La Nato: avanti finché c’è Gheddafi. I ribelli: il raiss marcia su Misurata


La redazione


Il punto sulla missione in Libia: a Bruxelles vertice dell’Alleanza: “Il regime è al collasso”. Intensificati i bombardamenti della Nato: ancora esplosioni al centro di Tripoli anche in nottata.


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La Nato: avanti finché c'è Gheddafi. I ribelli: il raiss marcia su Misurata

ROMA – I ministri della Difesa della Nato si sono impegnati «a provvedere ai mezzi necessari e la massima flessibilità operativa» per sostenere gli sforzi militari in Libia «ed accolgono con favore i contributi aggiuntivi ai nostri sforzi congiunti». Lo affermano in una dichiarazione approvata oggi a Bruxelles in cui esprimono «determinazione» per concludere con successo la missione.

«Abbiamo intensificato i nostri sforzi, anche attraverso il dispiegamento di elicotteri di attacco, e siamo determinati a proseguire le operazioni a protezione del popolo libico finchè sarà necessario», dichiarano i ministri, che stamattina hanno approvato il prolungamento di Unified Protector per altri 90 giorni. «Siamo risoluti a mettere in campo i mezzi necessari», assicurano i 28, ribadendo i tre obiettivi definiti a Berlino: cessate il fuoco contro i civili, ritiro verificabile di tutte le truppe di Gheddafi, pieno accesso degli aiuti umanitari. «Il tempo sta lavorando contro Gheddafi che ha chiaramente perduto la propria legittimità e che perciò deve andarsene», dichiarano i ministri. «Non c'è futuro per un regime che ha sistematicamente minacciato e attaccato la propria popolazione».

Raid nato a Tripoli. Potenti esplosioni hanno scosso nella notte la zona della residenza del colonnello Muammar Gheddafi, nel centro di Tripoli. Due detonazioni sono state sentite verso l'1.45, seguite più tardi da altre più potenti. Sessanta, solo ieri, i raid della Nato sulla capitale libica, con le autorità locali che parlano di 31 morti. Oggi almeno tre raid condotti dalla Nato hanno colpito Tajura, sobborgo di Tripoli. Due forti esplosioni hanno colpito il centro di Tripoli anche in nottata, nel vasto complesso residenziale del leader Muammar Gheddafi, mentre aerei della Nato sorvolavano la città. Ieri notte i bombardamenti erano stati intensissimi; oggi la situazione in città era stata relativamente calma. Una prima deflagrazione è avvenuta verso le 22 e ha fatto tremare il centro della capitale libica. Un quarto d'ora dopo una nuova esplosione, più potente e preceduta da un sibilo, ha di nuovo colpito la zona, non lontano dall'albergo dove sono alloggiati i giornalisti della stampa internazionale a Tripoli.

Misurata, i ribelli respingono le forze di Gheddafi. I ribelli anti-Gheddafi hanno respinto un attacco in forze delle truppe del rais a Misurata: lo riferisce il corrispondente del Guardian nella città martire, citando fonti dei ribelli. Il bombardamento, con razzi e artiglieria, «è iniziato alle 5 del mattino», racconta uno dei ribelli feriti nei combattimenti nelle strade della città. Il bombardamento, scrive il corrispondente del Guardian, è andato avanti fino al primo pomeriggio, con gli echi delle bombe che si «mescolavano con le preghiere degli imam nelle moschee che invitavano a tenere il morale alto». L'ospedale della città, Hikma, ha registrato almeno 10 morti e 26 feriti. Nel frattempo, un'ora dopo l'inizio del lancio di razzi sulle postazioni ribelli, i gheddafiani hanno lanciato un imponente attacco di terra sulle postazioni occidentali, riuscendo ad avanzare per quasi tre chilometri verso l'interno a bordo di pick up e altri mezzi. Secondo i ribelli, le forze di Gheddafi hanno patito numerose perdite: «Abbiamo sparato molto, ho visto almeno 70 corpi a terra» racconta un ribelle reduce dal fronte, che si trova a un paio di chilometri dal porto di Misurata. Il contrattacco lanciato dai ribelli, riferisce ancora il quotidiano britannico, «ha avuto successo» e ora questi hanno ripreso le proprie posizioni a Misurata.

Fonte: Il Messaggero

8 giugno, aggiornato al 9 giugno 2011

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A Bruxelles vertice dell'Alleanza per fare il punto sulla missione in Libia: «Il regime è al collasso»

Migliaia di soldati di Muammar Gheddafi avanzano verso la città di Misurata, mentre il fuoco di artiglieria ha causato dieci morti tra i ribelli. Lo riferisce un portavoce degli insorti. «Misurata è sotto un intenso bombardamento di artiglieria. Le forze di Gheddafi sparano da est, ovest e sud», afferma il portavoce dei ribelli Hassan al-Misrati che si trova nella città. Gheddafi «ha inviato migliaia di soldati che stanno tentando di entrare nella città – continua il portavoce – . Al momento sono ancora fuori comunque. Abbiamo perso dieci uomini e altri 26 sono feriti, la gran parte in modo grave».

A Bruxelles, intanto, si è svolto il vertice dell'Alleanza per fare il punto sulla missione in Libia. I ministri della Difesa della Nato si sono impegnati «a provvedere ai mezzi necessari e la massima flessibilità operativa» per sostenere gli sforzi militari in Libia «ed accolgono con favore i contributi aggiuntivi agli sforzi congiunti». Lo affermano in una dichiarazione approvata oggi a Bruxelles in cui esprimono «determinazione» per concludere con successo la missione. «Abbiamo intensificato i nostri sforzi, anche attraverso il dispiegamento di elicotteri di attacco, e siamo determinati a proseguire le operazioni a protezione del popolo libico finchè sarà necessario», dichiarano i ministri, che stamattina hanno approvato il prolungamento di Unified Protector per altri 90 giorni.

«Siamo risoluti a mettere in campo i mezzi necessari», assicurano i 28, ribadendo i tre obiettivi definiti a Berlino: cessate il fuoco contro i civili, ritiro verificabile di tutte le truppe di Gheddafi, pieno accesso degli aiuti umanitari. «Il tempo sta lavorando contro Gheddafi che ha chiaramente perduto la propria legittimità e che perciò deve andarsene», dichiarano i ministri. «Non c’è futuro per un regime che ha sistematicamente minacciato e attaccato la propria popolazione». L’operazione della Nato in Libia «sta avendo molto successo e posso assicurare che non abbiamo alcuna intenzione di mandare truppe sul terreno», ha poi affermato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen.

Nella notte l'area della residenza del colonnello Muammar Gheddafi a Tripoli è stata nuovamente colpita dai raid militari della Nato. Due forti detonazioni sono state udite attorno alla mezzanotte, seguite da altri raid. Ieri la Nato ha riversato un diluvio di fuoco sulla capitale libica, bersagliando in particolare Bab Al-Aziziya, il complesso residenziale del Colonnello e una caserma della Guardia popolare che si trova di fronte. Il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, aveva detto che su Tripoli erano cadute oltre una sessantina di bombe, costate la vita a 31 persone.

Un martellamento che sembra aver provocato l’immediata reazione del raiss, tornato ieri a far sentire la sua voce con una nuova dura "promessa" di resistenza: «Rimarrò a Tripoli, vivo o morto». In serata inoltre la tv di Stato ha mostrato alcune immagini in cui il Colonnello compare in abiti tradizionali e occhiali scuri, in una stanza priva di finestre, mentre saluta degli uomini. Il conduttore ha spiegato trattarsi di un incontro che Gheddafi ha avuto con dei capi tribali, in un luogo sconosciuto. Gheddafi era stato visto in televisione, per l’ultima volta, il 30 maggio. 

Fonte: La Stampa

8 giugno 2011

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Misurata (Libia), 9 giu. – Malgrado la controffensiva su vasta scala lanciata ieri dalle forze fedeli al regime contro Misurata, simbolo della resistenza a Muammar Gheddafi e principale roccaforte dell'opposizione in Tripolitania, la citta' sarebbe ancora in mano ai ribelli libici: lo ha affermato un portavoce di questi ultimi, raggiunto telefonicamente, che si e' qualificato soltanto con il nome di Mohammed. In precedenza altre fonti insurrezionali avevano confermato che i lealisti, forti di almeno tremila uomini, hanno circondato il bastione avversario da tutte le parti, bombardandolo pesantemente su tre lati: da est, da ovest e da sud. Almeno dodici difensori della citta' sarebbero rimasti uccisi e altri 35 feriti. Gia' in passato Misurata era stata assediata per lunghe settimane.

Fonte: Agi

9 giugno 2011

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