Riconciliazione Anp-Hamas. Netanyahu: un colpo alla pace


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Per i palestinesi è stato il “Giorno della riconciliazione”, il giorno della firma al Cairo dell’accordo tra Fatah e Hamas. Nei Territori è festa, ma Israele avverte: così si rafforza il terrorismo.


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Riconciliazione Anp-Hamas. Netanyahu: un colpo alla pace

Per i palestinesi sarà ricordato come il “Giorno della riconciliazione”. L’inizio di una speranza. Dopo quattro anni fra le fazioni rivali palestinesi di Hamas e Fatah è pace. Con una mediazione serrata da parte dell’Egitto, il movimento integralista che controlla la Striscia di Gaza e la fazione moderata che esprime il presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) hanno suggellato in una cerimonia al Cairo la riconciliazione che pone fine a un periodo di divisioni e di contrasti, cominciati quando Hamas ha preso il controllo della Striscia nel 2007. L’intesa, che include tutte le tredici organizzazioni palestinesi, è stata nuovamente attaccata dal premier israeliano Benyamin Netanyahu che da Londra l’ha definita “un duro colpo per la pace e una grande vittoria per il terrorismo”. Mentre al Cairo si davano gli ultimi tocchi alla cerimonia, cominciata con oltre un’ora di ritardo anche per risolvere il problema diplomatico di dove fare sedere il leader di Hamas, in Cisgiordania e a Gaza migliaia di persone sono scese in strada senza distinzione di partito o di affiliazione politica per celebrare la riconciliazione, considerata fondamentale per presentarsi con un fronte unito alle Nazioni Unite con la richiesta di uno Stato palestinese.

Parole di Speranza

“Voltiamo per sempre la pagina nera della divisione”, afferma Abu Mazen, nel suo intervento, sottolineando che ora sta a Israele scegliere fra la pace e la colonizzazione dei Territori. Israele prima sosteneva che la divisione fra i palestinesi impediva la pace, ora usa l’unità palestinese “come scusa” per evitare di discutere, osserva “Mahmud il moderato”. Subito dopo prende la parola il leader di Hamas in esilio Khaled Meshal per annunciare che Hamas, tuttora considerata un’organizzazione terrorista da Usa e Ue, pagherà tutti i prezzi possibili per raggiungere la riconciliazione palestinese. “Il tempo delle divisioni è alle nostre spalle”, scandisce Meshal. “La nostra lotta è solo contro Israele”, rimarca l’esponente di Hamas, spiegando che l’obiettivo è uno Stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. “Non vogliamo nessun colono israeliano nel futuro Stato palestinese, non rinunceremo ad un solo centimetro delle nostre terre e continueremo a difendere il diritto al ritorno dei profughi palestinesi”, aggiunge Meshal alla cerimonia, alla quale hanno preso parte anche gli sponsor egiziani dell’accordo, il capo dell’intelligence Mourad Mouafi e il ministro degli Esteri Nabil el Arabi. L’obiettivo, come ha rilevato Mazen, è arrivare ad uno Stato palestinese entro l’anno, possibilmente a settembre, quando si riunisce l’Assemblea generale dell’Onu. Ma dopo la pace firmata occorre attuarla sul terreno, e questa, come ha riconosciuto anche Mouafi nel suo discorso, è ora la parte più difficile.

L’inizio di una nuova fase

Per questo Abu Mazen e Meshal si sono visti due volte ieri in incontri separati prima e dopo la cerimonia per cominciare a discutere di due nodi fondamentali: la formazione del governo ad interim di tecnocrati indipendenti, in vista delle elezioni entro un anno e il mantenimento della sicurezza nei Territori, Gaza compresa. I leader di Hamas incontreranno il presidente palestinese la prossima settimana, possibilmente al Cairo per cominciare a dare una forma concreta all’accordo di riconciliazione, hanno fatto sapere fonti palestinesi.

Fonte: l'Unità

5 maggio 2011

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