La sfida di Accra


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Il Forum, dal 2 al 4 settembre, è stato preceduto dal vertice della società civile. Sul tavolo, l’impegno dei Paesi donatori preso tre anni fa a Parigi a organizzare la cooperazione in modo più efficace.


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La sfida di Accra

Con l'adozione nel 2005 della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, oltre 100 Paesi donatori e partner si sono impegnati a organizzare in modo più efficace la cooperazione allo sviluppo. Alla revisione di tali accordi è dedicato il vertice di Accra, in Ghana, del 2-4 settembre, che è stato preceduto dal Forum della società civile. Un vertice che non sarà solo un incontro istituzionale, ma l'occasione di un confronto aperto sull'effettiva attuazione della Dichiarazione, a partire dalla quale i Paesi donatori si sono impegnati ad armonizzare le strategie di sviluppo nel sud del mondo tenendo nella giusta considerazione le priorità individuate dai Paesi partner nelle rispettive strategie nazionali di lotta contro la povertà. La principale critica rivolta dalle ong ai governi donatori del nord riguarda proprio il loro essere restii ad abbandonare politiche 'protezionistiche' dei propri interessi, come l'aiuto legato e la condizionalità.
 
Azione concreta e tempestiva contro la povertà
Trasformare miliardi di dollari di aiuti stranieri in un'azione concreta e tempestiva che aiuti i piu' poveri: e' questa la sfida principale che attende i paesi donatori e destinatari dell'aiuto allo sviluppo presenti al Forum. Nel primo giorno di conferenza e' emerso come piu' di 100 miliardi di dollari di aiuti internazionali, destinati ogni anno ai paesi in via di sviluppo, sono vanificati da ostacoli burocratici, ritardi e interessi politici. Corruzione, sprechi, soprattutto nei Paesi piu' deboli dell'Africa, mancanza di coordinamento e frammentazione: sono i problemi piu' sentiti. Secondo le ong per raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, stabilito dall'Onu, cioe' il dimezzamento della poverta' globale entro il 2015, occorre maggiore urgenza e collaborazione. "Ci sarebbe un notevole progresso nella battaglia contro la poverta' riducendo la mortalita' infantile nel mondo o combattendo il morbillo e la malaria in Africa", ha dichiarato Ann Veneman, direttore esecutivo dell'Unicef, presente alla conferenza. In esame anche i progressi fatti nell'applicazione dei principi contenuti nella Dichiarazione di Parigi sull'efficacia dell'aiuto. "Non abbiamo ancora raggiunto quanto abbiamo stabilito nel 2005. La questione e' che cosa abbiamo intenzione di fare per combattere la poverta'", ha commentato Paul O'Brien, direttorre dell'Efficacia dell'aiuto per Oxfam America. Secondo Rene Grotenhius, membro della Caritas: "Lasciare i poveri fuori dall'efficacia dell'aiuto e' come lasciare fuori le persone dall'architettura". Uno studio recente sull'attuazione della Dichiarazione di Parigi ha evidenziato che solo il 45 per cento degli aiuti arriva in tempo secondo i programmi dei donatori.
 
L'appello delle Ong

Oggi 1,4 miliardi di persone vivono sotto la soglia di povertà, e la maggior parte di esse sono donne. L'attuale crisi finanziaria, di cibo, di energia e ambientale, legata ai cambiamenti climatici, rendono urgente una soluzione al problema. E' l'allarme lanciato dal Forum sociale di Accra, che si è tenuto dal 30 agosto al 1 settembre, dove un circa cento rappresentanti delle organizzazioni umanitarie di tutto il mondo si sono riuniti per discutere sul problema dell'efficacia degli aiuti allo sviluppo. Problema, hanno sottolineato le organizzazioni da Accra, che non riguarda soltanto la quantità degli aiuti ma anche l'efficacia e il raggiungimento degli obiettivi prefissati (e promessi). Ma, è l'allarme della società civile, esiste un vuoto tra quello che viene promesso e ciò che viene effettivamente realizzato. Si tratta di una sfida non soltanto tecnica ma politica. Uno dei principali problemi riguarda il ritardo con cui i donatori riescono a consegnare quanto hanno promesso. Il Forum di Accra vuole trovare un metodo piu' sicuro e veloce nell'attuazione degli aiuti e cambiare il modo in cui l'efficacia viene misurata. I donatori dovranno esporre piani dettagliati e obiettivi individuali, mostrando come vogliono incontrare i loro committenti; inoltre, assumersi maggiori responsabilità nell'attuazione delle promesse fatte. Diversi gli obiettivi che il Forum di Accra si propone di raggiungere. Innanzitutto impegnarsi affinche' i cittadini, la società civile, le organizzazioni e i funzionari diventino "centrali" nel processo degli aiuti a tutti i livelli. Poi una maggiore responsabilità, monitoraggio degli obiettivi e l'impegno ad assicurare che l'80% degli aiuti sia consegnato per il 2010. Infine, garantire la trasparenza degli interventi e dei processi di fronte all'opinione pubblica, e monitoraggio dell'efficacia conformemente agli indicatori di Parigi, da integrare con nuovi parametri.
 
Oltre Parigi, le riflessioni della Focsiv
La Focsiv considera la Dichiarazione di Parigi uno strumento tecnico che utilizza indicatori tecnici e standard per aumentare l’efficacia nell’erogazione dell’aiuto, che però, in caso di successo, non può essere automaticamente considerato segnale di raggiungimento di uno sviluppo efficace. Inoltre, ritiene che per aiuto efficace bisogna intendere un aiuto "che promuova la dignità umana, produca un impatto positivo, sia responsabile, promuova l’apprendimento, sia centrato sull’eguaglianza e sui diritti, raggiunga le persone più marginalizzate, punti all’empowerment dei destinatari  e che sia sostenibile". In una riflessione su Accra, la rete italiana delle ong cattoliche mette in evidenza come la carta di Parigi non contestualizzi sufficientemente l’aiuto con le altre politiche che influenzano lo sviluppo, come la riforma del sistema del commercio internazionale, la cancellazione del debito estero, la sostenibilità ambientale, la sicurezza e le migrazioni. Allo stesso modo, si legge nel testo della Focsiv, "non vengono considerati ulteriori canali per la fornitura degli aiuti, come il ruolo dei nuovi donatori ufficiali, fondazioni, fondi verticali, istituzioni multilaterali di emergenza". A dispetto di un focus sull’aiuto pubblico, "l’agenda che deriva dalla Dichiarazione di Parigi ha conseguenze che vanno ben al di là dei confini della mera efficacia dell’aiuto dei governi. Sta lentamente divenendo il solo paradigma di definizione degli aiuti da cui ogni allontanamento sembra difficile, così ha un impatto diretto anche sulle modalità di lavoro delle organizzazioni di società civile nonostante molti dei parametri non possano essere applicati al nostro operato". Così, ad esempio, "l'’utilizzo preferenziale del canale del General Budget Support  per promuovere la ownership e l’allineamento non garantisce una ownership pienamente democratica perché il dialogo avviene solo al livello dei governi". Le esperienze delle ong cattoliche in Camerun, Etiopia, Zambia e Nicaragua hanno dimostrato invece "che il ruolo dei parlamenti nazionali e della società civile nel sostegno al bilancio risulta poco chiaro e molto limitato". Inoltre, "quando i governi riceventi sono i soli  a decidere quali organizzazioni devono essere finanziate e c’è poca esperienza pregressa o nessuna di collaborazione, questa modalità può portare alcune ong a non poter accedere a fondi che prima erano disponibili".

Cini, un'occasione per riformare il sistema degli aiuti

L'attuale sistema dell’aiuto allo sviluppo necessita di una riforma basata sui reali bisogni dei beneficiari. Il sistema di gestione dell’assistenza internazionale è divenuto infatti sempre più complesso e confuso, e il Forum di Accra rappresenta un’occasione per cambiare pagina. Questa la riflessione di Egizia Petroccione, portavoce del Cini, il Coordinamento italiano network internazionali di cui fanno parte ActionAid, Amref, Save the Children, Terre des hommes, Vis e Wwf, in Ghana per seguire i lavori del Forum. "L’Italia", hanno riferito dal Cini, "si presenta all’appuntamento di Accra con standard ancora al di sotto della media europea: ultima in Europa per prevedibilità dell’aiuto, penultima per lavoro analitico congiunto, è anche uno degli ultimi Paesi per proliferazione di strutture di gestione parallele". L’unico settore in cui c’è stato un miglioramento è quello del coordinamento dell’assistenza tecnica, per il quale l’Italia ha già centrato l’obiettivo previsto per il 2010. “L’aiuto è uno strumento centrale per combattere la povertà”, ha sottolineato Petroccione, “ma se pianificato o erogato nel modo sbagliato può avere effetti perversi. Troppo spesso l’aiuto è infatti accordato per promuovere gli interessi economici e commerciali dei Paesi donatori, imponendo agli Stati partner condizioni dannose per il proprio sviluppo. Questo è possibile perché in molti casi gli accordi di aiuto sono negoziati in maniera non trasparente tra i governi e senza consultare il parlamento o la società civile”. In questo senso, il Forum di Accra rappresenta un’occasione unica per l’Italia per rilanciare la cooperazione allo sviluppo con l’elaborazione di un piano nazionale per l’efficacia dell’aiuto. Il Cini, ha aggiunto Petroccione, “chiede un forte impegno al nostro governo, che già ha avviato importanti riflessioni a riguardo, e soprattutto un nuovo sistema di cooperazione che preveda aiuti allo sviluppo più trasparenti e slegati da condizionalità economiche e politiche”.
 
I principi chiave della Dichiarazione di Parigi

Ownership: i Paesi in via di sviluppo sono chiamati ad esercitare un’efficace leadership sulle loro politiche di sviluppo, strategia e coordinamento. I donatori sono responsabili per il rispetto delle “politiche di sviluppo” dei beneficiari dell’aiuto, e per il rinforzo delle capacità istituzionali dei vari Stati in modo da permettere la messa in atto delle loro politiche.   
Alignment: i donatori dovranno basare il loro supporto sulle strategie di sviluppo messe a punto dai Paesi beneficiari dell’assistenza.   
Armonizzazione: i donatori devono armonizzare le loro iniziative e ridurre al minimo il peso della burocrazia, specie per quei Paesi poveri che non hanno ancora sviluppato adeguate capacità amministrative.   
Gestire per ottenere: è necessaria una gestione comune degli aiuti che deve puntare sempre ai risultati attesi. Diventa fondamentale lo sviluppo di adeguati meccanismi di valutazione in corso d’opera in relazione agli indicatori identificati dalle azioni incluse nelle varie “strategie Paese”.   
Accountability: donatori e beneficiari si impegnano reciprocamente ad essere accountable per la messa in atto dei punti precedenti.

Fonte: Agi Mondo Ong

settembre 2008

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