Il ritorno al nucleare è legge . Entro il 2013 la prima pietra


Nedo Canetti


Il Senato ha approvato il «ddl sviluppo». Il ritorno al nucleare è ormai legge. Da qui a sei mesi il governo dovrà individuare i siti per le centrali. Rimandata la norma sulla class action.


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Il ritorno al nucleare è legge . Entro il 2013 la prima pietra

Dopo 22 anni dal referendum che abolì l’atomo il ritorno del nucleare è legge. Con il «ddl sviluppo» approvato ieri dal Senato la storia del nucleare italiano viene riscritto con tempi contingentati: entro sei mesi dall’entrata in vigore dalla legge, il governo dovrà disciplinare le modalità di localizzazione e le tipologie egli impianti e i sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare e dovrà definire i requisiti per lo svolgimento delle attività di costruzione delle centrali. Allo stesso tempo toccherà all’esecutivo il compito di individuare compensative per ricompensare le regioni che ospiteranno i nuovi impianti.Le centrali dovranno essere costruite in zone geograficamente adatte, che rispondano a criteri di sicurezza in primo luogo antisismici. Secondo il Ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, entro il 2013 potrà essere posta la prima pietra della prima centrale e nel 2018 saranno prodotti i primi kilowattora da nucleare. Su tutto il settore vigilerà la nuova Agenzia per la sicurezza nucleare: l’organismo sarà dotato delle competenze professionali di Enea e Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e delle risorse tecniche sufficienti a garantire il più rigoroso rispetto delle esigenze di sicurezza, tutela della salute dei cittadini e lavoratori, protezione dell’ambiente.Ogni anno riferirà in Parlamento.

Reazioni

Molto contrastata  dal Pd e dall’Idv (favorevole, invece, l’Udc) la decisione di un ritorno al nucleare. «In questo provvedimento,nato vecchio e ora addirittura decrepito – ha affermato Roberto Della Seta, Pd – c’è tutto il paradosso del governo della destra: mentre tutti i paesi vanno verso l’innovazione e le fonti rinnovabili) tutti gli emendamenti presentati dal Pd, in tal senso, sono stati respinti ndr), per Belusconi e Scajola i problemi energetici dell’Italia si risolvono ricominciando a ridurre energia nucleare tra venti anni». «Pur propagandaieologia – ha aggiunto – aggravata dal fatto che i siti nucleari verranno scelte liberamente dalle imprese che li realizzeranno, localizzati anche contro la volontà delle regioni, alla faccia del federalismo: in conclusione, 4 centrali dal costo di 20-25 miliardi di euro, con un misero contributo ai consumi di energia di meno del 5%».

Occasione perduta

Oltre al ritorno al nucleare il Senato ha anche approvato una serie corposa di norme (partito da 16 articoli, il provvedimento è giunto al traguardo con 33). Tra queste, con un emendamento, il governo ha riscritto le disposizioni vigenti sull’«azione collettiva risarcitoria» (class action), introdotta dal governo Prodi, restringendone fortemente il campo di applicazione, con successive proroghe di entrta in vigore, tali da escludere le oltre 800mila vittime delle frodi Cirio e Parmalat e le migliaia delle frodi dei bond argentini. «Oggi cala il sipario sugli scandali finanziari dell’Italia» – ha commentato il Pd, Filippo Bubbico.
«Siamo davanti ad un occasione perduta – ha sottolieato Giancarlo Sangalli, Pd – il governo di grave difficoltà economica, avrebbe dovuto investire in una politica industriale vera: invece, questo provvedimento non stanzia un euro per la competitività, non un euro per le reti d’impresa, non un euro per i distretti industriali». L’unica nota positiva è il ripristino per i fondi dell’editoria per il 2009-2010, a favore dei giornali di partito e delle cooperative, con uno stanziamento di 140 milioni nel biennio, ricavti dall’aumento della Robin-tax (tassa sui petrolieri).

Fonte: L'Unità

10 luglio 2009

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