Propaganda di guerra al Festival, i pacifisti adesso ritrovino la voce


Il Fatto Quotidiano


Intervista a Flavio Lotti, coordinatore della Marcia Perugiassisi.


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Flavio Lotti è l’organizzatore della Marcia per la pace Perugia- Assisi ed è uno dei punti di riferimento del movimento pacifista italiano. Sulla partecipazione di Zelensky a Sanremo non nasconde il disappunto: “Avrei applaudito la Rai se avesse dedicato il Festival alla fine di tutti i conflitti e al lancio di un appello corale contro tutte le guerre. All’interno di questa cornice, avrei visto di buon cuore l’intervento dei rappresentanti di tutti i popoli martoriati.
Anche Zelensky, che è uno di loro. Così com’è, purtroppo, la sua partecipazione è tutt’altra cosa ed ha tutt’altro significato.

Quale?

Così diventa la rappresentazione della guerra stessa: un altro atto di propaganda di guerra. Se vogliamo, in parte giustificata dal fatto che Zelensky rappresenta le vittime principali di questo conflitto. Ma purtroppo questa decisione rischia di gettare altra benzina sul fuoco, proprio come le armi che continuiamo a inviare in Ucraina.

C’è un movimento che prende forma per una manifestazione pacifista il 24 febbraio, a un anno dall’inizio dell’invasione di Putin. Voi ci sarete?

Considero positive tutte le iniziative che aiutano a far crescere la sensibilità per la pace. Noi ora abbiamo un altro impegno, stiamo lavorando per organizzare una marcia Perugia-Assisi nella notte tra il 23 e il 24 di febbraio, le assicuro che non è un impegno semplice: partiremo a mezzanotte, dovremmo affrontare il freddo e forse anche il maltempo. Ma ogni iniziativa è importante: bisogna mettere in campo davvero una mobilitazione ampia, diffusa e continua. Purtroppo gli appelli non bastano più.

Che momento sta attraversando il movimento pacifista? Dopo il successo della manifestazione di San Giovanni ha perso terreno?

Sono preoccupato, angosciato. C’è un ritardo, una difficoltà che va assolutamente superata. Per questo vogliamo passare quella notte in piedi, perché abbiamo bisogno di vincere la rassegnazione, lo sconforto. Un senso d’impotenza che nasce anche dal silenzio della politica. O ci svegliamo tutti quanti e decidiamo di prendere la parola, oppure ci ritroveremo sempre più poveri e sempre più esposti alle conseguenze di questa guerra. Non c’è ancora nessuna volontà di cambiare strada e quindi ci sarà un’altra carneficina in primavera, poi un altro tentativo di rivincita d’estate e così via: la catena mortale è già stata pianificata, bisogna spezzare questo schema.

Eppure i sondaggi sono unanimi nel ribadire che un’ampia maggioranza è contraria all’invio di armi in Ucraina.

Purtroppo questa maggioranza silenziosa è davvero silenziosa: non si sta facendo sentire. Capisco che la propaganda bellicista a reti unificate sia pesantissima, persino violenta in qualche momento, ma se non prendono la parola i cittadini, se non cresce un movimento permanente, dal basso, non ne usciremo. La manifestazione del 5 novembre è stata un momento importantissimo ma non basta, serve una partecipazione permanente.

Come si mobilità?

Noi non abbiamo la possibilità o gli strumenti di farci portavoce. Non c’è spazio nei media, anzi c’è un pestaggio mediatico nei confronti di tutti quelli che chiedono pace. Bisogna fare come i benzinai: farsi sentire. Purtroppo la partecipazione politica e civica in tutti questi anni è stata depressa, sbeffeggiata, tradita: ora lo paghiamo. So che è difficile, ma non si può delegare ai pacifisti di fare la pace come si delega ai militari di fare la guerra.

Almeno il mondo cattolico è compatto. Anche Paolo Ciani, ex responsabile di Sant’Egidio, alla Camera ha votato contro alle nuove armi a Kiev.

Anche tra di noi serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Non basta che il Papa esprima quotidianamente le ragioni di chi ripudia la guerra, c’è bisogno che diventi vita vissuta e praticata dall’intera comunità dei credenti e dei cattolici. Tutti siamo interrogati dalla gravità della situazione, nessuno si può chiamare fuori.

Tommaso Rodano

Il Fatto Quotidiano

29 gennaio 2023

 

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