Parole, parole. Benvenuto Presidente Obama


Zvi Shuldiner


Cattive relazioni personali tra Obama e Netanyahu nascondono comuni interessi strutturali. La guerra all’Iran e’ al primo posto dell’agenza del viaggio del presidente Usa.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Dal momento in cui è stata resa nota l'insperata visita sono cominciate le speculazioni sul suo significato e le incognite sono grandi. Mentre all'inizio si parlava di una visita di amici e che il presidente non sarebbe venuto con un piano concreto sembrerebbe ora che la delegazione americana vorrebbe fare qualcosa – e lasciamo questo qualcosa sufficientemente vago.

Negli ultimi quattro anni le relazioni personali tra Obama e Netanyahu sono state cattive, se non pessime. Ma questo non vuol dire che l'appoggio americano a Israele non sia stato significativo. La visione delle relazioni internazionali centrate sulla sfera personale di solito fa dimenticare che le questioni strutturali sono predominanti.

Il presidente americano ha parlato in modo brillante al Cairo quattro anni fa, sembrava che si sarebbe aperta una nuova era e questo ha portato un sorprendente premio Nobel per la pace a Obama prima che facesse qualcosa di più che parlare. La politica americana è stata più moderata che negli anni di Bush ma gli interessi imperialisti hanno continuato ad essere predominanti. In politica interna, l'uscita parziale dalla crisi economica non ha significato un cambiamento reale della struttura costruita negli ultimi decenni dal neoliberismo. Invece di iniettare enormi somme per iniziare un cambiamento reale nel settore produttivo, di aiutare direttamente chi perderebbe la propria casa per mano di una banca, ingenti somme sono state dedicate alla "cura" del settore finanziario, le imposte per i ricchi hanno continuato ad essere significative, i grandi profitti dell'1 per cento degli americani hanno continuato a fiorire a discapito del 99 per cento.

La politica estera americana è cambiata in retorica. La concezione e le falsità di Bush hanno portato a rovesciare Saddam Hussein e poi gli americani in pochi anni hanno trovato un Iraq più vicino all'Iran. Il regime corrotto di Karzai continua ad essere protetto dalle forze americane e Obama si è potuto aggiudicare un gran successo: l'assassinio di Bin Laden e il crescente uso di aerei senza pilota per assassinare degli ipotetici o veri terroristi.

Mentre Tunisi e l'Egitto sembravano riflettere un cambiamento di moderazione dal punto di vista americano, l'uso della forza dell'occidente in Libia ci ha fatto ritornare al vecchio interventismo. In Siria il sangue scorre, più di 70 mila vite sono il prezzo della politica americano-russa: intervengono un po' – "discretamente" – e continuano a combattere per vedere chi guadagna un po' di terreno nell'arena siriana. La stupida cecità dei superpotenti già permette di intuire un caos terribile, un prezzo di vite umane altissimo e un futuro incerto. Però una Siria indebolita significa indebolire l'Iran, allo stesso tempo la retorica turca non può far dimenticare che si tratta di un alleato dell'Occidente e la guerra in Siria ha indebolito enormemente l'asse turco-iraniano.

Gli Usa e l'occupazione israeliana
La maggior indipendenza degli Usa in materia di petrolio e energia è un altro fattore. Combinato con l'incertezza rispetto al cambiamento in Egitto rende chiaro che la questione israelo-palestinese non è più una grande minaccia alla stabilità del Medio oriente. La retorica americana e le cattive relazioni tra Obama e Netanyahu hanno coperto il vero quadro. Gli americani hanno continuato sostenendo la politica israeliana anche in casi problematici come il voto per la Palestina all'Assemblea generale dell'Onu. Solo calcoli sbagliati hanno portato gli americani all'appoggio cieco del negazionismo israeliano. La retorica americana rispetto ad una roadmap di una possibile pace e l'illegalità degli insediamenti nei territori occupati non possono far dimenticare la verità: Israele cambia la realtà geografica e demografica con passi da gigante. I dollari americani sono parte della base economica che permette di continuare con l'espansionismo israeliano. Gli Usa vedono in Israele un alleato fedele nella regione. La retorica americano-israeliana rispetto ai "valori comuni" non può nascondere che il sistema razzista che vige nei territori occupati si fa ogni giorno peggiore: la brutalità dell'occupazione è ormai un'abitudine che non interessa al mondo. Obama parlerà brillantemente a Gerusalemme mentre i coloni e i loro alleati continueranno a costruire le loro case nei territori occupati, la retorica di un Israele democratico non potrà nascondere la crescente erosione dei valori democratici nel paese, con un 20 per cento dei suoi cittadini arabi ogni giorno più discriminati.

I colloqui tra i due leader
Le discussioni del presidente americano con la leadership israeliana si concentreranno su vari temi. Netanyahu continuerà esprimendo la necessità di recitare di fronte all'Iran per frenare la costruzione di armi atomiche e chiamerà all'attacco. Gli americani sono preoccupati dalla necessità di frenare Israele che potrebbe tentare un assurdo e suicida attacco in primavera o all'inizio dell'estate. L'attuale governo israeliano potrebbe essere più estremista e avventuriero sulla questione iraniana che il precedente. La seconda questione si riferisce alla Siria. Israele ha cercato di tenersene lontano ma il prolungamento della guerra interna inizia a preoccupare gli israeliani mentre gli americani da parte loro vorrebbero vedere più chiaramente un avanzamento dei loro alleati in Siria a spese dei russi e del loro alleato Assad.

Pace? La posizione americana non sembra essere molto promettente in materia. Senza riunificazione di Abu Mazen e dell'Olp con Hamas, con un Egitto turbolento che non può aiutare molto, il futuro dei negoziati è molto incerto. È difficile credere che gli americani siano disposti a fare le poche cose che potrebbero portare ad un accordo: fermare completamente l'appoggio economico,militare a Israele se non cambia drasticamente la sua politica che non è solo colonialista ma rende impossibile una pace reale.Poche ore prima dell'arrivo di Obama, è arrivato a Gerusalemme il Segretario di Stato Kerry e si dice ritornerà sabato sera per informare Gerusalemme dell'incontro di Obama con il re giordano.

Obama stesso ha fissato un incontro non programmato con Netanyahu venerdì dopo il suo faccia a faccia con Abu Mazen. Gli ottimisti affermano che questo significherebbe che il presidente americano vuole seriamente far muover il processo. Gli americani potrebbero, ma i loro interessi di superpotenza prevalgono ed è molto difficile essere ottimisti in Israele o in Palestina. Dopo la gran messa in scena di parole dei prossimi giorni sembrerà che nubi molte oscure si avvistino all'orizzonte. Grandi discorsi, abbracci, sorrisi e cocktail, migliaia di giornali informeranno di questo, senza vedere terre strappate, manifestanti feriti o morti, migliaia di prigionieri nelle carceri e una pace reale sempre più lontana.

(traduzione di Giuseppe Acconcia)

Fonte: Nena News

20 marzo 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento