L’appello del sindaco dell’Aquila “La città è alle porte dell’inferno”


Giuseppe Caporale


«La città sta morendo, aiutateci…». É un appello disperato quello che arriva dal sindaco dell’ Aquila Massimo Cialente, 14 mesi dopo la tragedia che ha colpito l’ Abruzzo.


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L'appello del sindaco dell'Aquila "La città è alle porte dell'inferno"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quasi un urlo, attraverso una lettera aperta indirizzata ai direttori delle testate giornalistiche italiane: «La situazione è drammatica dal momento che, seppure siamo riusciti in parte a costruire una città temporanea (alloggi provvisori, scuole provvisorie, aule universitarie provvisorie), l' economia è allo stremo e, soprattutto, non riescea partire la vera ricostruzione. Abbiamo lo spettro di dover ricominciare a pagare tributi, tasse, mutui e, contemporaneamente, restituire tutti gli arretrati. Per migliaia di famiglie aquilane, e soprattutto per i lavoratori autonomi, equivarrà a spalancare le porte dell' inferno della disperazione. La ricostruzione è ferma perché non abbiamo risorse». La stampa – chiede Cialente – non spenga i riflettori proprio adesso, «adesso che abbiamo bisogno d' aiuto. Vi chiedo di venire all' Aquila e di raccontare ciò che vedrete. Io non dirò nulla, mi limiterò ad accompagnarvi nella visita. Affinché non rimanga solo l' immagine di Obama, della consegna degli alloggi del progetto Case o delle manifestazioni di protesta. Vi prego di raccontare una città che, in questo momento, non c' è più a tutte le italiane e a tutti gli italiani. Il dramma dell' Aquila, la nostra disperazione, la ricostruzione del cratere è innanzitutto un problema del Paese». Intanto, proprio ieri si è dimesso un componente della giunta Cialente, Giustino Masciocco, assessore comunale alle Politiche sociali. Si è dimesso per protesta contro il governo nazionale: «Fumose e lacunose norme di emergenza limitano l' attività dell' amministrazione locale, lo strapotere del governo su un territorio ' ferito' , che cerca di rimettersi in cammino. La nostra città è stata chiusa in un recinto blindato all' interno del quale tutti noi cittadini, amministratori, politici, ci massacriamo sulla strategia da adottare per contrastare lo strapotere del governo sul nostro territorio. Siamo ostaggio di un governo- accusa l' assessore- che non ha il coraggio di affrontare con sincerità e senza faziosità la nostra situazione prendendosi, sì, i giusti meriti per quello che è stato fatto, ma con l' obbligo di riconoscere le difficoltà che ci sono sulla via della ricostruzione e sull' emergenza abitativa… Le giuste rivendicazioni dei nostri concittadini ci fanno capire che permane una fascia di popolazione che dovrebbe essere assistita con altri mezzi, risorse finanziarie ed ulteriori alloggi mai realizzati».

Fonte: La Repubblica

giugno 2010

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