Non si uccidono così neanche gli animali


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Gaza in fiamme. Israele schiera soldati anche a terra.


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Non si uccidono così neanche gli animali

Il giorno dopo l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, i raid non si fermano. Non sono bastati i 271 morti che le fonti mediche palestinesi hanno contato insieme a 620 feriti. Nella Striscia è panico: un corrispondente della tv araba Al Jazeera, Walid Armoun, racconta che “molti abitanti ci hanno riferito di ricevere telefonate nelle loro case: all'altro capo del filo una voce che si presenta come “Esercito d'Israele” li avverte che devono lasciare le case perchè saranno obbiettivo dei missili”. “I Jet F16 israeliani e gli elicotteri – racconta ancora Armoun – stazionano nel cielo praticamente in modo perpetuo e fanno partire i loro missili colpendo i luoghi da dove partono i razzi dei miliziani di Hamas, immediatamente dopo il loro lancio”.

L’ultima incursione aerea dell’aviazione israeliana ha colpito Al Saraia, il complesso di edifici che ospita il quartier generale della sicurezza di Hamas e degli uffici del governo. Secondo la tv araba Al Jazeera un missile avrebbe “raso al suolo anche il carcere principale” di Hamas, che si trova nello stesso complesso, e non esclude che “sotto le macerie del carcere” ci siano numerosi detenuti che sarebbero “con ogni probabilità” morti. Un altro raid ha preso di mira la sede della Provincia di Rafah, nel sud della Striscia. Poco prima, a finire in fiamme era stato un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, così come tutte le case circostanti.

Le autorità israeliane confermano che l’offensiva andrà avanti, e il ministro della Difesa Ehud Barak ha spiegato di non aver avuto alternativa: “Hamas ha violato ripetutamente la tregua – dice – li abbiamo avvertiti più volte attraverso vari canali e alla fine non ci hanno lasciato scelta. Sono sette anni che ci bombardano con i loro razzi e i loro mortai – prosegue in un’intervista alla Bbc – ne hanno lanciati migliaia contro il nostro territorio, tre anni fa ce ne siamo andati da Gaza e hanno continuato, non potevamo più accettare una situazione del genere, nessun altro paese lo avrebbe fatto”.

Insomma, per Barak, “è giunta l'ora di combattere: non voglio illudere nessuno: l'operazione non sarà facile e nemmeno breve”. Ma l’operazione Piombo Fuso, oltre che dal cielo potrebbe colpire anche da terra. “Siamo pronti a tutte le eventualità e se necessario impiegheremo le truppe per difendere i nostri cittadini”, ha detto il ministro Barak, che sta già facendo schierare centinaia di soldati con mezzi sulla frontiera sud di Israele.

Rischia di accendersi una nuova Intifada. Il leader politico di Hamas Khaled Meshaal, esiliato a Damasco, ha chiamato al martirio i palestinesi, promettendo che “la resistenza continuerà con nuove operazioni suicide”. Sabato i palestinesi hanno risposto all’attacco israeliano lanciando razzi Qassam oltre il confine. Un missile ha centrato un appartamento uccidendo un israeliano di 55 anni e ferendone altri quattro.

Nella risoluzione del conflitto è cruciale il ruolo dell’Egitto, che sabato sera ha finalmente riaperto il valico di Rafah per consentire il passaggio dei medicinali e dei soccorsi. Ora però, sono proprio le autorità egiziane a denunciare la mancata collaborazione di Hamas: “Noi – dicono – abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino, ma questo non è permesso loro”. Domenica, proprio a Il Cairo, si sono incontrati i ministri degli Esteri della Lega Araba, mentre circa duemila egiziani hanno manifestato per protestare contro l'attacco israeliano, accusando di “complicità” il presidente egiziano Hosni Mubarak, che giovedì aveva ricevuto il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. In realtà, Mubarak sabato ha condannato “le aggressioni militari israeliane” e ha attribuito “ad Israele la responsabilità, in quanto forza di occupazione, dei morti e dei feriti.

Da Il Cairo ha parlato anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen: se le fazioni palestinesi avessero continuato il dialogo – sostiene – si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza. “Noi vogliamo proteggere la striscia di Gaza e non vogliamo, come dicono altri, la sua totale distruzione”, ha detto il presidente dell'Anp riferendosi alla dichiarazione del premier del governo di Hamas, Ismail Haniyeh, secondo il quale non bisognerà arrendersi “neanche se tutta Gaza sarà distrutta”.

Fonte: L'Unità – 28 Dicembre

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