Obama ammaina la bandiera. La guerra in Iraq è finita


Glauco Maggi


Entro fine mese via gli ultimi 4 mila soldati. Panetta: non è stato un sacrificio vano. Qual è il bilancio della guerra?


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Obama ammaina la bandiera. La guerra in Iraq è finita

La bandiera americana è stata ammainata a Baghdad ponendo termine all’intervento iniziato il 20 marzo del 2003 che ha portato alla rimozione del regime di Saddam Hussein. La cerimonia, in una zona protetta a ridosso dell’aeroporto di Baghdad, è avvenuta alla presenza del capo del Pentagono Leon Panetta e del capo degli Stati Maggiori Congiunti, Martin Dempsey, ma senza autorità irachene. Si chiude così un conflitto durato quasi 9 anni, costato 4487 morti e 32 mila feriti agli americani e che ha causato oltre centomila vittime irachene. «Non è stato un sacrificio invano – ha detto Panetta – perché ha consentito all’Iraq di mettere da parte la tirannia, offrendo speranze di pace e prosperità alle future generazioni».

La cerimonia di Baghdad segue la visita a Washington del premier iracheno Nouri al Maliki e il Pentagono sottolinea il momento affermando che «la bandiera ammainata non sventolerà più in Iraq perché da oggi la missione è finita». George W. Bush lanciò l’attacco per rimuovere il regime di Saddam centrando l’obiettivo nell’aprile 2003 ma la scelta di intervenire con la motivazione della presenza di armi di distruzione di massa spaccò la nazione perché tali ordigni non sono stati trovati. Barack Obama, contrario all’intervento dal 2002, ha scelto di «consegnare alla storia il giudizio sull’inizio del conflitto» per mettere l’accento sull’omaggio agli oltre 1,5 milioni di soldati che «hanno servito rendendo onore alla nazione». In Iraq restano 4000 soldati Usa, rientreranno entro fine mese ma Obama ha ordinato di posizionarne altrettanti in Kuwait, in caso di emergenze. I timori dei comandi Usa riguardano la capacità degli iracheni di mantenere la sicurezza interna come anche di evitare le infiltrazioni iraniane.

di Glauco Maggi, corrispondente daNew York

Fonte: La Stampa

16 dicembre 2011

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Qual è il bilancio della guerra in Iraq?

Domande&Risposte

di Glauco Maggi, corrispondente daNew York

Entro fine dicembre le ultime truppe Usa rientreranno in patria. La guerra in Iraq, dopo quasi nove anni, è finita entrando nella Storia. Quando è cominciata l’«Operazione Libertà in Iraq»?
Il 20 marzo del 2003 con i bombardamenti sulla capitale Baghdad e la contemporanea invasione delle truppe degli Usa, sotto George W. Bush e della Gran Bretagna, sotto Tony Blair e di altri Paesi.

Quanto è costata in vite e in soldi?

Solo per la parte americana i soldati morti sono stati circa 4500, i feriti decine di migliaia e gli amputati gravi oltre 500. In tutto i militari della coalizione uccisi sono stati oltre 4800. Con gli americani, si contano 179 britannici, 33 italiani, 30 polacchi, 21 australiani, 18 ucraini, 13 bulgari, 11 spagnoli e 41 di 16 altre nazionalità. Tra gli iracheni le stime variano da 110 a 150 mila caduti per azioni violente. I miliardi di dollari spesi sono stati 800 miliardi.

Perché gli Usa e la Gran Bretagna hanno deciso l’intervento armato?

I due governi avevano raggiunto la conclusione che l’Iraq avrebbe potuto usare contro gli interessi dei loro Paesi e degli alleati nella regione medioorientale quelle «armi di distruzione di massa»che i servizi segreti occidentali ritenevano fossero negli arsenali di Saddam, dittatore da 24 anni.

Chi ha autorizzato la guerra?

Nel 2002 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu votò la Risoluzione 1441 che chiedeva all’Iraq di cooperare consentendo agli ispettori dell’Agenzia Nucleare di verificare sul campo che Saddam non possedesse WMD (Weapons of Mass Destruction). Riferendo all’Onu il comportamento di Saddam, il capo ispettore Hans Blix disse che la collaborazione era «attiva» ma non «senza condizioni» e non «immediata». Quindi non soddisfacente.

C’erano o no queste armi?

Non c’erano. Dopo l’occupazione del Paese, le ricerche delle WMD sono state infruttuose.

La eliminazione delle WMD è stata la sola motivazione della Guerra?

All’interno del governo Usa giocò un ruolo anche la convinzione che Saddam ospitasse e appoggiasse Al Qaeda, ma una vera alleanza non fu provata. Vero invece che Saddam pagava 25 mila dollari alle famiglie dei palestinesi che facevano attentati suicidi e aveva fatto stragi di civili tra i curdi e gli sciiti. Motivi che indussero Bush alla resa dei conti con Saddam.

Ci furono quindi anche motivi ideologici?

I neocon offrirono una base teorica, che il presidente fece sua come Dottrina Bush, per la «diffusione della democrazia» come obiettivo strategico per la sicurezza mondiale. La Primavera Araba, secondo molti storici, viene da lì.

Chi ha autorizzato l’intervento militare?

L’11 ottobre 2002 il Senato Usa votò a larghissima maggioranza bipartisan la Risoluzione Congiunta che autorizzava il comandante in capo a usare le forze armate contro l’Iraq. Il 5 febbraio 2003 il Segretario di Stato Usa Colin Powell presentò al Consiglio di Sicurezza le prove del supposto piano di preparazione delle WMD da parte di Saddam. Di lì a poco presero forma con l’operazione «Shock and Awe» le «serie conseguenze» votate dall’Onu e implementate da Usa e alleati, mancando una ratifica finale del Consiglio di Sicurezza che impegnasse tutti i membri.

Chi erano gli alleati di Bush?

Anche se è stato accusato d’aver agito «unilateralmente», la Coalizione dei Volonterosi contava una trentina di nazioni, di cui 23 hanno avuto almeno un soldato morto

Quanti militari sono scesi in campo nella prima fase dell’invasione?

Gli Usa avevano 248 mila soldati, i britannici 45 mila, gli australiani 2000 e i polacchi quasi 200. Le truppe della milizia curda contavano 70 mila effettivi.

Come è stato il conflitto sul piano militare?

Altalenante. Baghdad cadde subito, il 9 aprile 2003, e il 1 maggio Bush fece la sciagurata apparizione con alle spalle il manifesto «Missione Compiuta» sulla nave USS Abraham Lincoln. Saddam fu preso come un topo in una buca con l’Operazione Alba Rossa il 13 dicembre, processato e giustiziato un anno dopo. Poi ci fu la reazione interna: i sunniti fedeli a Saddam cacciati dal potere, gli sciiti ultrà di Al Sadri, e Al Qaeda in Iraq guidata da Abu Musab al-Zarqawi (eliminato nel giugno 2006) scatenarono attentati e assalti contro le truppe (Falluja la pagina più nera).

Come si è risolto il conflitto?

Bush ha licenziato Rumsfeld dal Pentagono e l’ha sostituito con Robert Gates (che poi Obama ha confermato). E ha dato pieni poteri e 30 mila soldati a David Petraeus che ha operato la contro-insurrezione vincente.

Fonte: La Stampa

16 dicembre 2011

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