Iraq: l’Italia può ritirare le truppe… americane


Stefano Corradino


Il 31 dicembre scade il mandato Onu che autorizza la presenza in Iraq degli Stati Uniti secondo la risoluzione 1723. 
L’Italia sarà chiamata in questi giorni ad esprimersi in prima persona come Nazione che presiede il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.


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Iraq: l'Italia può ritirare le truppe... americane

In molti sapranno che per il mese di dicembre l'Italia è alla presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove siede in qualità di membro non permanente. Questo mese di presidenza italiana nel braccio esecutivo dell'Onu ha consentito al nostro Paese di portare a compimento, con la ratifica dell'Assemblea generale, la campagna sulla moratoria delle esecuzioni capitali che ha visto l'Italia capofila di un grande impegno di civiltà etica e giuridica.

Forse però non tutti sanno che l'Italia dovrà esprimere il suo parere su un'altra cruciale questione internazionale, quella della presenza militare in Iraq. E non del contingente italiano ma addirittura di quello americano: il 31 Dicembre 2007 infatti scade il mandato Onu che "giustifica" la presenza militare Usa in Iraq, come previsto dalla Risoluzione delle Nazioni Unite numero 1723.
 Il governo iracheno sta inviando in questi giorni all'Ambasciatore italiano presso l'ONU la formale richiesta di rinnovo della presenza delle truppe americane nel paese concordata con il Dipartimento di Stato Usa. Richiesta di rinnovo frutto di un intenso lavoro diplomatico tra la Casa Bianca e il Governo di Baghdad che prevede l'accordo su una sorta di 'piano bilaterale di sicurezza' guidato dal generale americano David Petraeus.

Perchè tutto finisce nelle mani dell'Italia?
 Semplice, presiedere il Consiglio di Sicurezza fa sì che l'intero 'Dossier' sul rinnovo della presenza militare americana in Iraq che autorizza l'uso della 'forza' – Missione militare MNF ('Multinational Force-Iraq') – sarà di esclusiva competenza dell'Ambasciatore italiano.
L'Italia sarà chiamata pertanto in questi giorni ad esprimersi in prima persona come Nazione che presiede il Consiglio di Sicurezza.

Facciamo un pò di fantapolitica: l'Italia, il paese che in base all'art.11 della Costituzione "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" sceglie di non rinnovare il mandato e costringe così lo storico alleato a ritirare l'intero contingente militare dall'Iraq. Risultato 135mila soldati Usa tornano a casa.
Niente più vittime civili irachene: uno studio della scuola medica Bloomberg, della prestigiosa università John Hopkins di Boston, reso pubblico dal New York Times, affermava che la guerra in Iraq, dal marzo 2003 a luglio 2006, ha provocato la morte di oltre 600mila civili iracheni. Altre decine di migliaia nel 2007.
 
Niente più vittime militari americane: il 2007 e' stato l'anno piu' sanguinoso per le truppe americane in Iraq. Infatti, il totale dei caduti americani quest'anno ha raggiunto quota 854. Finora il numero piu' alto di perdite Usa si era registrato nel 2004, con 849 morti, ha riferito la Cnn citando i dati forniti dal Pentagono.
Niente più vittime tra i giornalisti: è di 237, ci ricorda Pino Scaccia, secondo una stima effettuata dall'Iraqi Journalist Union) il numero degli operatori dei media uccisi in Iraq dall'inizio della guerra (marzo 2003).

Ovviamente non succederà. La presenza militare americana in Iraq sarà ratificata e non sarà messa in discussione. Probabilmente, per ragioni di stabilità politica e di sicurezza nel Paese sarebbe anche una decisione “affrettata”. Sarebbe però significativo, che l'Italia sfruttasse questa importante occasione per rimarcare la sua distanza sull'intervento e sulle modalità della permanenza Usa in Iraq, messa in discussione anche da autorevoli esponenti repubblicani. L'Italia potrebbe cogliere l'occasione per marcare una distanza, il dissenso da un'operazione militare, un'occupazione, che è costata migliaia di vittime e che si è determinata sulla base di un falso gigantesco: il possesso di armi di distruzione di massa. Che non c'erano.
L'Italia confermerà il mandato con "buona pace" degli alleati Usa ed europei.

Ma se la ratifica fosse accompagnata da un documento di poche righe in cui si ricorda che il nucleo centrale della Carta delle Nazioni Unite è il divieto di uso della forza contro l'integrità territoriale di uno Stato o la sua indipendenza?
Sarebbe quantomeno un bel segnale.

Fonte: Articolo 21

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