Israele: Usa rinunciano al congelamento delle colonie


NEAR EAST NEWS AGENCY


Washington ha ammesso di non essere in grado di convincere Tel Aviv a uno stop delle colonie. Neppure di 90 giorni, neppure a fronte del “pacchetto incentivi”.


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Israele: Usa rinunciano al congelamento delle colonie

Gli Stati Uniti hanno rinunciato a qualsiasi richiesta e interrotto qualsiasi tentativo perché Israele  rinnovi il congelamento sulla costruzione delle colonie (illegali secondo il diritto internazionale) in Cisgiordania; queste le rivelazioni della Casa Bianca di martedì sera. “Abbiamo tentato di ottenere una moratoria come mezzo per creare le condizioni per il ritorno ai negoziati”  ha dichiarato Philip Crowley, portavoce del dipartimento di stato USA, in un breve briefing con la stampa a New York.
Parlando della situazione a Gerusalemme, un altro diplomatico USA che ha scelto di restare anonimo ha detto: “”Siamo giunti alla conclusione che questo non è il momento per far ripartire i colloqui diretti rinnovando la richiesta di moratoria». Congelamento senza il quale, i palestinesi hanno rifiutato di sedersi nuovamente al tavolo dei negoziati.
Cosi gli Stati Uniti rinunciano a qualsiasi pressione su Israele che riguardi lo stop alla costruzione sfrenata delle colonie sul territorio palestinese . Crowley avrebbe anche aggiunto che potrebbe trattarsi di un cambio di strategia. Negoziatori israeliani e palestinesi dovrebbero recarsi a Washington la prossima settimana per consultazioni con membri dell’amministrazione Obama sui negoziati ormai in stallo da settimane, ha chiarito Crowley. Ma secondo le fonti palestinesi, l’invito a presentarsi a Washington non sarebbe ancora stato formalizzato. L’amministrazione USA avrebbe suggerito la possibilità di passare a negoziati indiretti piuttosto che a quelli diretti mediati dagli USA.
Le dichiarazioni della Casa Bianca confermano che i negoziati  sono arrivati alla fase i cui erano a maggio, quando cioè l’inviato USA George Mitchell cominciò a fare la spola tra le due parti, un balletto di consultazioni bilaterali, nei cosidetti “incontri di prossimità”. Ma dopo il rilancio dei colloqui, lo scorso 2 settembre, i negoziati si sono completamente bloccati, al termine della scadenza della moratoria sul congelamento delle colonie, il 26 settembre, per l’intransigenza di Israele, a fare qualsiasi concessione alle richieste USA. Gli USA hanno addirittura offerto a Israele a metà novembre, un pacchetto di incentivi, in cambio soltanto di uno stop di tre mesi alla costruzione delle colonie e limitato solo alla Cisgiordania.  Un pacchetto eccezionalmente favorevole agli interessi israeliani. Obama e Clinton  infatti si erano detti disposti a impegnarsi a porre il loro veto su qualsiasi risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu relativa a crimini di guerra commessi da Israele; a non chiedere ulteriori «moratorie» sulle costruzioni nelle colonie e al termine dei 90 giorni richiesti e di bloccare qualsiasi tentativo palestinese di dichiarare unilateralmente l’indipendenza alle Nazioni Unite. Aggiungendo nel pacchetto anche 20 aerei da combattimento F-35 – i più avanzati al mondo- con un valore di ben tre miliardi di dollari.
Una “generosissima” offerta che ha visto da subito l’opposizione anche di alcuni ministri del Likud (il partito d Netanyahu), del ministro degli esteri e leader del partito razzista anti-arabo Avigdor Lieberman, del movimento dei coloni e del partito ultraortodosso dello Shas, che avrebbe fatto pressioni perché l’amministrazione USA assicurasse in una lettera  “nero su bianco” le condizioni, compreso l’impegno a lasciare che la costruzione delle colonie continuasse indiscriminatamente e illimitatamente da subito a Gerusalemme Est e dopo i 90 giorni anche in Cisgiordania.

Fonte: NenaNews

8 dicembre 2010

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