Libia. Nuove elezioni e nuove defezioni


NEAR EAST NEWS AGENCY


La commissione elettorale propone il voto per rinnovare il parlamento sotto attacco. Sempre più militari e capi dell’esercito che si uniscono all’ex generale Haftar.


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libianewscn

 

Elezioni parlamentari tra un mese: questa la ricetta del governo di Tripoli allo sfacelo delle autorità libiche del post-Gheddafi. Mentre il Paese è nel caos, ostaggio di parte dell’esercito di ex generali e agenti CIA, la commissione elettorale ha proposto di tenere nuove elezioni il prossimo 25 giugno così da trovare una soluzione politica all’attacco al Parlamento di tre giorni fa, guidato dall’ex militare Haftar. Ovvero, modificare di nuovo la composizione del Congresso Nazionale.

Haftar è stato chiaro: obiettivo delle operazioni lanciate a Bengasi e Tripoli è la cancellazione dei movimenti islamisti e dei Fratelli Musulmani dal Paese, a cominciare dal governo la cui guida era stata assunta da pochi giorni da Ahmed Maiteq, uomo d’affari vicino alla Fratellanza libica. L’attacco al parlamento, guidato dai fedelissimi di Haftar e dalle milizie al Zintan, è giunto proprio in concomitanza  con l’annuncio del nuovo esecutivo targato Maiteq.

E mentre i Fratelli Musulmani accusano il generale in pensione di “guidare  una controrivoluzione alleandosi con i resti delle forze di Gheddafi”, Washington organizza l’evacuazione dello staff diplomatico e prende le distanze: “Non abbiamo avuto contatti con lui recentemente – si è affrettato a far sapere il Dipartimento di Stato – Non sosteniamo le sue azioni, né lo abbiamo assistito in tali operazioni”.

Da venerdì la Libia è nel caos, dopo l’avvio dell’operazione Karama da parte dell’ex generale anti-gheddafiano Haftar: a Bengasi l’attacco ai quartier generali dei movimenti islamisti ha provocato almeno 80 morti, seguiti dall’attacco al parlamento in Tripolitania. Mentre uno dei comandanti di Al Zintan dichiarava in tv la sospensione delle attività parlamentari, i deputati erano costretti a lasciare la sede del Congresso Nazionale e a rifugiarsi in un hotel della capitale dove stanno tenendo le riunioni parlamentari. Il parlamento, da parte sua, è paralizzato, diviso tra islamisti e laici con i primi maggioranza parlamentare ma divenuti il target dell’auto-dichiarato Esercito Nazionale Libico.

Dopo l’ex premier fuggito in Europa, Ali Zeidan, e il comandante delle Forze Speciali libiche e numerose stazioni di polizia e basi militari da Tobruk a Bengasi, a sostenere l’operazione di pulizia voluta da Haftar si sono aggiunti altri vertici dell’esercito regolare libico: stamattina il capo dello staff dell’aviazione militare, il brigadiere Jomaa al-Abani, ha annunciato la sua partecipazione all’Operazione Karama contro le milizie islamiste in Cirenaica. Al-Abani in un discorso tv ha fatto appello al resto dell’esercito di Tripoli perché si unisca ad Haftar: “Sono con il popolo libico contro ogni forma di terrorismo”.

L’attuale caos libico è la prova della mancanza completa di controllo del Paese da parte delle autorità ufficiali: l’operazione lanciata da Haftar mostra come chiunque sappia porsi a capo di milizie armate possa rappresentare l’alternativa per chi non ha ancora accettato la svolta politica del post-Gheddafi, esercito in testa. Il numero sempre maggiore di defezioni dall’esercito regolare sono la dimostrazione lampante della crisi interna che vive il Paese, spaccato tra centro e periferia, tra laici e islamisti, tra tribù, anti-gheddafiani e nostalgici del colonnello.

Fonte:  http://nena-news.it

21 maggio 2014

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