Kabul, kamikaze all’attacco della capitale


L'Unità


Un commando di talebani ha attaccato il centro di Kabul facendo saltare cariche esplosive e ingaggiando una sparatoria con le forze di sicurezza afghane.


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Kabul, kamikaze all'attacco della capitale

Un folto commando di talebani ha attaccato oggi verso le 9 (le 5,30 italiane) il centro di Kabul facendo saltare cariche esplosive e ingaggiando una sparatoria con le forze di sicurezza afghane. Un razzo ha poi colpito l'Hotel Serena a Kabul, l'albergo dove solitamente alloggiano i giornalisti stranieri, e dove, come riferito dal portavoce dell'Ue, Andrea Angeli, si è accesa una cruenta sparatoria. Al momento, non c'è un bilancio certo delle vittime dell'offensiva dei talebani. Secondo l'agenzia di stampa afghana Pajhwok obiettivo dell'attacco, che avviene nel giorno in cui era prevista la cerimonia di giuramento di 14 ministri del governo del presidente Hamid Karzai, e la zona conosciuta come Pakhtoonistan, dove si trovano banche, il ministero delle Finanze e la Banca centrale. L'attacco è stato rivendicato da un portavoce dei talebani afghani, Zabihullah Mujahid.

In base alle prime frammentarie informazioni, almeno due kamikaze imbottiti di esplosivi sarebbero riusciti ad entrare nella banca centrale. Un portavoce dell'istituto ha segnalato un forte scoppio all'interno dell'edificio. Testimoni oculari hanno indicato che almeno due esplosioni sono avvenute vicino al palazzo presidenziale, mentre tre kamikaze, secondo alcune fonti, sarebbero entrati in un supermercato denominato Faroshgah-e-Bozurg a 500 metri dall'edificio che ospita Karzai. A quanto si è appreso, l'Hotel Serena, il più prestigioso della città, dove si trovano al momento numerosi cittadini stranieri, è stato colpito da un razzo, mentre una detonazione ha interessato anche il ministero della Giustizia. I media riferiscono che molta gente sta fuggendo dal centro della città evitando le sparatorie. Fonti diplomatiche dell'ambasciata d'Italia a Kabul hanno detto infine che le esplosioni e gli spari avvengono «ad un paio di chilometri di distanza».

Fonte: l'Unità

18 gennaio 2010

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