Scontri in Tunisia, si aggrava il bilancio


AGI Mondo ONG


Continua ad aggravarsi il bilancio degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che da giorni si susseguono in Tunisia. Una situazione analoga alla vicina Algeria.


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Scontri in Tunisia, si aggrava il bilancio

(AGI) – Roma, 11 gen. – Continua ad aggravarsi il bilancio degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine che da giorni si susseguono in Tunisia. Anche il ministero dell'Interno ha ammesso altri quattro morti, risalenti a lunedi', che hanno cosi' portato a 18 il computo ufficiale. Ma situazione sarebbe ancora piu' grave: secondo l'Ugtt, il principale sindacato nazionale, negli ultimi tre giorni hanno perso la vita oltre 50 persone soltanto nella regione centrale di Kasserine; una cifra analoga era stata gia' indicata dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani, organizzazione con sede a Lione che raggruppa 164 movimenti umanitari e che e' presieduta dal tunisino Souhayr Belhassen. Di decine di morti ha parlato anche Amnesty International.
In giornata a Tunisi l'atmosfera appariva peraltro relativamente tranquilla, in conseguenza della chiusura a tempo indeterminato di scuole e atenei ordinata dal presidente Zine al-Abidine Ben Ali. Il discorso del capo dello Stato, che ha denunciato "atti teroristici" nelle proteste di piazza, ha innescato ulteriore tensione in varie citta', tra cui el-Kef e Gafsa, dove la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere la folla inferocita. Nella capitale le strade sono per lo piu' deserte e pochi sono andati al lavoro. Sembra esserci scetticismo sulla promessa di Ben Ali di creare 30mila posto di lavoro entro il 2012 per contrastare la disoccupazione, uno dei fattori scatenanti di questi tumulti, oltre all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessita'.
Una situazione analoga alla vicina Algeria dove in dicembre un 26enne laureato e disoccupato si tolse la vita dandosi fuoco per ribellarsi alla confisca di prodotti agricoli che cercava di vendere, senza autorizzazione, per procurarsi da vivere.

Fonte: www.ong.agimondo.org
11 Gennaio 2011

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