Kenya: continua la distribuzione degli aiuti agli sfollati


La redazione


L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e World Concern hanno iniziato una seconda distribuzione di beni di prima necessità a circa 3mila sfollati a Narok, 140 chilometri a sud-est di Nairobi.


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Kenya: continua la distribuzione degli aiuti  agli sfollati

Il 15 gennaio 2008 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e World Concern hanno iniziato una seconda distribuzione di beni di prima necessità a circa 3mila sfollati a Narok, 140 chilometri a sud-est di Nairobi.

Inoltre, camion carichi di materiale sanitario destinato a circa 30mila ragazze e donne sono partiti ieri da Nairobi alla volta delle principali città della provincia del Rift Valley. L’UNHCR prevede di consegnare circa 50mila pacchi contenenti materiale sanitario a 16mila donne e ragazze che vivono a Nakuru, capitale della provincia, e altri 10mila pacchi a 3.300 beneficiarie ad Eldoret.

A Narok, la distribuzione di oltre mille kit per famiglie composti da teli di plastica per costruire dei ripari, coperte, taniche, zanzariere e set da cucina dovrebbe essere completata entro oggi. Si stima che nell’area di Narok ci siano circa 3mila sfollati interni (IDPs) fuggiti dalle proprie case in seguito agli episodi di violenza che hanno colpito molte zone del paese dopo l’ annuncio dei risultati elettorali lo scorso 30 dicembre. Molti tra gli sfollati interni a cui sono stati distribuiti beni di prima necessità hanno trovato rifugio in circa dieci diverse zone all’interno del distretto, prevalentemente abitato dalla comunità Maasai. I principali problemi per gli sfollati in quest’area sono la situazione abitativa e le precarie condizioni igienico-sanitarie. Gli sfollati si stanno riparando all’interno dei cortili delle chiese, ma un ridotto numero di persone si è anche accampato presso le stazioni di polizia.

La scorsa settimana l’UNHCR ha fornito alla Croce Rossa kenyana 400 kit da distribuirsi a circa 2mila famiglie bisognose residenti per lo più nelle aree degli slum di Nairobi. Ad oggi un totale di 3.200 kit per famiglie sono stati stoccati presso i magazzini dell’UNHCR di Nairobi, sufficienti per 16mila persone, e sono ora pronti per essere distribuiti agli sfollati nelle provincie colpite. Altri operatori dell’UNHCR sono stati inviati a Nairobi. Il governo keniano riferisce che sono circa 500 i campi di sfollati, collocati prevalentemente nelle provincie del Rift Valley, di Western, di Nyanza e a Nairobi. I campi continuano ad avere una natura transitoria, con molte persone che si spostano per raggiungere le aree di origine del proprio gruppo, ove possibile, o per congiungersi ai propri familiari in aree più sicure.

Con il ritorno alla calma in certe parti del paese, il governo reputa che il numero degli sfollati all’interno delle comunità sia sceso di circa 50mila unità, passando da 255mila all’inizio a circa 200mila alla fine della scorsa settimana. L’UNHCR continua a lavorare di concerto con il governo, la Croce Rossa keniana e altre organizzazioni non governative per la gestione dei campi. Il budget dell’UNHCR per la situazione in Kenya ammonterà a 6,4 milioni di dollari, parte del budget di 40 milioni di dollari previsto dall’appello congiunto delle Nazioni Unite che dovrebbe essere lanciato domani a New York.

La porzione dell’UNHCR sarà destinata alla protezione, all’assistenza, al coordinamento e alla gestione dei campi e alla costruzione di alloggi di emergenza. I fondi saranno anche destinati a progetti di prevenzione dell’HIV/AIDS. Nel frattempo, secondo le autorità ugandesi , oltre 6000 persone hanno attraversato il confine dal Kenya. I rifugiati si sono concentrati in diversi distretti vicini al confine orientale, tra cui Manafwa, Busia, Malaba e Bukwo nei pressi del Monte Elgon.

Le autorità ugandesi desiderano trasferire i rifugiati presso un sito temporaneo a Mulanda. L ’UNHCR provvederà al trasporto dai distretti frontalieri a Mulanda.

L ’Agenzia continuerà a fornire assistenza ai rifugiati attraverso la Croce Rossa ugandese.

Fonte: http://www.unhcr.it

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