono facile – aggiunge – .Parliamo di un paese in cui sono avvenute cose degne del Rwanda non se ne uscirà facilmente”.

Il direttore di Amnesty spiega per ora le condizioni per una ricostruzione non esistono. “Non esiste una volontà da parte della comunità internazionale di patrocinare un processo del genere, quella che prevale è l’indifferenza. Un’indifferenza supportata anche dall’opinione pubblica”. Rufini individua nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il colpevole: “E’ paralizzato da un gioco di veti – spiega – Ma il problema non è solo lì, sta nell’atteggiamento dei governi, del resto dell’Europa e di quelle società, compresa la nostra che hanno subito una trasformazione antropologica, per cui non c’è più interesse o commozione per la condizione di queste popolazioni, che possa spingere a fare qualcosa”.

In tutto, secondo Caritas, sono ancora 13,5 milioni i siriani bisognosi di assistenza. Per Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana e responsabile dell’area internazionale, “al facile slogan ‘aiutiamoli a casa loro’ bisogna rispondere ‘aiutiamoli e basta’. Quando ci sarà da ricostruire la Siria – aggiunge – bisognerà farlo guardando alle persone e alle responsabilità. Aiutiamoli con iniziative formative ed educative e denunciando quello che non va”. Nel corso del 2016 l’organizzazione cattolica ha realizzato nel paese 25 progetti, portando aiuto a 67mila famiglie. Il lavoro umanitario viene svolto in sei diversi uffici regionali: Damasco, Aleppo, Hassakeh, Homs, Latakia, Littoral-Tartus. Inoltre, dall’inizio della crisi siriana, la Caritas italiana ha sostenuto la popolazione locale, in collaborazione con Caritas Siria, con un investimento complessivo di 3.715.000 di euro investiti. Da agosto 2017, inoltre, Caritas italiana e Cei hanno finanziato due nuovi appelli di emergenza di Caritas Giordania e Caritas Libano per l’assistenza dei profughi siriani.

14 settembre

Redattore sociale

 

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