La democrazia ha sessant’anni


Ettore Siniscalchi


La Costituzione della Repubblica è l’elemento unificante e identitario della nostra collettività, rappresenta «la nostra idea repubblicana». Un’idea da difendere.


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La democrazia ha sessant'anni

La democrazia ha sessant’anni. Nel percorso di costruzione dell’Italia come nazione e come stato moderno la Costituzione italiana, promulgata il 22 dicembre del 1947 e in vigore dal primo gennaio 1948, sancisce la nascita della nostra democrazia. Giorgio Napolitano, nel messaggio letto davanti alle Camere in occasione del suo insediamento, parlò di «memoria condivisa, come premessa di una comune identità nazionale, che abbia il suo fondamento nei valori della Costituzione». La Costituzione della Repubblica è l’elemento unificante e identitario della nostra collettività, rappresenta «la nostra idea repubblicana». Un’idea da difendere. 
Il principale dei pericoli non proviene certo dalla perdita di attualità dei suoi valori, che continuano a rispecchiare l’identità collettiva del popolo italiano, ma dal convincimento che del diritto costituzionale possano disporre le maggioranze politiche e i legislatori.
Il referendum costituzionale del 2006 è stato una risposta forte a questo rischio, con il no al tentativo di stravolgere la Seconda Parte della nostra Costituzione, trasformandola in senso plebiscitario. Quella schiacciante maggioranza di no ha rappresentato la consapevolezza dell’attualità e della forza dei valori costituzionali che hanno i cittadini italiani.

Chi fa informazione nel nostro Paese ha ben presente l’Articolo 21: «Tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
Eppure, tra i pericoli che insidiano la Costituzione ci sono anche quelli della non applicazione del suo dettato, quella «Costituzione materiale» che contraddice o nega lo spirito della Carta. 
Così come l’Articolo 21 è contraddetto dalle condizioni materiali nelle quali si fa informazione nel nostro Paese – un mercato editoriale dominato da pochi soggetti, i monopoli della raccolta pubblicitaria, una legge di sistema indegna di un paese civile, i tentativi di instaurare norme che limitino la libertà di stampa – la strage della Thyssen di Torino nega il primo articolo della nostra Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». E come si lega questo orribile evento con l’Articolo 4, «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»? 
Quali erano le condizioni in cui si lavorava in quella fabbrica ce lo dicono quel rogo e quelle vite spezzate.
La nostra Costituzione non è solo un testo importante, la legge fondamentale che disegna l’equilibrio fra i poteri. È il testo che fa da sottofondo alla nostra vita quotidiana. I diritti e i doveri di tutti, la scuola, il lavoro, l’informazione, la sanità, il mercato, la solidarietà, la conoscenza, tutte le cose che accompagnano la giornata di ognuno sono lì, in quelle parole. 
Ed è giusto che sia la parola, il teatro, a parlarci dei valori che sostengono la nostra Costituzione. La sera del 28 dicembre – col patrocinio del ministro per i Rapporti col Parlamento e le Riforme istituzionali e della Provincia di Roma – nella sala Petrassi dell’Auditorium, si terrà lo spettacolo In un volto che ci somiglia. Viaggio nella Costituzione – che sarà ripreso e trasmesso dal programma Palcoscenico di Rai Due. Nel lavoro teatrale di Giacomo Bottino, con la Regia di Daniele Salvo, gli attori Monica Guerritore, Umberto Orsini, Melania Giglio e Alfonso Veneroso, mettono in scena il testo della nostra Costituzione. Quel testo che Vannino Chiti, ministro dei Rapporti col Parlamento, ci ricorda essere «un bel testo, scritto bene, chiaro e comprensibile, lontano da quell’astruso italiano col quale si scrivono spesso le leggi. Chi non lo conosceva e lo legge si stupisce di come sia chiaro e comprensibile e vada dritto al cuore delle cose».
Lo spettacolo, un atto d’amore e di diffusione dei nostri valori anticipa le tante iniziative che per tutto il 2008 accompagneranno il sessantesimo anniversario della Costituzione, rappresentandone bene lo spirito: non celebrare ma diffondere la conoscenza del testo, incentivare la sua lettura, farlo conoscere, in particolare alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini.

Fonte: Articolo21

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