Marcia: una bella storia da San Francesco a Capitini


Uno dei 200.000 in marcia


Perugia-Assisi 2011. Io c’ero… Da Civitavecchia un partecipante con il desiderio di un mondo diverso possibile, la consapevolezza di non essere soli nel credere in qualcosa di Alto, la volontà di metterci la faccia (e i piedi).


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Marcia: una bella storia da San Francesco a Capitini

Eccomi qui di nuovo a raccontarci una bella storia, stavolta bella sul serio.
Una Storia che parte da lontano: 50 anni fa, un gruppetto di uomini di Buona volontà raccolse un messaggio rivoluzionario iniziato 700 anni prima, quando un piccolo grande Uomo di nome Giovanni, detto Francesco, con la sua vita e le sue opere rivoluzionò completamente il mondo. Il poverello d’Assisi scaraventò in faccia all’opulenza del tempo, non tanto diversa da quella di oggi, il Rispetto, l'Umana fratellanza, l'Amore per la Vita e per tutte le creature.
Quel pensiero 50 anni fa è stato sviluppato, trasformato nei metodi e adeguato ai tempi delle tecnologie, da coraggiosi pionieri capitanati da Aldo Capitini; ancora oggi quel pensiero suda, cammina, canta, prega, discute, si confronta, urla, mangia un pasto frugale, si tiene per mano per le strade di Francesco.
Uomini, donne, bambini, anziani, giovani, suore, sacerdoti, impegnati e cani sciolti, tutti fusi in unico ideale: “… porre fine ai pericoli delle guerre, liberare i mali dell’imperialismo, del colonialismo, dello sfruttamento economico”.
Sono parole importanti, semplici pronunciate dal promotore Capitini, attuali come ieri, poco si è fatto, molto c’è ancora da fare, le marce non saranno mai troppe.
Un serpentone coloratissimo si snoda per le strade, sindaci, scout, società civile, gonfaloni dei comuni, bande musicali, scuole elementari e superiori, professori, operai, sindacalisti, politici, tutti in fila, tutti in cammino verso Assisi. Assisi incarna quello che l’uomo pensava fosse impossibile e si è rivelato concreto, le bandiere che fanno da cornice sono arcobaleno che si staglia lungo la strada, un fiume in piena di buona volontà, i sorrisi, gli abbracci e le parole di conforto a chi soffre lungo la sfacchinata rendono la Marcia una passeggiata di solidarietà.
Ma cosa c’è dietro la Marcia? C’è il desiderio di un mondo diverso possibile, la consapevolezza di non essere soli nel credere in qualcosa di Alto, la volontà di metterci la faccia (e i piedi).
La strada da sempre accomuna, unisce, affratella, permette condivisioni impensabili, camminando si tocca con mano la propria vita in cammino, mai ferma, i paesaggi che scorrono ai fianchi indicano che nulla è fermo.
Si parte in tanti, si raccolgono gruppi per strada, si raggiunge Assisi di pomeriggio e lo spettacolo che appare è un fiume di gioia. Tutti sono parte del progetto di Vita da anteporre all’incubo della Morte, oggi più che mai è necessario prendere posizione per il nostro futuro, per i nostri figli, per le nuove generazioni vessate dall’incertezza del domani.
C’è chi dice che a nulla servono le Marce, i successi del pacifismo sono sotto gli occhi di tutti, la fine della guerra Fredda era un’utopia, così come un’Europa senza blocchi armati contrapposti, la Corte Penale Internazionale è realtà, la messa al bando delle mine antiuomo, tutte questioni immaginate, volute, fortemente pretese dai pacifisti ora sono realtà da mettere in discussione.
Sono da sempre le persone pacifiche come Francesco d’Assisi che hanno dato improvvise sterzate alla storia, rischiando in prima persona, sono uomini come Aldo Capitini che hanno ripreso in mano il volante di un'automobile senza controllo, sono tutti i partecipanti alle Marce che fanno da combustibile a idee che non moriranno mai, in fondo molti di quelli che erano in marcia ieri sono inguaribili sognatori, marciare stanca, ma serve a tutti.
 
Enrico Paravani

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