Intanto Letta compra armi


Gianluca Di Feo - http://espresso.repubblica.it


Caccia, blindati, elicotteri, fregate: le spese militari aumentano in modo clamoroso. Grazie a un trucco: i costi non ricadono sulla Difesa, ma sullo Sviluppo economico. E dopo gli F35, pronti altri 21 miliardi per l’Eurofighter.


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eurofighter

Tagli alla Difesa italiana? Non pervenuti. Anzi, quest’anno i fondi per l’acquisto di armamenti aumentano in modo clamoroso rispetto al 2012: complessivamente saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.

Lo rivela un’inchiesta sul numero de “l’Espresso” in edicola da venerdì 23 agosto.

Gran parte di questi soldi servono per finanziare l’acquisto dei caccia europei Eurofighter. Mentre si discute dei costi del Lockheed F-35 – stimati in 12 miliardi di euro – si scopre che il preventivo per gli Eurofighter italiani ha superato ogni record: il documento ufficiale indica in 21,1 miliardi di euro la spesa per questi aerei.

Non solo: il prezzo risulta aumentato di ben 3 miliardi rispetto alla previsione formulata lo scorso anno, che si fermava a 18,1 miliardi. Nel corso del 2013 soltanto per comprare gli Eurofighter il ministero Sviluppo Economico spenderà 1182 milioni di euro, mentre quello della Difesa sborsa mezzo miliardo per gli F-35.

Il budget lievita

Tutto il budget per le forze armate è cresciuto nel 2013. Esclusi i carabinieri, ci saranno 14,4 miliardi di euro contro i 13,6 miliardi del 2012 – quando la spending review si è abbattuta sui conti – e i 14,3 miliardi del 2011, ossia prima che la crisi si abbattesse sulla vita degli italiani. Il problema è che i due terzi dei soldi servono per gli stipendi. Oltre 9.600 milioni di euro per 177 mila militari, inclusi 22 mila ufficiali, 54 mila marescialli, 16 mila sergenti e solo 49 mila tra soldati, marinai e avieri.

Un’analisi del mensile ‘Rid – Rivista Italiana Difesa’, la più autorevole rivista specializzata che sarà in edicola il 27 agosto, permette di ricostruire quanto si spenderà per i singoli programmi militari e quali saranno i contributi del ministero dello Sviluppo Economico.

Oltre all’Eurofighter, il dicastero di Flavio Zanonato si accollerà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d’addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il “Soldato futuro” (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell’Aeronautica (740 milioni).

Spioni d’oro
Ancora più frammentato il finanziamento dei nuovi satelliti spia Cosmo SkyMed. La Difesa ci mette 229 milioni, altri 500 circa li tirano fuori il ministero dell’Università e Ricerca e l’Agenzia Spaziale.

Il solito Sviluppo Economico contribuisce ai 300 milioni dei satelliti Sicral per le comunicazioni. Per le nostre sentinelle orbitanti i generali prevedono di spendere circa mezzo miliardo in tre anni, inclusi 170 milioni per lo 007 delle stelle Opsat 3000 acquistato in Israele: risorse superiori a quelle per equipaggiare l’Esercito.

E non sono gli unici stanziamenti a favore dell’intelligence militare. Una fetta consistente dei 1.200 milioni che si sborseranno per i “sistemi C4” servirà per aerei radar e droni: 580 milioni per acquisire due fantascientifici jet Gulfstream Caew prodotti in Israele, vere centrali di spionaggio volanti. Altri 211 milioni sono il contributo italiano per la discussa squadriglia di velivoli-robot Global Hawk voluta dalla Nato.

L’Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il documento rivela il prezzo finale della portaerei Cavour: 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020.

Nessun aiuto ai Comuni
Gli unici tagli si riferiscono proprio sulla preparazione dei reparti destinati all’Afghanistan, al Libano e alle eventuali operazioni future che – con il Mediterraneo in fiamme tra rivolte e guerre civili – non appaiono remote.

La voce “esercizio” infatti viene decurtata di quasi 200 milioni di euro. Sono i quattrini per la revisione dei mezzi più utili, logorati dalle spedizioni estere, e per l’addestramento delle brigate destinate alla prima linea.

Per questo il ministero della Difesa scrive chiaramente che non ci saranno più interventi gratuiti a favore di altre amministrazioni pubbliche: se i soldati devono spalare la neve, togliere i rifiuti, demolire case abusive, rimuovere frane, spegnere incendi, prima bisogna verificare che qualcuno paghi il conto.

Fonte: http://www.dirittiglobali.it – http://espresso.repubblica.it
22 agosto 2013

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