Senza indignazione alcuna


Piero Piraccini


E’ venuto il tempo di riprendere in mano la bussola dei diritti umani (compiranno 70 anni nel 2018) e fare i conti con le nostre responsabilità. Contro l’indifferenza, l’ipocrisia, la rassegnazione.


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Foto di Roberto Brancolini

Il filosofo utilitarista inglese Jeremy Bentham aveva ideato il progetto del Panopticon (sguardo totale, in greco). Un edificio a forma di anello con una torre al centro della corte. L’edificio periferico è diviso in celle che ne attraversano l’intero spessore. Ogni cella, a sua volta, ha due finestre: una aperta verso l’interno in corrispondenza della finestra della torre, l’altra verso l’esterno sì che la luce può attraversarla da parte a parte. Così un sorvegliante posto nella torre può vedere in controluce ogni figura dentro la cella: un carcerato, un operaio,…ognuno di noi. Dunque, per controllare le azioni di ciascuno non è necessaria una costrizione fisica, basta uno sguardo che sorveglia e che ciascuno, sentendolo pesare su di sé, finisce per interiorizzare. I dominati vivranno uno stato di riconoscenza una volta che arrivino a guardare se stessi con lo stesso sguardo con cui li osservano i dominatori.

Il sociologo tedesco della scuola di Francoforte, Leo Löwenthal, affermava che “Un sistema del terrore raggiunge il suo apice quando la vittima non è più consapevole del baratro che esiste tra sé e i suoi carnefici. Per qualunque sistema di Potere non esiste un successo più grande dell’accettazione, da parte delle sue vittime impotenti, ridotte a marionette, dei valori e dei modi di comportamento da esso postulati. Non molto dissimili le sconsolate parole che Calvino mette in bocca a Marco Polo mentre si rivolge al Gran Khan: “L’inferno dei viventi (…): se ce n’è uno, è quello che è già qui, che formiamo stando assieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e divenirne parte fino al punto di non vederlo più.(…)”.

Si è letto che 62 (sessantadue!) ricchi epuloni spolpano il pianeta possedendo l’equivalente reddito di tre miliardi e mezzo di persone, le più povere, mentre Marchionne, quello che “ha fatto più lui per gli operai che certi sindacati” (Renzi dixit), ha guadagnato lo scorso anno 150 mila euro al giorno. Lordi o netti, poco importa. Si è letto che il presidente USA Trump ha stipulato accordi con l’Arabia Saudita per 110 miliardi di dollari in armamenti, cioè per continuare le guerre o iniziarne altre. Si è letto che l’Italia non partecipa alla conferenza per la distruzione delle armi nucleari – preferisce gli accordi diplomatici – temendo di innervosire le potenze nucleari, USA in primis, di cui ospita ad Aviano e a Ghedi 70 ordigni. Si vedono ormai ogni giorno, assalti terroristici a luoghi una volta impensati alla violenza perché deputati all’incontro, alla gioia, alla preghiera: piazze, mercati, stadi, moschee. Si vedono acque del mare Mediterraneo sconvolte esse stesse per i cadaveri che sono costrette a nascondere nei loro fondali. Si produce da anni un’elettronica (telefonia, computer, aerei) il cui componente base, il coltan, ha visto sviluppare attorno a sé guerre con milioni di morti e schiere di bambini soldato che, quando non combattono, scavano a mani nude la terra alla ricerca del minerale radioattivo che li porta alla morte.

Dove sta l’indignazione? Dove sta quell’idea del mondo in cui non deve trovare spazio la disuguaglianza, l’accumulo di ricchezze senza senso che non bastano sette vite per consumarle tutte? Dove sta quell’idea secondo cui a ognuno deve essere dato per quello che gli serve e gli si deve chiedere per quello che può dare?                                                                                                            Il fatto è che da decenni la gran parte di noi, come scrivono i personaggi citati, non vedendo aldilà della propria sopravvivenza, è diventata marionetta del Potere, il quale Potere si è compiaciuto nel vedere i dominati accettare riconoscenti il suo sistema di valori, perché non scorgendo più l’inferno hanno finito per farne parte. Sì, è vero: è venuto il tempo di riprendere in mano la bussola dei diritti umani (compiranno 70 anni nel 2018) e fare i conti con le nostre responsabilità. Contro l’indifferenza, l’ipocrisia, la rassegnazione.

PIERO PIRACCINI

23 giugno 2017

 

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