Perchè nessuna protesta si leva se ad un ex presidente USA e Premio Nobel per la pace viene impedito di entrare a Gaza?


Luisa Morgantini


20 palestinesi uccisi e tre soldati israeliani, nella Striscia si continua a morire. La comunità internazionale e la UE si adoperino per il cessate il fuoco e per la fine dell’embargo.


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Perchè nessuna protesta si leva se ad un ex presidente USA e Premio Nobel per la pace viene impedito di entrare a Gaza?

“Mentre continua a portare avanti la sua politica di isolamento e punizione collettiva nei confronti della popolazione civile palestinese a Gaza, il Governo Israeliano nega ad un ex capo di Stato di recarsi in visita nella Striscia; una decisione senza precedenti, quella adottata nei confronti dell’ex Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, Premio Nobel per la Pace nel 2002, e che da sempre si è dichiarato convinto sostenitore di un accordo di pace israelo-palestinese, fondato sulla creazione di due popoli e due Stati e denuncia la politica di apartheid. Una decisione che, se presa da qualsiasi altro Paese, avrebbe acceso polemiche e suscitato una vera rivolta mediatica sulla scena internazionale. Tanto più che Carter è stato anche mediatore nel 1978 a Camp David delle trattative del primo accordo firmato tra Israele e uno Stato arabo, l’Egitto.

Intanto la situazione nella Striscia di Gaza diventa ogni giorno più drammatica: la comunità internazionale e l’Unione Europea devono adoperarsi per l’immediato cessate il fuoco e per la fine di ogni atto di violenza, il cui prezzo viene pagato ancora una volta dalla popolazione civile. Ogni azione militare che ricade sulla popolazione civile, come è accaduto ieri nella Striscia di Gaza, va con forza condannata, alla luce del rispetto del diritto umanitario internazionale.

A questo si aggiunge il collasso dei servizi essenziali, dovuto al mancato rifornimento di carburante – di cui dal 9 aprile Israele ha cessato la distribuzione, decidendo di riaprire oggi la fornitura soltanto per la centrale elettrica. In un comunicato stampa di ieri, 8 agenzie delle NU hanno denunciato tali limitazioni nel rifornimento del carburante, le cui quantità non arrivano ad assicurare i bisogni elementari della popolazione civile. Anche la PMRS, una delle maggiori ONG che forniscono servizi sanitari a Gaza e nei Territori, ha lanciato un appello per l’imminente “disastro umanitario” e rischia di sospendere tutte le sue attività. Secondo quanto denuncia il Comitato Popolare contro l’Assedio di Gaza (PCAS, che fa parte della campagna portata avanti a Gaza, www.freegaza.ps), più dell’85% dei mezzi di trasporto privati e più del 65% di quelli adibiti ad uso sanitario, sono fermi da alcuni giorni per mancanza di carburante.

Ai palestinesi di Gaza continuano così ad essere negate le più basilari necessità e la possibilità di condurre una vita dignitosa; ancora una volta è la popolazione civile palestinese a subire una punizione collettiva di tale ampiezza, definita espressamente illegale dal diritto internazionale.

E’ di ieri la notizia diffusa dall’associazione israeliana Physicians for Human Rights e dalla Campagna per porre fine all’assedio di Gaza (www.end-gaza-siege.ps) dell’ennesimo rifiuto da parte del DCO (Ufficio di Coordinamento Israeliano) di concedere a malati palestinesi il permesso di recarsi in Israele o in Cisgiordania per ricevere le cure mediche adeguate; dall’inizio dell’assedio, sono 133 i palestinesi morti per aver ricevuto tale rifiuto; mentre attualmente sono 1562 i pazienti che necessitano di lasciare Gaza per cure urgenti. Il 13 Aprile per la quarta volta Islam Alassouli, un bimbo di 4 anni di Khan Younis non ha avuto il permesso di attraversare il valico di Erez, e recarsi in Israele per un trapianto di midollo osseo; senza ottenere alcuna spiegazione sulla ragione del rifiuto. Il tipo di trasfusione alla quale Islam dovrebbe essere sottoposto non può essere praticata a Gaza, dove a causa delle totali chiusure imposte da Israele, non solo attrezzature mediche complesse non sono disponibili ma anche farmaci di base cominciano a essere introvabili.

La comunità internazionale e l’Unione Europea non hanno più scuse; devono intervenire immediatamente, con più forza ed efficacia, per l’apertura immediata dei valichi di frontiera da e verso Gaza, per il rispetto degli obblighi della forza occupante secondo quanto sancito dal diritto internazionale e per un immediato cessate il fuoco da entrambe le parti.

Per info Luisa Morgantini, Vicepresidente del Parlamento Europeo

luisa.morgantini@europarl.europa.eu; www.luisamorgantini.net

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