Riforma Gelmini, email al Quirinale. Napolitano: "Non posso intervenire"


Repubblica.it


Un’iniziativa contro il decreto di riordino della scuola lanciata con una catena di sms. Ma "il presidente non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce".


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Riforma Gelmini, email al Quirinale. Napolitano: "Non posso intervenire"

ROMA – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha diffuso una nota di precisazione in merito agli appelli che, in queste ore, sono giunti al Quirinale per sollecitare il capo dello Stato a non promulgare il decreto di riordino della scuola elementare (ancora all'esame delle Camere), una volta approvato dal Parlamento. E – nel giorno dell'ennesima protesta del mondo delle università – ricorda che "Il presidente della Repubblica non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce". Il riferimento è anche a una delle iniziative lanciate per contrastare la riforma del ministro dell'Istruzione, ovvero una catena di sms in cui si invita ad andare sul sito internet del Quirinale e poi, cliccando su "posta", a mandare una email a Napolitano "per chiedergli – si legge nell'sms – di non firmare il decreto Gelmini. Se ne arrivano almeno 2000 – è scritto ancora nel messaggino – si può bloccare".

"Giunge in questi giorni al presidente della Repubblica – si legge in una nota del Colle – un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 o, più propriamente, la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l'esame del provvedimento in questione".

"Inoltre – prosegue la nota – secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel parlamento stesso".

"Il capo dello Stato – conclude la nota – non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il presidente ha in ogni caso l'obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo".

Fonte: Repubblica.it

13 ottobre 2008

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