Putin, lezioni all’Occidente


Lucia Sgueglia


Nella sua ultima conferenza stampa da presidente, nel giorno di San Valentino, il leader russo torna su tutti i temi più caldi del rapporto con Europa e Usa, criticandone i doppi standard e l’aggressività antirussa. La Russia, conclude, non può far altro che difendersi. E davanti a una platea record, in quasi 5 ore di show, mostra ancora una volta tutta la sua abilità di leader. Senza dimenticare l’ironia.


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Putin, lezioni all'Occidente

La Russia sarà “costretta” a puntare i propri missili verso Praga e Varsavia, se vi verrà installato lo scudo progettato dagli Usa. E anche in direzione dell’Ucraina, nel caso decidesse di ospitare basi Nato. Ma la colpa è tutta dell’Occidente, che continua ad avanzare militarmente verso le frontiere russe, “minacciando la nostra sicurezza nazionale”. Soffia sul fuoco Vladimir Putin, di fronte a una platea d’eccezione, nel giorno di San Valentino: Sala Rotonda del Cremlino, annuale conferenza stampa coi media russi e internazionali. L’ultima da presidente. Un appuntamento tradizionale dove tutti accorrono sapendo di trovarvi un Putin sciolto, informale, pronto a giudizi fuori dai denti e persino alla battuta. E Vladimir Vladimirovich non delude, come sempre. A cominciare dalla durata record dell’incontro: 4 ore e 40, 1363 giornalisti, 78 domande cui risponde senza pausa, infaticabile, colpo su colpo, sicuro e talvolta ironico, da politico consumato e aduso ai media qual è. Spontaneo il confronto con colui che tra poco siederà al suo posto, figura ancora opaca: “Medvedev sarà un ottimo presidente” assicura il leader russo. Che può vantare otto anni di successi e crescita. E li elenca tutti, cifra dopo cifra, una lunga serie di “più”. Accanto a qualche meno: inflazione al 12%, aumento dei prezzi, corruzione, divario sociale. La provincia reclama la parola: “Vengo da Vladivostok, delle riforme promesse non c’è traccia, che futuro avremo? Perche sa, vorrei presto un bambino” osa una ragazza. I fan sfegatati approfittano del calendario: “Vladimir Vladimirovich, vorrei consegnarle la mia Valentina”.
Ma è la politica internazionale a rubare scena e titoli. Offrendo al presidente russo il destro per lanciare critiche all’Occidente. L’indipendenza unilaterale del Kosovo? “Sarebbe un atto immorale e illegittimo”. E sintomo di doppi standard, come dimostra il caso di Cipro Nord, di cui “l’Europa dovrebbe vergognarsi”. Si rimprovera la Russia di essere aggressiva sospendendo il Cfe? Che dire allora, affonda Vladimir, di Washington che ancora rifiuta di ratificarlo? “In qualche modo dobbiamo pur difenderci” chiosa ricordando che Mosca “non ha mai iniziato per prima un conflitto, e cerca sempre il dialogo”. Si vedano i dossier Kosovo, Iran, Palestina. Incontenibile Putin. Frecciate anche per l’Osce che boicotta il voto russo: “Restino a casa a far minestrine.” La democrazia? Se la campagna elettorale è priva di suspense, è perché i russi appoggiano il corso attuale del paese. Difficile immaginare che questo stesso uomo sia pronto a mollare le redini del paese tra poco, quando diverrà premier, de facto numero due. “Appenderà il ritratto di Medvedev nella sua stanza?” scherza un corrispondente. “Lavoreremo costantemente insieme”, risposta ambigua. “In questi anni ho sgobbato da schiavo, e sono soddisfatto dei risultati. Ma non sono potere-dipendente”.

Fonte: lettera22 e Il Messaggero 

15 febbraio 2008 

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