Rai, Zavoli all’azienda: "Ripristinare pluralismo"


Castalda Musacchio


"E’ evidente che quando slitta il piede sul versante del regime si va in questa direzione… visto che Berlusconi possiede tre reti private ora mette le mani anche su quelle pubbliche", Paolo Ferrero è netto. Il presidente della Vigilanza: "Se non si dà spazio a tutti mi dimetto".


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Rai, Zavoli all’azienda: "Ripristinare pluralismo"

«E’ evidente che quando slitta il piede sul versante del regime si va in questa direzione… visto che Berlusconi possiede tre reti private ora mette le mani anche su quelle pubbliche». Il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero è netto. «Si sta procedendo all’occupazione della Rai, esattamente nella logica del regime. Lui vuole mettere la mordacchia alla magistratura; attacca la Cgil spaccando il sindacato; e mette le mani sull’informazione con nomine di questo tipo…». Del resto il dado è tratto. A nomine fatte ora il problema è evitare appunto l’”occupazione” dell’informazione. E ieri è stato esattamente questo il punto della discordia tra il presidente della commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli e l’azienda. Una rivendicazione, quella di Zavoli, del tutto legittima. Pesa lo sciopero di Pannella che, come sottolinea Zavoli, «attraverso la cosa pubblica interpella lo spirito democratico del Paese». Una questione  – sottolinea il presidente della commissione – che se non venisse risolta si risolverebbe comunque e con le sue dimissioni dalla Vigilanza. «La spaccatura del Cda Rai – ha dichiarato ufficialmente Zavoli- non solo da me fortemente temuta e nei limiti delle mie responsabilità quasi annunciata, rischia di ridurre l’efficacia e il vincolo dell’indirizzo espresso dalla Commissione parlamentare. Occorre ristabilire subito gli equilibri nel vertice Rai, specie ora che si affacciano adempimenti non meno delicati e gravosi». Del resto è questo lo stesso contenuto di una lettera indirizzata al presidente Garimberti e al Dg Masi due giorni fa. Missiva nella quale si chiedeva e senza mezzi termini di ripristinare le condizioni di equilibrio per gli schieramenti politici più penalizzati e proprio «dal mancato rispetto del regolamento riguardante le prossime elezioni europee, che sollecita misure riparatrici». Del resto – continua il presidente della Vigilanza – «quella pervenutami dal commissario Beltrandi, a nome della Lista Emma Bonino-Marco Pannella, è la prima tra le doglianze cui ho dato ufficialmente seguito. Sono in attesa di una risposta non più solo informale da un’azienda che ha una tradizione di costante e sollecito rispetto per istanze di questa natura. Sarebbe a mio avviso particolarmente iniqua, e in definitiva non comprensibile – conclude Zavoli – una deroga di fronte alla responsabilità che il problema ci pone». Sta di fatto che l’azienda in men che non si dica ha risposto. La Rai – hanno replicato i vertici di viale Mazzini – «ha assicurato la partecipazione di Marco Pannella ad Annozero» spiegano in una nota. «Inoltre – sottolinea ancora l’azienda in una nota – sono state date indicazioni alle strutture editoriali per definire con il leader storico dei radicali la sua presenza in altri programmi». La verità è che certamente questo non basta. Anche perché non è solo la lista Pannella ad essere oscurata dagli schermi. Poco, se non del tutto assente è, per esempio, lo spazio dedicato anche ad altri soggetti politici. Come del resto la stessa Rifondazione fortemente penalizzata nella presenza sulle reti pubbliche. Il tutto, mentre, al ocntrario, il premier trova spazio persino in un convegno, come quello di Confindustria, per esternare le sue dichiarazioni personali. Trova il tempo di inveire – denunciano gli stessi magistrati – contro l’Anm e l’intera giustizia sul caso Mills, contro le toghe rosse, contro l’avvocato Gandus giudicata «un’estremista di sinistra». E persino contro il parlamento definito «pletorico» dallo stesso Presidente del Consiglio. Parole – conclude di nuovo Ferrero – che davvero ricordano quelle di Mussolini sull’aula sorda e grigia. «Certo – aggiunge – forse il Cavaliere propone una strada più articolata di quella di Mussolini, per esautorare e svuotare i poteri del Parlamento ma l’obiettivo è lo stesso: arrivare a uno scenario istituzionale in cui il Parlamento non conta più nulla e tutti i poteri decisionali e legislativi stanno in capo al presidente del Consiglio, esattamente come Mussolini, alla faccia del rispetto della Resistenza e della Costituzione». L’unico auspicio è che gli italiani, al momento del prossimo voto, se ne rendano davvero conto.

Fonte: Liberazione

22 maggio 2009

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