La Russa da Napolitano. Poi frena sull’uso delle bombe


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


E’ più importante il consenso parlamentare che qualche bomba sugli aerei… Con questo dietrofront, La Russa si presenta oggi al Senato e alla Camera. Napolitano: il confronto rispetti i caduti.


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La Russa da Napolitano. Poi frena sull’uso delle bombe

Le bombe restano a terra. Non è sull’onda della commozione e del dolore per i quattro alpini uccisi che può essere forzata la natura della missione militare in Afghanistan. Voleva essere “convinto” dal Parlamento, magari con un vasto consenso bipartisan, ma Ignazio La Russa ha ridimensionato le sue aspettative e oggi sia al Senato che alla Camera si limiterà ad esporre la posizione del Governo senza richiedere su di essa un voto. “La legittima richiesta da parte militare (di completare l’armamento degli aerei in Afghanistan, ndr) mi ha indotto a chiedere il parere delle Commissioni permanenti. Potrei disattenderlo ma io tengo moltissimo a questo parere” perché “non vorrei che il completamento degli armamenti possa minare lo spirito di coesione” del Parlamento che “ai nostri ragazzi serve molto più di una bomba a mano in più o in meno” afferma il ministro della Difesa, intervenuto dalla trasmissione “Porta a porta” dedicata ai quattro militari caduti in Afghanistan.

NESSUNA FORZATURA
“Ogni legittimo confronto politico sulla strategia e sulle prospettive della missione della Nazioni Unite in Afghanistan non può prescindere dal rispetto per il sacrificio di tutti i caduti tra i militari che vi hanno partecipato e dalla volontà di raccogliere i frutti del loro sacrificio nell’interesse della comunità internazionale, della pace e della stabilità di una regione tormentata”, avverte il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I quattro alpini caduti, rimarca il Capo dello Stato, “erano in Afghanistan, partecipando ad una missione necessariamente militare e nello stesso tempo civile e costruttiva, non per recare offesa alla libertà di un altro popolo ne per risolvere con la guerra una controversia con quel Paese, ma per rispondere all’appello di quelle organizzazioni internazionali, di cui parla l’art. 11 della nostra Costituzione, impegnate ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni”. I nostri soldati, rimarca ancora Napolitano, sono “morti per una causa giusta”. Una presa di posizione che accompagna la salita al Quirinale del ministro della Difesa. A “Porta a porta”, La Russa spiega che aumentare l’armamento degli aerei italiani in Afghanistan “dà un plus d sicurezza, ma soprattutto elimina l’imbarazzo dei nostri soldati di chiedere l’intervento dei bombardieri degli altri Paesi, come è già successo”. “Questo – aggiunge – crea un po’ di imbarazzo e ci fa sentire un po’ debitori”. C’è chi pensa che alle bombe e chi ai tempi del rientro a casa: è Franco Frattini. Il contingente italiano inizierà gradualmente a lasciare l’Afghanistan “nel 2011: il ritiro inizierà la prossima estate”, con l’intenzione di completarlo nel 2014”, dice il ministro degli Esteri in una intervista a Repubblica, sottolineando che il ritirò avverrà “al tempo giusto e in totale coordinamento con gli alleati”. Ma c’è già, chiarisce, “un timing che inizia a essere definito”.

TEMPI RITIRO
In serata, Frattini ritorna sul tema nel salotto televisivo di Bruno Vespa: “La strategia di transizione è stata già decisa e lungamente discussa dalla NATO”, afferma il ministro degli Esteri, ricordando che nelle dichiarazioni del presidente USA Barack Obama e del premier britannico David Cameron “è già stato delineato un sistema in cui si sostituiranno alle truppe internazionali quelle afgane”. Ma il timing di Frattini non coincide in toto con quello di La Russa: “Il vero termine della missione in Afghanistan non è solo temporale – alla fine del 2011 – ma quando si consegue l’obiettivo per il quale dobbiamo mettere in campo tutte le energie possibili” rileva – sempre da Vespa – il titolare della Difesa, auspicando che “si possa immaginare che entro il 2011 larghissima parte della zona ovest (dove operano gli italiani, ndr) possa essere riconsegnata ai governatori regionali e quindi legittimo governo afgano, con la sua polizia e il suo esercito”.

Fonte: L'Unità

13 ottobre 2010

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