Per Gaza 4,5 miliardi di dollari “Aiuti vincolati alla pace”


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Dollari e politica. Ricostruzione materiale e rilancio di una prospettiva di pace che dia soluzione al conflitto israelo-palestinese. Così la Conferenza di Sharm el-Sheik. Con un convitato di pietra: Hamas.


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Per Gaza 4,5 miliardi di dollari “Aiuti vincolati alla pace”

Quattro miliardi e mezzo di dollari. Per ricostruire la Striscia. Per dare corpo ad una speranza di pace. Il volto di un “nuovo Medio Oriente” viene abbozzato a Sharm el-Sheik. A tratteggiarlo sono i partecipanti alla Conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione della Striscia di Gaza. La prima priorità per Gaza è arrivare ad un cessate il fuoco e che il cessate il fuoco sia mantenuto, insieme a quella di raggiungere un intesa e una distensione tra israeliani e palestinesi, afferma il presidente egiziano Hosni Mubarak nel suo discorso di apertura della Conferenza. Decisivo è il fattore tempo. Perché il tempo in Medio Oriente non lavora per la pace.

Soldi e Politica
Entro la fine dell’anno bisogna realizzare una conferenza di pace per il Medio Oriente, “anche imponendola”, perché è ora di “assumersi il rischio della pace. E’ una questione di volontà: se vogliamo aspettare che si realizzino le condizioni per la pace si dovrà aspettare a lungo, facciamo del 2009 l’anno della pace”. A sostenerlo è il presidente francese, Nicolas Sarkozy, copresidente della Conferenza di Sharm el-Sheik. Sarkozy ha esortato tutti i palestinesi a riunirsi in un “governo di unione nazionale” guidato dal presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). “Lo status quo – rimarca il capo dell’Eliseo – alimenta il terrorismo, non dà vantaggi che agli estremisti, boicotta i dirigenti arabi moderati. Io sono convinto che il tempo lavori contro di noi.
E’ arrivato il momento di rivoluzionare le agende per risolvere un conflitto che non è regionale, ma mondiale nelle sue conseguenze”.

La prima di Hilary

“La nostra risposta alla crisi attuale non può essere separata da sforzi per una pace durevole e attraverso la fornitura di aiuti umanitari vogliamo garantire le condizioni per creare uno stato palestinese che sia partner  di pace con Israele e con i vicini arabi”. Aiuti e politica. Un intreccio indissolubile nelle considerazioni della neosegretaria di Stato Usa, Hillary Clinton. “Dobbiamo andare avanti per raggiungere i nostri obiettivi – aggiunge Hillary Clinton – e opereremo per questo con i nostri partner palestinesi, Abbas e Fayyad (Mahmud Abbas Salam Fayyad, rispettivamente presidente e primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Anp, ndr.). Dobbiamo cercare un metodo a lungo termine e non basta rispondere ai bisogni urgenti del popolo  palestinese. “La comunità internazionale – avverte – deve collaborare con l’Anp per realizzare tutti gli impegni: è tempo di fermare il circolo delle violenze, di mettere fine alle perdite di vita umana, ed è tempo che le autorità competenti palestinesi possano creare un nuovo stato.
Il Quartetto e la Lega Araba hanno concordato sul fatto che il futuro governo palestinese sia impegnato su principi e obiettivi dell’Olp, che soltanto possono realizzare gli interessi del popolo palestinese. Come ha detto il presidente Obama gli Usa parteciperanno a questi sforzi attivamente e con intensità per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania”.
“Solo agendo ad esso possiamo trasformare questa crisi in un opportunità che ci avvicini ai nostri obiettivi comuni”, conclude la Clinton da oggi e per due giorni sarà impegnata in una missione ufficiale in Israele e nei Territori palestinesi. Gli aiuti non sono separabili dalla pace. Un concetto che riecheggia nell’intervento di Silvio Berlusconi.
L’Italia, annuncia il presidente del Consiglio, stanzierà 100 milioni di dollari per la ricostruzione di Gaza e annuncia che un “Piano Marshall” per i Territori sarà una delle priorità del prossimo G8 di cui l’Italia ha la presidenza. A Sharm el-Sheik c’era un “convitato di pietra”: Hamas. E da Gaza, il movimento islamico fa sapere la sua sulle conclusioni della Conferenza. “E’ triste e sbagliato che (a Sharm el-Sheik ) si sia parlato di ricostruire la Striscia di Gaza senza coinvolgere il governo che gestisce questo territorio”, afferma Ahmed Youssef, vice ministro degli Esteri dell’esecutivo di Hamas. Tuttavia, aggiunge, Hamas “ apprezza gli impegni di coloro che hanno promesso fondi per ricostruire ciò che è stato distrutto da Israele”.

Fonte: L'Unità 

3 marzo 2009

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