Profughi eritrei, appello per evitare l’espianto di organi


Redattore Sociale


Alcuni prigionieri hanno chiesto ai loro familiari di versare dei soldi per aiutare un ragazzo che non può pagare il riscatto. Zerai: “Colpito più volte alla testa dai predoni con una sbarra di ferro”.


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Profughi eritrei, appello per evitare l’espianto di organi

Alcuni profughi eritrei ancora nelle mani dei trafficanti di uomini dei Sinai hanno chiesto ai loro familiari di versare dei soldi per aiutare un ragazzo che non può pagare. E che rischia di finire in una clinica clandestina in cui si pratica l'espianto di organi. A raccontare la vicenda è don Mosé Zerai, presidente dell'Agenzia Habeshia che riesce a mantenere i contatti telefonici con due diversi gruppi di profughi prigionieri dei beduini Rashaida. "Del primo gruppo sono rimasti in 27 – spiega il sacerdote -. Tra loro anche questo ragazzo che è stato colpito più volte alla testa dai predoni con una sbarra di ferro perché non ha chiamava nessuno all'estero per chiedere soldi". Inoltre, metà degli eritrei che facevano parte di un secondo gruppo, imprigionato nei pressi di El Gorah, ha pagato il riscatto di 10 mila dollari richiesto dai predoni e sono stati liberati. Restano in 16 nelle mani dei predoni. Il Gruppo EveryOne, invece, comunica che "nonostante sia stata confermata la presenza da 24 ore della task force egiziana deputata alla liberazione degli ostaggi" i beduini Rashaida hanno potuto continuare indisturbati i loro loschi traffici. "E' un fatto inquietante -commentano i co-presidenti dell'associazione- che si può leggere solo come l'incapacità o la mancanza di volontà da parte delle autorità egiziane di intervenire".

Fonte: Redattore Sociale

21 gennaio 2011

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