L’attacco a Kfar Duma stringe il cappio al collo dell’ANP


NEAR EAST NEWS AGENCY


La giornalista israeliana Amira Hass scrive che ogni raid terroristico ebraico stringe il cappio della collera attorno al collo dell’ANP con delle conseguenze nella politica interna palestinese.


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di Amira Hass – Haaretz

(traduzione di Amedeo Rossi)

Nelle ore successive all’omicidio di Duma e durante il funerale di Alì Dawabsheh, bambino di 18 mesi, gli abitanti scioccati del villaggio erano divisi in due gruppi: quelli disgustati dall’apparizione di membri delle forze di sicurezza palestinesi, armati e in uniforme, e quelli che ne provavano pena. Con i loro veicoli scintillanti, non hanno potuto passare lungo via Allon ed entrare nel villaggio (che si trova nell’Area B, sotto il totale controllo della sicurezza israeliana) senza coordinarsi con l’esercito israeliano.

Le forze di sicurezza palestinesi si sono piazzate attorno alla moschea durante le preghiere, a cui ha preso parte il primo ministro palestinese Rami Hamdallah, prima che il piccolo corpo bruciato fosse inumato. Secondo suo zio Nasser, il fuoco aveva consumato le mani ed i piedi di Alì. La presenza fuori dell’ordinario delle forze di sicurezza palestinesi, solo poche ore dopo il fatale incendio doloso, ha messo in risalto il fatto che solo 10 ore prima questa sicurezza fosse totalmente assente. La loro breve apparizione ha evidenziato la facilità di cui gli assassini non avrebbero neppure avuto bisogno per attaccare una casa ai margini del villaggio; hanno osato entrare nel quartiere.

La presenza delle truppe armate e ripulite ha solo mostrato la patologica debolezza dell’Autorità Nazionale Palestinese.

In base alla legge internazionale l’esercito israeliano è responsabile della sicurezza dei palestinesi in tutti i territori occupati; in base agli accordi di Oslo è responsabile della loro sicurezza almeno nelle Aree B e C. Ma la loro esplicita missione, e dunque la loro prassi, è di proteggere la sicurezza dei coloni e delle loro attività economiche. In base agli accordi firmati dall’ANP, il suo apparato ha il divieto di operare nelle Aree B e C per proteggere il proprio popolo. Se dei civili osassero portare armi per autodifesa contro gli attaccanti israeliani ed usarle, l’esercito israeliano e il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet li arresterebbero.

Riguardo al piccolo gruppo di giovani che si sono presentati al funerale con le bandiere verdi di Hamas, qualcuno ha osservato cinicamente: “Domani si ritroveranno nelle prigioni dell’Autorità Nazionale Palestinese.” Un altro ha detto: “Durante la prima Intifada neanche un solo colono ha osato entrare nel villaggio. Da quando si è installata la nostra ANP, siamo rimasti esposti agli attacchi e senza protezione.” Secondo una terza persona le forze di sicurezza “sono venute per proteggere il primo ministro Hamdallah, non noi.” Ed ha aggiunto: “Prendono ordini da Israele.”

Queste sono le ragioni per cui gli oppositori dell’ANP si sono sentiti disgustati dal personale della sicurezza dell’ANP e quelli che non sono contro l’ANP provano pena per loro, considerando che anch’essi si sentivano a disagio per la propria impotenza. Dopo tutto una dozzina di residenti di questo villaggio lavora nelle forze di sicurezza palestinesi. Ma non hanno il diritto di difendere le proprie case.

Duma si trova a poca distanza dal violento avamposto del “Shiloh Valley”, che negli scorsi 15 anni- e persino da prima – ha reso un incubo la vita in villaggi come Mughayer, Jalud, Kusra e Krayut. Con l’aiuto dei fucili dell’esercito israeliano espellono la gente dalla loro terra. Gli abitanti del posto dicono che tre anni fa assalitori non identificati hanno incendiato automobili a Duma ed hanno lasciato un messaggio in ebraico.

“Ma noi siamo un villaggio tranquillo, non creiamo nessun problema,” dicono alcuni abitanti. Molti lavorano nelle colonie – Sa’ad Dawabsheh, padre di Alì, anche lui gravemente ustionato nell’incendio doloso, ha lavorato a Nofim. Altri lavorano nella colonia di Shiloh. Guadagnarsi da vivere vuol dire garantirsi la sicurezza personale: l’ANP non lo può fare. Nascondendo l’intrinseca incapacità dell’ANP di proteggere il proprio popolo dagli attacchi israeliani di ogni genere – le aggressioni da parte dell’esercito e dei coloni e i danni alle coltivazioni – i pochi militanti di Fatah hanno fatto dichiarazioni pretenziose davanti alla casa della famiglia Dawabsheh e lungo il percorso del funerale.

“In fin dei conti tutti noi siamo muqawama [la resistenza],” ha detto qualcuno. Altri hanno parlato della necessità di turni di vigilanza nel quartiere durante la notte, di cui Fatah parla almeno da tre o quattro anni. Le posti di comando nelle forze di sicurezza sono piene di membri di Fatah. L’incendio doloso alla casa degli Dawabsheh ha messo in luce Fatah, il partito che di fatto governa, in tutta la sua debolezza. L’esercito israeliano e lo Shin Bet elogiano le forze di sicurezza dell’ANP per il loro aiuto nella prevenzione degli attacchi terroristici contro gli israeliani, ma l’ANP non ha il permesso di prevenire gli attacchi terroristici contro la propria gente. E queste forze si nascondono in casa o negli uffici quando l’esercito israeliano invade l’Area A, dove l’ANP ha l’autorità di polizia.

Quindi, anche se l’ANP dovesse provare che i membri di Hamas recentemente arrestati avevano pianificato di realizzare attacchi armati contro israeliani e che ciò è contrario agli interessi della popolazione palestinese, lo farebbe da una posizione di difesa. L’ANP è fedele alle indicazioni degli accordi di Oslo (la cui validità avrebbe dovuto scadere nel 1999) e alle limitazioni economiche, della sicurezza e territoriali previste da questi, mentre crede che la progressiva espansione delle colonie sia una grave violazione di quegli stessi accordi.

Ogni attacco terroristico ebraico (compresi quelli contro i contadini e contro i prodotti del loro lavoro) stringe il cappio della collera e della vergogna attorno al collo ANP. E’ impossibile prevedere quando e come, ma a un certo punto questa collera e questa vergogna avrà delle conseguenze nella politica interna palestinese.

Il regime israeliano ha mostrato un improvviso e ipocrita turbamento a proposito di un assassinio che ha incoraggiato, non prevenendo in anticipo attacchi terroristici e non punendo gli aggressori. Ciò evidenzia quanto Israele voglia che l’ANP continui ad essere così com’è ora.

Fonte: http://nena-news.it

7 agosto 2015

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