Ronde e bambini fantasma: entra in vigore il "pacchetto sicurezza"


Susanna Turco


Da oggi essere clandestini è reato. Un marchio che mette l’Italia fuori dall’Unione Europea. E che mette una madre clandestina nelle condizioni di non poter registrare il proprio figlio nato in Italia.


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Ronde e bambini fantasma: entra in vigore il "pacchetto sicurezza"

La nuova legge, voluta da Maroni, è il frutto avvelenato del patto con la Lega. Spacciato per una rivoluzione combattuta all'insegna della sicurezza. A pagarla saranno gli uomini, le donne e i bambini che vivono nel nostro paese. I più colpiti saranno i minori stranieri privati dell'identità appena nati.

Nella sua consueta conferenza stampa fiume dedicata alle magnifiche sorti e progressive dell’attività di governo, Silvio Berlusconi gli ha dedicato solo un passaggio, senza particolari enfasi. E in fondo se si ricorda che in uno dei momenti più difficili nell’iter di approvazione del pacchetto sicurezza il premier sbottò: «Noi delle ronde non sentivamo il bisogno», se ne intuisce persino il perché. Eppure il complesso di norme che entra in vigore da oggi è un’ottima cartina al tornasole per capire da quali rapporti di forze è governata la maggioranza, e soprattutto rappresenta una rivoluzione non da poco per il nostro Paese.
Neonati fantasma

Una rivoluzione non tanto bella da immaginare. Certo, nel provvedimento è previsto l’obbligo di denuncia da parte degli imprenditori per i tentativi di estorsione subiti: è, come ha detto ieri Maroni, «una rivoluzione nella lotta alla mafia», ma è anche l’unico elemento al quale il centrodestra si appende quando vuol dimostrare la “bontà” di questa legge. Accanto, ci sono però elementi destinati a modificare profondamente le abitudini di un Paese che, come ripetono anche i meno allineati nel Pdl, «ha cambiato fisionomia» e ha bisogno si pensi «a governare l’integrazione», piuttosto che a radicalizzare le differenze tra italiani e non.
Per quanto ammorbidite, infatti, alcune norme porteranno fatalmente i clandestini che pur vivono in Italia, e che continueranno a viverci, a non poter godere di libertà fondamentali. Le neomamme non regolari, per esempio, difficilmente andranno a denunciare la nascita dei loro bambini. Per quanto il sottosegretario Alfredo Mantovano ripeta che sono «protette» dalla legge Bossi-Fini, che le sottrae all’espulsione fino al sesto mese di vita del bambino, di fatto si può sfidarlo a contare le signore che andranno all’Anagrafe, sapendo che in questo modo si autodenunciano di un reato che le costringerà a lasciare il Paese. Nasceranno dunque bambini invisibili, sottratti a qualunque tipo di riconoscimento e persino al diritto di farsi visitare da un medico della Asl, quando non “scoperti” e affidati dal giudice a persone diverse dai genitori naturali. Ci saranno, per esempio, altri bambini che non andranno a scuola: perché anche con l’abolizione dell’obbligo di denuncia da parte di presidi (e medici), è un fatto che il personale di una scuola è composto da pubblici ufficiali, obbligati a denunciare un reato. Compresa la clandestinità, se lo diventa.
La Lega vince, il Pdl segue

Nello stesso tempo, la legge sulla sicurezza dice anche molto sui rapporti di forze che governano la maggioranza, sulle fazioni interne che vi si oppongono, sul ruolo che si vuol dare al Parlamento. Non è un segreto, infatti, che il pacchetto piace per lo più alla Lega, le cui preferenze Berlusconi soddisfa tanto più quanto ritiene l’alleato indispensabile alla propria sopravvivenza. Né è un segreto che le parti più controverse della legge sono state migliorate grazie al pressing di Fini delle fazioni dell’ex An a lui più vicine. Né è un segreto che gli inciampi, come la bocciatura alla Camera proprio delle ronde (poi reintrodotte al Senato) sono uno dei frutti più visibili di questa tensione tra chi vuole un Pdl «a trazione leghista», come ebbe a scrivere la fondazione Farefuturo, e chi invece immagina un partito diverso dai proclami di Bossi.
Di tutto ciò, spiegano nella maggioranza, la sintesi più potente è proprio nelle ronde. Passato come bandiera per compiacere la Lega che su questa battaglia almeno mediaticamente vince sul Pdl, di fatto il provvedimento è per adesso un’etichetta vuota. A riempirla di contenuti, ossia a decidere nei fatti se si tratterà di squadroni o di cittadini che sentono forte in sé il senso civico, arriveranno i regolamenti ministeriali. L’ultima parola, a proposito di «Parlamento esautorato delle sue funzioni», l’avrà dunque il governo, non il Parlamento. Così la Lega incassa, mediaticamente, un successo. Il Pdl segue. Il governo decide. E le Camere possono dedicarsi al prossimo giro di giostra.
Uno schiaffo a chi crede che la convivenza e la multiculturalità siano valori cardine per il futuro di un Paese: la destra ci consegna a un periodo cupo di paura e intolleranza. Ecco la loro «rivoluzione».

Fonte: L'Unità

8 agosto 2009

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«Ho paura, sono clandestina». E si butta al fiume
di  Stefano Milani

Fonte: il Manifesto, 8 agosto 2009

Oggi per la legge italiana sarebbe un illegale. Un fantasma senza diritti, una di quelle a cui consegnare un foglio di via e farla ritornare da dove è arrivata. Sarebbe, perché Fatima non c’è più. Si è suicidata gettandosi nel fiume Brembo a Ponte San Pietro, vicino Bergamo. «Il pensiero di essere clandestina la terrorizzava», ripete Mohamed giustificando così il gesto estremo di sua sorella. Che magari non avrebbe tollerato il pensiero di essere sorpresa da qualche ronda malintenzionata mentre camminava per le strade del suo paese.
Ventisette anni, marocchina e un sogno diventato ossessione: «Essere italiana a tutti gli effetti». E a tutti i costi. Lo ripeteva da tempo, confida suo fratello, «ma negli ultimi giorni le è venuta un’ansia particolare. Aveva letto sui giornali la storia del reato di clandestinità e l’idea di doversi separare da noi non la faceva dormire la notte». Da cinque anni viveva nel Bergamasco con i due fratelli e i genitori. Tutti regolari, tranne lei. E questa cosa «non la faceva dormire». Ha provato in vari modi ad ottenere la cittadinanza italiana «ma le hanno chiuso tutti la porta in faccia», dice Mohamed. Avrebbe potuto chiedere il ricongiungimento (visto i fratelli regolari), ma nessuno ha mosso un dito per sanare la sua posizione.
Senza un lavoro e senza amici la sua era una non vita. L’unico contatto col mondo esterno lo aveva grazie ad un’amica della madre da cui andava spesso. E da lei aveva detto di andare anche giovedì scorso, quando è uscita da casa per l’ultima volta. Il suo corpo è stato ritrovato ieri, notato sotto un ponte da alcuni passanti. Sui veri motivi della morte di Fatima, però, i carabinieri sono cauti. La paura di essere espulsa può essere solo uno degli aspetti, dicono, che l’hanno portata a compiere il gesto. La ragazza, fanno sapere gli uomini dell’Arma, soffriva di «problemi psichici» che probabilmente hanno «aggravato» la situazione. Smentiti però dal fratello: «Aveva solo dei forti dolori di pancia». Per questo andava spesso all’ospedale cittadino, presentandosi con l’identità di sua sorella (regolare e che vive altrove) ma i medici non avevano trovato nulla che non andasse.
Ma senza stare tanto a soffermarsi sulla causa scatenante che l’ha spinta al suicidio, quella di Fatima rimane comunque una storia a forte impatto emotivo. Arrivata a poche ore dall’entrata in vigore del pacchetto sicurezza e dopo mesi di campagna mediatica anti-clandestina messa in campo dal governo. Una storia «che mostra in modo drammatico quale sia la realtà della vita per molti immigrati, che spesso rimane sotto silenzio», così Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. Dalla maggioranza, invece, nessuna parola. La tragica morte di un clandestino non merita neanche di essere commentata.

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