Sfollati nel mondo, dramma Medio Oriente e Africa


NEAR EAST NEWS AGENCY


11 milioni di nuovi sfollati. Il 60% da Iraq, Sud Sudan, Siria, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria.


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iraqsfollati

 

Nel 2014, sono stati registrati 11 milioni di nuovi sfollati interni riferiscono il Norwegian Refugee Council e l’Unhcr. Il 60% di queste persone concerne cinque paesi: Iraq, Sud Sudan, Siria, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria.

Alla fine del 2014 un numero eccezionalmente alto di 38 milioni di esseri umani risultavano sfollate all’interno del proprio paese da conflitti e guerre civili. Lo denuncia il rapporto “Panoramica globale 2015: le persone sfollate dal conflitto e la violenza” del Centro di Monitoraggio sugli Sfollati Interni (parte del Norwegian Refugee Council), presentato ieri a Ginevra insieme all’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Lo scorso anno si sono avuti 11 milioni di nuovi sfollati interni pari a una media di 30mila persone al giorno. Ben il 60% dei nuovi sfollati riguarda cinque paesi: Iraq, Siria, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria e Sud Sudan. L’Iraq con 2,2 milioni di nuovi sfollati è il paese ad aver registrato il più forte aumento. Si tratta di cittadini costretti a lasciare le loro case e città, spesso sotto la minaccia immediata di morte, a causa durante l’offensiva jihadista dello Stato islamico (Isis) nel nord del Paese. La Siria con 7,6 milioni (40% della popolazione), conta il più alto numero di sfollati interni al mondo.

Non vanno dimenticati gli altri milioni di siriani vivono da profughi in Turchia, Giordania e Libano. Tra di essi decine di migliaia di palestinesi, divenuti profughi per la seconda volta, dopo che nel 1948 furono costretti a lasciare o fuggirono dalla loro terra durante le fasi che portarono alla nascita dello Stato di Israele.

Il dato di 38 milioni equivale alle popolazioni totali di tre grandi città del mondo – Londra, New York e Pechino – messe insieme e “si tratta delle peggiori cifre di spostamenti forzati in una generazione”, ha affernmato Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council. “La diplomazia, le risoluzioni delle Nazioni Unite, i colloqui di pace e gli accordi di cessate il fuoco hanno perso la battaglia contro uomini armati spietati spinti da interessi politici o religiosi, piuttosto che imperativi umani”, ha aggiunto con amarezza Egeland.

Fonte: http://nena-news.it

 

7 maggio 2015

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