La scuola per la Gelmini non è più “di sinistra”: per questo protesta


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Risponde Tullio De Mauro, Professore ed Ex -Ministro dell’Istruzione in un’intervista di Alberto Baldazzi.”Questa miopia e disattenzione si sono tradotte anche in una disattenzione dell’informazione”.


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La scuola per la Gelmini non è più "di sinistra": per questo protesta

Trecentomila? centomila? Novanta cortei; anzi no: 75. Quali che siano i numeri tirati da una parte e dall’altra, oggi l’intero mondo degli studenti medi, miscelato ai precari della scuola e ai ricercatori dell’Università, ha incrociato le braccia e in moltissime città è sceso in piazza per protestare contro la riforma Gelmini della scuola e dell’Università. Ora, diciamo noi: possono avere ragione o anche torto, ma visto che la scuola tocca direttamente o indirettamente in pratica tutti i cittadini, in quanto studenti, genitori, nonni, congiunti , professori, ricercatori, personale tecnico e relative famiglie, perché i Tg di prima serata devono snobbare l’iniziativa, o liquidarla con
una battuta e mezza? Nei titoli la protesta della scuola compare solo nel TG 3, corredato all’interno da un doppio servizio da Roma e Milano, e nel Tg 2. Per il TG 5 servizio a metà impaginazione, mentre il Tg 1 riesce a trovare degli studenti che difendono la Gelmini. Per Studio Aperto e TG 4 solo poche battute con riferimento agli scontri a Torino e Milano e alla dichiarazioni della Ministra, che ha messo in relazione le proteste con il non voler accettare che la scuola in Italia non è più di sinistra. Noi, nel commento, chiamiamo in causa un ex Ministro, un grande uomo di cultura come Tullio De Mauro, che “vola più in alto” su di un tema così strategico per il Paese.

Il Nobel per la Pace al dissidente cinese, è presente in tutti i Tg, sul Tg 3 e sul Tg 2 in apertura. Le altre testate aprono ancora su Avetrana e l’orribile fine di Sarah Scazzi.

Ma è ancora l’affair Giornale- Marcegaglia a tenere banco. Il Tg 1 ha in diretta Feltri che annuncia il dossier di 4 pagine pubblicato domani: Mentana, nel Tg La 7, fa “confrontare” Filippo Facci e Peter Gomez. Segnaliamo il “raro” editoriale di Giovanni Toti, Direttore di Studio Aperto, che tenta un volo  spericolato su buoni e cattivi, inchieste e dossieraggio, difendendo strenuamente il Giornale.  Segnaliamo che non riesce neanche a decollare. Su di un altro piano l’intervento di Stefano Rodotà, ospite in diretta sul TG 3 che precisa come la libertà di stampa non equivale a licenza di uccidere attraverso l’ accanimento dei dossier.

Il Tg 1, per concludere, non ha il titolo sulla scuola ma se ne concede uno, lungo, sui desideri di Belen, accreditando il waka-waka che sotto Viale Mazzini si i è tenuto oggi, per reiterare la richiesta di dimissioni di Minzolini.


Il Commento di Tullio De Mauro, Professore ed Ex -Ministro dell’Istruzione

(Intervista di Alberto Baldazzi)

 

Professor De Mauro, la scuola e l’Università toccano di rettamente e indirettamente la maggior parte dei cittadini e delle famiglie italiane; milioni di studenti delle scuola dell’obbligo, delle superiori, delle Università, ed un mondo che gira loro intorno popolato da insegnanti, ricercatori, personale tecnico. E poi le famiglie, degli uni e degli altri. Eppure di questo mondo ci si ricorda, oramai da tempo, solo nelle leggi finanziarie, : non c’è progetto, oltre quello dei tagli. Sui media, soprattutto in televisione , ne ritroviamo solo tracce, come in occasione delle manifestazioni di oggi in 80 città italiane. Noi dell’Osservatorio abbiamo rilevato che a settembre, nelle settimane della ripresa scolastica, i nostri Tg anno dedicato solo l’1, 93 % dei titoli a questo mondo.  E’ miopia e disattenzione, o c’è qualcosa di più?

“Miopia e disattenzione:  mi pare una buona formula, purché si abbia il coraggio, –  e per qualcuno di noi può essere difficile- , il coraggio di capire che si trascina non da qualche anno, ma da molti anni. Direi che una data di svolta è il 1992, quando cominciano ad essere congelati al punto in cui erano arrivati i finanziamenti per le università. Fu solo un piccolo e primo segno del progressivo abbandono da parte delle classi dirigenti, non solo i politici – penso agli imprenditori, agli intellettuali – dell’abbandono dell’interesse  per  questa realtà della cui centralità, osservando il mondo contemporaneo, ci rendiamo conto , nello sviluppo economico, ma anche nello sviluppo civile e democratico dei paesi del mondo;  e questo è ormai accertato. Questa miopia e disattenzione si sono  tradotte anche in una disattenzione dell’informazione. Confusamente, ci si rende conto che la scuola funziona male ,  – e  già l’espressione che ho adoperato è un’espressione pericolosa: sembra che sia la scuola soggetto attivo del suo mal funzionare, ma in realtà sappiamo che questo dipende da fattori che cadono fuori della possibilità di azione della scuola. Scarsezza di finanziamenti, fatiscenza, stato rovinoso dei locali, dell’edilizia;  ci si accorge di questo solo quando crolla qualche soffitto, o peggio … Programmi che, per quanto riguarda la scuola di base, sono stati per fortuna ripensati più volte negli anni 70’, 80’ e di nuovo, nonostante tutto, negli anni duemila. Per quanto riguarda le scuole superiori i programmi sono rimasti per sessanta – settant’anni fermi,  come li aveva definiti –  e per fortuna lo ha fatto- , Giovanni Gentile all’inizio del periodo fascista. L’università è bombardata da una serie di norme che si accavallano, si susseguono, che di anno in hanno vengono cancellate freneticamente, ma è sostanzialmente abbandona a se stessa, soprattutto e innanzitutto, dal punto di vista finanziario. Vedo che i rettori si sono accodati alle proposte di tagli dell’attuale Governo, e mi pare una follia degna della sentenza degli antichi: “Quando Dio vuole perdere qualcuno, prima gli toglie il cervello”; evidentemente, buona parte dei nostri rettori sono stati decerebrati. Poi c’è il grande sconosciuto, il mondo della nostra ricerca, cui  non si da nemmeno la notizia che esiste, che è andato avanti, ottenendo risultati pur nella penuria di mezzi, di cui nessuno quasi sa niente. Si chiudono gli enti di ricerca, si cacciano via istituzioni prestigiose dai loro locali, e nessuno ne parla; ne parlano riviste scientifiche internazionali di altri paesi, che sono preoccupati della perdita del tassello italiano nel mondo della ricerca. Ne dovrebbero parlare, ma non con un accenno fugace, gli imprenditori innanzitutto, il nostro ceto imprenditoriale. Come fa a pensare di andare avanti, di svilupparsi, di essere competitivo, con una scuola che non riesce a funzionare bene e con un’università che rischia la chiusura, la sospensione degli stipendi in alcune sedi, e con enti di ricerca che invece di svilupparsi chiudono?. Il problema è molto grosso e ci riguarda tutti. È uscito un bel libro di un insegnante, dall’interno della scuola dunque: – Girolamo De Michele, credo insegni a Ferrara -, intitolato: “La scuola è di tutti”. Questo titolo dovrebbe essere riempito dall’attenzione di noi tutti, non solo di chi sta dentro alla scuola come studente, insegnante o operatore tecnico, ma di noi tutti che siamo al di fuori della scuola. Perché è così: la scuola è di una società intera. Questo si vede nei grandi paesi del mondo, dove sono i grandi leader politici, i capi di stato, ad impostare e gestire le politiche scolastiche. Merkel, Obama, Sarkozy: possono piacere o non piacere, essere di destra o di sinistra: la scuola è un fatto nazionale; così non è – purtroppo – da noi. Purtroppo in questo l’informazione potrebbe avere una funzione importante, come certamente in altri settori, ma ha rinunciato da molto tempo a quest’altra funzione”.

Fonte: www.articolo21.info
8 Ottobre 2010

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