L’ora della verità e del ritiro


Tariq Ali


I soldati italiani, britannici e tedeschi tornano dall’Afghanistan nei loro paesi dentro le bare. Perché? Non per propria colpa ma perché i politici di centro-destra/centro-sinistra li hanno spediti a combattere una guerra imperiale per conto di Washington. In Italia, a sua eterna vergogna, Rifondazione votò per continuare la presenza italiana nell’Hindukush.


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L'ora della verità e del ritiro

I soldati italiani, britannici e tedeschi tornano dall’Afghanistan nei loro paesi dentro le bare. Perché? Non per propria colpa ma perché i politici di centro-destra/centro-sinistra li hanno spediti a combattere una guerra imperiale per conto di Washington. In Italia, a sua eterna vergogna, Rifondazione votò per continuare la presenza italiana nell’Hindukush. In Germania Oskar Lafontaine è stato un forte e rumoroso oppositore della guerra, in un paese dove l’80% della popolazione è contro ed è ignorata dai politici di governo. Anche in Italia e in Gran Bretagna vasti strati della popolazione si oppongono alla guerra. Le loro voci restano inascoltate nei corridoi del potere: Brown e Berlusconi sono diventati fratelli di sangue.
Quando i politici europei giustificano il massacro degli afghani e la morte dei propri soldati innalzando mantra sulla necessità di salvaguardare le vite dei cittadini italiani/britannici/tedeschi, essi mentono deliberatamente perché non hanno altra risposta. Come non ce l’ha Washington.
Nel momento in cui le agenzie di intelligence statunitensi ed europee continuano a ripetere che Al Qaeda non è più una minaccia, ma il terrorismo resta un problema, non spiegano mai apertamente che più lunga sarà l’occupazione di Afghanistan ed Iraq, più numerosi saranno i giovani attratti da soluzioni come il terrorismo.
La decisione di Obama di ampliare la guerra inviando più truppe in Afghanistan e trattando Islamabad come se fosse Baghdad, è un errore estremamente grave. Il disastro lo fissa in faccia e nessuna retorica o parlar gentile o offensiva di public relations risolverà il problema. Washington ha bisogno di una exit strategy da quel paese ma più a lungo la ritarda più grande diventa la possibilità che nessuna exit strategy, tanto meno una «strategia di transizione» suggerita da una banana europea, funzionerà. Quel giorno, finalmente, le truppe Usa saranno costrette a una ritirata stile Saigon lasciando dietro di sé un paese in rovina.
Il fatto è che oggi i «Taleban» afghani sono un ombrello sotto il quale i Pashtun di diverse appartenenze politiche si assembrano per resistere e cacciare l’invasore. Ovviamente ciò significa che Washington sta costantemente cercando di negoziare coi taleban e dividerli, come ha fatto con la resistenza irachena, ma qui è andata incontro a un totale fallimento. I nazionalisti Pashtun sono difficili da sconfiggere per via religiosa, dal momento che loro stragrande maggioranza è sunnita. E’ difficile sconfiggerli ideologicamente, dal momento che essi ritengono giusta la propria causa e il fallimento nella ricostruzione del paese ha significato che sempre più persone sono d’accordo con loro, e non necessariamente le riforme sociali funzionano, come i russi hanno scoperto, con costi enormi, negli anni ’80.
L’Unione europea è un’entità inutile e senza coraggio a livello politico. Non riesce a parlare con un’unica voce ma i suoi cittadini devono imparare a non emulare i loro deboli e patetici politici e chiedere con forza crescente un ritiro di tutte le truppe europee dall’Afghanistan.

Tariq Ali, Autore de «Il duello. Il Pakistan sulla traiettoria di volo del potere americano», Baldini, Castoldi e Dalai editore, di prossima pubblicazione.

Fonte: il Manifesto

24 settembre 2009

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