Legge di stabilità, Fish e Fand protestano insieme: in piazza il 31 ottobre


Redattore Sociale


Stessa strategia per le due federazioni che rappresentano le persone disabili, entrambe alla manifestazione “Cresce il welfare, cresce l’Italia” per chiedere al governo di puntare sulle politiche sociali. La Fish è fra i promotori, la Fand aderisce.


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fish

Un percorso comune per incidere sul testo della legge di stabilità e renderlo più rispondente alle reali esigenze delle persone con disabilità: le due federazioni che riuniscono le principali associazioni di persone disabili, la Fand e la Fish, seguono la stessa strategia, e mettendo in evidenza la necessità di modificare il documento scendono in piazza entrambe il prossimo 31 ottobre, all’interno del contenitore “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, rete che accoglie una parte del mondo del Terzo settore. Uno spazio ben più ampio del solo universo legato alle associazioni di persone disabili, che rende evidente la portata generale della rivendicazione avanzata all’esecutivo: per far crescere il paese occorre non tagliare, ma scommettere e puntare proprio sul welfare e sulle politiche sociali.

La Fish (Federazione italiana superamento handicap) è una delle realtà che ha costituito la rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia”. Il suo presidente, Pietro Barbieri, non perde occasione per ricordare che i tagli alle politiche sociali, alla sanità, ai trasferimenti agli enti locali, portati avanti dai governi negli ultimi anni, hanno comportato una “riduzione drammatica dei servizi per le famiglie, le persone con disabilità, gli anziani non autosufficienti”. La legge di stabilità del governo Monti non è che “l’ennesimo atto di una tragedia iniziata quattro anni fa”, con effetti tanto più gravi quanto più si ricorda che “la disabilità e la non autosufficienza sono la prima causa di impoverimento” nel nostro paese. I toni usati verso il governo sono duri: “Non possiamo credere ancora agli slogan dell’equità e della coesione quando le destinazioni alla spesa sociale sono pressoché azzerate, quando così tante famiglie sono alla disperazione e così pochi disabili possono contare sui propri diritti umani”. Da qui la richiesta di “un’inversione di tendenza” sulle politiche sociali, piattaforma della manifestazione del 31 ottobre che la Fish organizza insieme alle realtà della rete.

La Fand (“Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità” che riunisce Anmic, Anglat, Anmil, Arpa, Ens, Uic ed Unms), l’altra più importante realtà federativa nel mondo della disabilità, ha scelto di aderire alla protesta del 31 ottobre, condividendone dunque l’impostazione generale. Al di là dell’eliminazione dell’ipotesi di tassare le pensioni e le indennità di invalidità, nel testo del governo ci sono ancora “provvedimenti penalizzanti” e tagli che di fatto rimettono in discussione “l politiche sociali e i diritti di cittadinanza”. Necessario dunque, secondo la Fand, “difendere e promuovere le molteplici necessità del mondo della disabilità in materia di non autosufficienza, lavoro, integrazione scolastica, sanità, e riabilitazione protesica”. E la scelta per farlo è proprio l’adesione alla manifestazione del 31 ottobre.

Già due anni fa, in occasione della manovra economica del governo Berlusconi che prevedeva di toccare le indennità di accompagnamento e innalzava la soglia di invalidità per ottenere la pensione dal 74% all’85%, Fand e Fish scelsero di agire in modo condiviso per evitare quelle misure, conducendo e concordando una difficile battaglia che si concluse con una vittoria. Stavolta, pur mantenendosi autonome l’una dall’altra, le rivendicazioni delle due federazioni convergono comunque verso un unico appuntamento, e di respiro più ampio di quello limitato alle rivendicazioni specifiche del mondo della disabilità: iniziativa che vede la Fish come promotrice (insieme a sigle come Anpas, Arci, Cnca, Cittadinanzattiva, Gruppo Abele, Legacoopsociali, Psichiatria democratica, Federconsumatori, Unasam) e la Fand come aderente. Uno schema differente rispetto a quello di due anni, che raggiunge ugualmente però lo scopo di salvaguardare l’unità della protesta, rafforzando solo per questo fatto anche la forza e la portata delle rivendicazioni.

Fonte: http://www.redattoresociale.it

18 ottobre 2012

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