Il problema non è il canone o questa Rai, ma se si vuole o no il servizio pubblico


Alessando Curzi


L’insidiosa e interessata campagna in corso da mesi contro il servizio pubblico e la concomitanza della scadenza per il pagamento del canone Rai con una fase assai delicata del difficile rapporto fra i cittadini e la politica complessivamente intesa, rischiano di creare un corto circuito…


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Il problema non è il canone o questa Rai, ma se si vuole o no il servizio pubblico

L’insidiosa e interessata campagna in corso da mesi contro il servizio pubblico e la concomitanza della scadenza per il pagamento del canone Rai con una fase assai delicata del difficile rapporto fra i cittadini e la politica complessivamente intesa (si pensi solo alle conseguenze della inoperosità istituzionale di fronte al problema dei rifiuti in Campania) rischiano di creare un corto circuito che avrebbe conseguenze nefaste e probabilmente non volute da nessuno, meno che da chi ha interessi diretti e materiali al dissolvimento di un fondamentale servizio pubblico.
Perciò la Rai ha il diritto/dovere di controbattere subito con una forte, trasparente ed efficace campagna che spieghi con semplicità a tutti: che l’attuale canone è tra i più bassi al mondo, che rispetto alle tariffe fatte pagare delle Tv a pagamento (anche in Italia) è quasi risibile, che in canone non va “alla Rai” ma costituisce di fatto una delle due voci più importanti del monte-risorse complessivo del settore televisivo (insieme alla pubblicità) di cui gode direttamente anche e soprattutto la concorrente privata del servizio pubblico…
Ma soprattutto va fatto capire che la questione reale non è il canone, ma se si vuole o no un servizio pubblico radiotelevisivo, come quello sanitario e scolastico. E non si tratta nemmeno di difendere o finanziare la Rai per quello che è: dal punto di vista di chi ritiene che il diritto alla salute, all’istruzione e all’informazione non deve essere riconosciuto solo a chi può e negato a chi non avrebbe i mezzi per conquistarselo da solo, si può e si deve porre anche con forza la questione del risanamento e dell’ammodernamento degli ospedali pubblici, della scuola pubblica e del servizio pubblico radiotelevisivo, ma non si può negare ad essi le risorse per funzionare. A meno che non si sia favorevoli ad una scuola, ad un sistema sanitario e ad un sistema televisivo che operi a due livelli: a livello di qualità per chi può pagare, a livello approssimativo e mediocre per i meno dotati economicamente.
Si chiariscano dunque con una forte campagna gli equivoci e le manipolazioni fatte circolare da chi non vuole un servizio pubblico televisivo, spiegando con credibilità ai cittadini quali sono le questioni effettive che si vorrebbero nascondere dietro una qualunquistica e immotivata offensiva contro il canone.

Fonte: Liberazione

martedì 8 gennaio 2008

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