Premio Ilaria Alpi, il coraggio della giornalista siriana Hanadi Zahlud


Premio Ilaria Alpi


La testimonianza della vincitrice del premio speciale UniCredit. Tre volte in carcere per aver dato voce alle rivolte. Il suo appello: “In questo momento tre colleghi siriani rischiano la condanna a morte”.


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Hanadi Zahlut è, insieme alla blogger Yara Bader, una delle vincitrici del Premio Unicredit 2012, un riconoscimento speciale che il gruppo bancario, in accordo con la giuria del Premio Ilaria Alpi in corso a Riccione, assegna alle giornaliste che nel mondo si sono “distinte per valore e coraggio”.
 
Nata a Lattakia, città del nord ovest della Siria e principale porto del paese, Hanadi Zahlut di coraggio ne ha avuto molto quando, all'inizio della rivolta siriana contro il regime di Bashar al-Asad, ha deciso di continuare il suo impegno per promuovere il cambiamento democratico in Siria. Con lo pseudonimo Hiam Giamil (Hiam la bella) ha iniziato a diffondere attraverso Facebook i video che gli attivisti giravano per documentare le violenze perpetrate dagli uomini di al-Asad sui civili nel tentativo di reprimere le manifestazioni contro il governo.  
 
Se nel mondo arabo, ma anche in occidente, si sono potute vedere le immagini di quanto stava accadendo in Siria, è anche grazie al lavoro degli attivisti come Hanadi Zahlut, che sono riusciti attraverso la rete a trasmette i video a tv come Al Jazeera e Al Arabiya.  
 
Ad agosto del 2011, però, il regime ha scoperto che dietro “Hiam la bella” si nascondeva Hanadi Zahlut. Hanadi fu arrestata. “Era la prima volta – racconta – che il regime arrestava attiviste donne. Io avevo paura, certo, ma chi stava fuori aveva ancora più paura, perché non sapeva cosa sarebbe successo”.  
 
“Al di là dei disagi e della sofferenza per la fame e la sete – continua  Hanadi –, io ero preoccupata invece per quello che accadeva fuori. Pensare alle sofferenze delle donne, dei bambini e alle persone che continuavano a morire, mi ha dato la forza per resistere in carcere”.
 
Fui arrestata, spiega Hanadi, “per aver pubblicato in rete le foto di quanto accadeva alle manifestazioni e diffuso le opinioni delle persone che vi partecipavano. Era quello che facevano anche altri giornalisti e non c'erano leggi che consentissero al regime di incriminare Hanadi per questo”.
 
In seguito Hanadi è stata arrestata altre due volte, trascorrendo in tutto più di cinque mesi in carcere. Adesso vive in Francia, dove si è dovuta rifugiare. Ma il suo desiderio rimane quello di tornare in Siria.
 
Ora in Siria il governo bombarda le città e tortura quotidianamente gli oppositori. Gli scontri hanno coinvolto anche la capitale Damasco e dall'inizio della rivolta si contano più di 25mila vittime accertate. Per il regime, ormai, non esiste più alcuna possibilità di risolvere diplomaticamente il conflitto, afferma Hanadi: “Anche i cittadini sono coscienti che si tratta ormai di una questione di vita o di morte e, benché siano sconfortati per la mancanza di aiuti umanitari internazionali, sono comunque decisi ad andare avanti nella rivolta fino a rovesciare il regime”.  
 
Non è un conflitto tra musulmani alawiti e sunniti, sostiene Hanadi, “è una rivoluzione di tutto il popolo siriano che si è ribellato” a una dittatura divenuta ormai troppo opprimente. Gli alawiti, racconta, sebbene sia la fazione su cui si regge il potere di Assad, hanno inviato aiuti alle popolazioni del sud bombardate dal regime. Il governo, continua, ha provato a farlo apparire come un conflitto settario attraverso la propaganda, ma anche organizzando atti terroristici attribuendoli  ora a una ora all'altra etnia. Lei stessa, dice, è alawita, mentre l'amico e attivista che l'ha accompagnata al Premio Ilaria Alpi è sunnita.  
 
“Aver ricevuto il premio speciale UniCredit mi provoca due distinte emozioni – aggiunge Hanadi –: sono felice e lo dedico a tutti i giornalisti che sono impegnati in zone di conflitto, ma sono anche triste perché penso a tutti quelli che invece hanno perso la vita, come il giornalista francese Gilles Jacquier, premiato proprio qui all'Ilaria Alpi lo scorso anno e morto in Siria mentre faceva il suo lavoro”.
 
In questo momento, è l'appello di Hanadi, in Siria ci sono tre colleghi giornalisti, Hani Zaitani, Hussein Ghrair e Mazen Darwiche, che sono stati arrestati e rischiano di esser condannati a morte. “Se venissero giustiziati – conclude – sarebbe un grave attacco alla libertà d'espressione non solo per la Siria, ma per tutta la comunità internazionale”.
 
Sabato 8 alle ore 21, al Palacongressi di Riccione (via Virgilio 17) Hanadi Zahlut riceverà il riconoscimento nel corso della serata condotta da Tiziana Ferrario in cui verranno premiati i vincitori del Premio Ilaria Alpi. Impossibilitata a uscire dalla Siria, non potrà invece essere presente Yara Bader, che a collegherà a Riccione via Skype.
 
Domenica 9 alle 21.15, il Premio Ilaria Alpi si chiude a Villa Mussolini con un evento speciale: un appuntamento inedito sulla Grecia con Vinicio Capossela, Alberto Nerazzini di Report e i virtuosi Manolis Pappos e Vincenzo Vasi, organizzato insieme alla manifestazione “Incontri del mediterraneo” per celebrare il 90esimo anno dell’istituzione del Comune di Riccione
 
Il Premio Ilaria Alpi rientra nei festeggiamenti di Riccione 90. La cerimonia di premiazione e tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero. Il programma completo è disponibile sul sito www.premioilariaalpi.it.

Fonte: www.premioilariaalpi.it

8 settembre 2012

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