Rinascita somala: forse ci siamo


Riccardo Cristiano - Il Mondo di Annibale


Parla monsignor Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio. Che intravede la fine del lungo buio somalo.


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Dopo 22 anni di caos, la Somalia può farcela. Dal suo ufficio di Nunzio Apostolico a Gibuti, Monsignor Giorgio Bertin, curatore apostolico di Mogadiscio, segue con qualche speranza i tentativi di ricreare finalmente uno stato somalo. Che tipo di stato? E perché questa volta gli sforzi non dovrebbero fallire, come in tanti precedenti tentativi?

"L'idea è quella di creare uno stato federale e il dato confortante è questo: rispettando la tabella di marcia fissata un anno fa, tutti i capi tribali hanno proceduto a nominare i deputati del nuovo Parlamento che nei prossimi giorni dovrebbero procedere a eleggere il nuovo presidente della Repubblica e il nuovo presidente del Parlamento. La novità rispetto ai precedenti tentativi falliti sta nel fatto che i leader somali, in patria e all'estero, hanno dimostrato una diversa consapevolezza. E la stessa comunità internazionale ha dato prova di una compattezza nuova. Questi due elementi sono molto importanti, e messi insieme fanno sperare che questa volta la Somalia possa veramente cominciare un cammino nuovo, dopo 22 anni di caos."

Eppure si parla della Somalia come di un hub di pirati, fondamentalisti, terroristi, banditi. E ancora recentemente, in occasione degli attentati in Kenya, si è indicato nella Somalia il luogo d'origine dei terroristi.

"Direi che è un fenomeno in decrescita. Vede, tutti questi fenomeni derivano proprio dall'assenza di uno Stato, dal caos sovrano da oltre vent'anni. Anche per questo motivo ho spesso ripetuto che il fenomeno della pirateria non si sarebbe sconfitto in mare, ma a terra. Certo, in mare si può tappare una falla, ma la pirateria si sconfigge qui, sulla terra ferma, rimuovendone le cause."

La stampa italiana non presta molta attenzione alla Somalia, eppure abbiamo svolto un ruolo non marginale nel passato, quale potenza coloniale e dopo, quando sostenemmo la lunga dittatura di Siad Barre. Oggi l'Italia ha un ruolo da svolgere? Lo svolge?

"Certo che l'Italia ha un ruolo, lo ha storicamente. Vorrei che lo svolgesse nell'ambito del contesto europeo, il ruolo di paese leader di un nuovo partenariato europeo. Il passato è passato, e certo non deve tornare."

Quali sono le cifre del disastro somalo?

"Sono cifre impressionanti. Nel paesi vicini ci sono un milione di profughi somali, e all'interno della Somalia gli sfollati sono ancora di più, un milione e mezzo. Sono loro le prime vittime, quelli che pagano il conto più pesante per l'assenza di uno stato, di una autorità."

Fonte: http://ilmondodiannibale.globalist.it
23 Agosto 2012

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